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  • Lukaku: 'Sognavo l’Inter, Conte mi esalta. Non sono un top player, ho 26 anni. Sul razzismo, Ibra e Ronaldo...'

    Lukaku: 'Sognavo l’Inter, Conte mi esalta. Non sono un top player, ho 26 anni. Sul razzismo, Ibra e Ronaldo...'

    Romelu Lukaku a tutto tondo. Ecco l'intervista esclusiva rilasciata da parte dell'attaccante dell'Inter all'interno del programma "Tiki Taka – Il calcio è il nostro gioco", in onda su Italia 1:

    Sul soprannome ‘gigante buono’: “Mi piace molto perché sono buono, sono educato e ho rispetto per tutti”. 

    Sul rapporto con Conte e sull’ammirazione per lui: “L’ho affrontato la prima volta in un’amichevole, Belgio-Italia, a Bruxelles. E ho notato che giocava con due punte davanti, Eder e Pellè, che avevano avuto molte occasioni. Ho capito che con il suo modo di giocare avrei avuto molte possibilità di segnare e che avrebbe esaltato il mio gioco molto fisico. Dopo quel match ci ho parlato, lui mi ha detto che sarebbe andato al Chelsea ma io non avevo possibilità di raggiungerlo. Così gli ho detto che se fosse andato da un’altra parte in futuro l’avrei seguito”.

    Sulle Serie A e le differenze con gli altri campionati: “È diverso, i difensori in Italia sono i migliori d’Europa. Tatticamente sono preparati per affrontare gli attaccanti. E anche gli allenamenti sono differenti qui, si punta molto sul fisico. I primi due mesi sono stati difficili ma pensavo sempre al futuro, a quello che potevo diventare: sono giovane e voglio lavorare ancora di più per migliorare. In Inghilterra molte partite sono simili, qui ogni sfida è diversa, puoi non vincere anche gare in cui concedi solo un’occasione come è successo a Firenze e a Lecce”.

    Sul gol nel derby: “È stata una grande emozione. Giocare in Italia e nell’Inter era un sogno per me. La prima finale che ho visto da piccolino è stata Inter-Lazio. Volevo giocare nell’Inter che ha avuto sempre grandissimi attaccanti come Ronaldo, Vieri e Adriano”.

    Sul modo di giocare simile a Vieri: “La mia mentalità è quella di cercare di migliorare sempre. A 26 anni non sono top, è una cosa impossibile da dire. È più importante lavorare ogni giorno per cercare di migliorare le cose che so fare meno bene”.

    Sul rapporto con Lautaro Martinez: “Prima di arrivare ho visto un’amichevole dell’Inter ad Appiano e avevo visto il modo in cui giocava Lautaro e ho pensato che se avessimo giocato bene insieme avremmo potuto aiutare la squadra. Quando sono arrivato l’ho chiamato e siamo diventati subito amici, anche perché io parlo anche lo spagnolo e in campo comunichiamo così”.

    Su Ibrahimovic compagno al Manchester United e ora avversario al Milan: "Sarà bello affrontarlo. È un campione, un grande professionista che lavora sempre. Per me che lo conosco è normale che lui faccia queste cose a 38 anni. Ho grande rispetto per lui, a Manchester mi ha dato tantissimi consigli, fin dal primo giorno”.

    Sulla Juventus e su Cristiano Ronaldo: “La Juventus è una buona squadra, sono i campioni in carica e ho rispetto per Ronaldo. Sarà una bella sfida fino alla fine e vedremo chi vincerà”.

    Sulla lingua italiana imparata grazie alle telecronache:“È vero, l’ho imparata così. Sognavo di giocare in Serie A e quando mio fratello è andato alla Lazio ho iniziato a guardare tutte le sfide con le telecronache in italiano. È simile al francese e l’ho imparato”.

    Sulla Lazio in cui gioca suo fratello: “La Lazio è forte ed è una squadra che è cresciuta molto negli ultimi anni, dove ha vinto qualche trofeo. Adesso vincono pure le partite in cui sono in difficoltà. Hanno solo il campionato ed è una buona situazione per loro”

    Sul razzismo:: “La vita qui in Italia è bellissima, io e la mia famiglia stiamo bene a Milano. Solo allo stadio ho assistito a questa cosa, spero sia stata la prima e l’ultima volta. La campagna di sensibilizzazione dell’Inter (BUU, Brothers Universally United, ndr) è molto bella e io continuerò a dire le cose perché il calcio in questo Paese è importante e noi giocatori dobbiamo impegnarci per migliorarlo”.

    Sull’esultanza con l’inchino:“Quando sono arrivato a Milano, a Linate, i tifosi mi hanno fatto sentire grande affetto e amore. Per questo mi inchino a loro, per ringraziarli”. 

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