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  • Maldini, arrivederci Milan

    Maldini, arrivederci Milan

    • Federico Zanon
    "Ho incontrato la proprietà a New York ed è stato tutto abbastanza rapido: c'è serietà e il ruolo che mi hanno proposto è stato cruciale". Sono passati meno di due anni da queste parole, pronunciate da Paolo Maldini il giorno del suo ritorno al Milan. Era il 6 agosto 2018, il simbolo del popolo rossonero tornava a casa, abbracciava una nuova avventura da dirigente, con Leonardo accanto, per "provare a riportare il club ai fasti del suo passato". La aspettative erano alte, la realtà è stata ben diversa. In 20 mesi è cambiato quasi tutto, sono cambiati gli allenatori, è cambiato il responsabile dell'area tecnica, sono stati ingaggiati e scaricati una trentina di giocatori ma soprattutto non sono arrivati i risultati. Che hanno portato all'ennesimo crollo di una casa costruita senza basi solide.

    COSI' NO - Bisognerà ricostruire, dalle macerie, per l'ennesima volta. Ma questa volta, salvo sorprese, non ci sarà Paolo Maldini a dirigere le operazioni. Il licenziamento di Boban e l'arrivo sempre più probabile di Rangnick hanno tracciato la via, dall'estate ci sarà un nuovo progetto tecnico, che non ruoterà intorno al capitano di tante battaglie. A capo ci sarà il tedesco che ha reso grande l'area sportiva della Red Bull, sarà lui ad avere l'ultima parola su tutto, sarà lui ad avere un filo diretto con Gazidis, l'uomo di Elliott. Elliott, appunto, che non ha dato il ben servito a Maldini (anche per un discorso d'immagine), ma inevitabilmente, con le sue scelte, l'ha spedito in seconda fila. Dove Maldini non vuole stare.

    ANCHE DANIEL - Paolo andrà via, con lui potrebbe partire anche il figlio Daniel. Nessuna delegittimazione, in questo caso, l'attaccante della Primavera 2, promossa in Primavera 1 dopo aver dominato il campionato (manca solo l'ufficialità), con ogni probabilità sarà ceduto in prestito, per continuare il percorso di crescita, per formarsi come calciatore. Per tornare, un giorno, al Milan, per essere protagonista con la prima squadra. Un arrivederci, proprio come quello del papà.

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