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  • Messi-Ronaldo, il duello infinito: io sono per Leo e tu? VOTA
Messi-Ronaldo, il duello infinito: io sono per Leo e tu? VOTA

Messi-Ronaldo, il duello infinito: io sono per Leo e tu? VOTA

  • Alberto Polverosi
    Alberto Polverosi
Milleduecento gol in due. Se Messi e Ronaldo si sono divisi gli ultimi 11 Palloni d’Oro, con l’unica recente intromissione di Modric, la ragione è soprattutto questa. Nessuno segna quanto loro. Il raffronto è interminabile, ma spesso difettoso: nasce sulla scia di qualche prodezza di uno dei due, e con le emozioni non si discute. Se oggi, dopo quanto abbiamo visto ieri sera al Camp Nou, dicessimo che Ronaldo è meglio di Messi partirebbero le pernacchie. E infatti non lo diciamo, per evitare pernacchie ma soprattutto perché non lo crediamo.

Messi gioca con la fiamma ossidrica ai piedi, Ronaldo con la clava ai polpacci e un mirino ai piedi. Dove clava sta a significare forza allo stato puro. Messi entra nella fantasia, Ronaldo nella potenza. Proviamo a fare un primo paragone quando i due sono fermi con la palla al piede e l’avversario davanti. Da Messi ti aspetti una finta, una sola, e l’avversario che vola via: non vuole irriderlo, semplicemente lo umilia. Ronaldo, invece, comincia a mulinare la gamba intera, fa girare il piede intorno al pallone per stizzire l’avversario e superarlo. Nei due gesti è racchiusa la differente personalità dei due. Messi non ha la stessa necessità di Ronaldo di imporre a tutti i costi il suo io. Semmai gli viene naturale. Per Cristiano, invece, è una ricerca ossessiva, una necessità assoluta.

E’ questo il motivo che fa dire a molti che il portoghese, oltre che un fuoriclasse è anche un leader, un uomo-squadra, un trascinatore, mentre l’argentino no. In effetti non si va distanti dalla verità. Ma oggi è un po’ diverso. Qualcuno ha visto nel gesto di Messi a Vidal (“ma perché hai crossato invece di tirare?“) un segnale di crescita a livello caratteriale. Quello è il gesto del capo, Ronaldo ne fa largo uso durante ogni partita. Noi vogliamo spostare l’attenzione su un altro dettaglio, sempre legato a questo aspetto, ricorrendo a un altro storico confronto, quello fra Pelé e Maradona. Chi vota per Diego sostiene che il suo idolo ha vinto il Mondiale dell’‘86 da solo, guidando un’Argentina di scarso livello tecnico, mentre Pelé ha vinto i Mondiali accanto a Djalma Santos, Garrincha, Didì, Vavà e poi Tostao, Rivellino e Jarzinho, nazionali che probabilmente avrebbero vinto il Mondiale anche senza O’Rei.

Prendiamo Messi, adesso. Fino a qualche tempo fa giocava in una squadra che aveva Xavi e Iniesta, ovvero i migliori interpreti del mondo nei rispettivi ruoli (solo Pirlo e Modric resistevano a quei livelli), aveva Busquets con qualche anno di meno, spingeva con Dani Alves, il giocatore che ha vinto più trofei di tutto il pianeta, attaccava con Eto’o. Ecco, come il Brasile di Pelé, probabilmente pure quel Barcellona avrebbe vinto la Champions anche senza Messi. Oggi è diverso. Oggi il Barça è una grande squadra ma non la più grande per distacco come ai tempi di Guardiola. Oggi di quella categoria sono rimasti Suarez, in parte Rakitic, Jordi Alba e Piqué, che non è più forte di Chiellini, anzi. Contro il Liverpool in campo c’era Vidal che a 32 anni non è più il giocatore della Juve. Ecco, in questo Barcellona forte, ma non forte come prima, Messi marca una differenza molto più evidente. Prima sopravanzava Xavi e Iniesta di poco, ora va oltre, molto oltre, a Coutinho e Sergi Roberto.

Ci sono poi altre ragioni che ci spingono a preferirlo a Ronaldo. Lo spazio, per esempio e qui torniamo alla fiamma ossidrica e alla clava col...mirino. Quando il Barça di Guardiola sfiniva l’avversario con tutto quel possesso palla, se non avesse avuto Messi, che con un dribbling scombinava le leggi matematiche trasformando un metro quadrato di libertà in un decametro quadrato, quante volte avrebbe rimbalzato sulle lamiere d’acciaio con cui si difendevano avversari anche blasonati? Con Ronaldo, al posto di Messi, non sarebbe stata la stessa cosa, perché Cristiano ha bisogno vitale di spazio, Leo invece è lui stesso lo spazio. Era geniale Pep quando diceva “il nostro centravanti è lo spazio”. Era vero per una semplice ragione: quello spazio era ed è Messi. 

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