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  • Mezzo secolo da una partita storica

    Mezzo secolo da una partita storica

    • Fernando Pernambuco
    A Brescia impazziscono per la BCF-Leonesse d'Italia che ne ha rifilate 5 all'Inter e la Juve che vince e convince non è quella di Allegri, bensì quella di Rita Guarino, l'allenatrice della Juventus Women, prima in campionato con una media di 3 gol a partita. Nonostante l'imprimatur di Tavecchio che lo vedeva come un gioco per "handicappate in via di rivalutazione" il calcio femminile sta diventando, nel nostro Paese, un fenomeno sempre più rilevante. 

    Eppure la prima partita della Nazionale italiana femminile fu disputata solo 50 anni fa. Esattamente il 23 febbraio del 1968. Mentre l'Europa iniziava a incendiarsi per i moti studenteschi, allo Stadio dei Pini di Viareggio la Nazionale italiana esordiva contro la Cecoslovacchia, vincendo contro ogni pronostico per 2 a 1. 

    Uno sport non certo per signorine, secondo una vulgata assai estesa in Italia, perché "inadatto alla loro fisiologia". Il CONI, negli anni '30 aveva espressamente vietato alle ragazze di giocare a calcio. E ci sarebbero voluti molti anni prima di vedere una partita di calcio femminile sui nostri campi. Nel 1941 a Teheran si disputò un accesissimo derby tra iraniane e afghane, mentre da noi le prime squadre femminili a giocare furono quelle di Trieste nel 1946. Non a caso, la città era allora amministrata dalle forze alleate angloamericane. Nel 1996 erano tesserate in Italia 8.800 atlete, mentre negli Stati Uniti se ne contavano quasi 4 milioni e in Germania, come nei Paesi Scandinavi, si arrivava sul mezzo milione. 

    I pregiudizi contro il calcio femminile non erano solo italiani. I massimi dirigenti sportivi della Guinea Equatoriale, nel 2008, convocarono l'attaccante autrice del gol che valeva la vittoria nella Coppa Continentale e le chiesero di spogliarsi per certificare di non essere uomo. 

    Il tentativo di sviluppare un calcio femminile nazionale partì dalla baronessa napoletana Angela Attini di Torralbo, nel 1958, che fondò a Napoli ben 3 squadre, seguite dalla nascita di Lazio e Roma. Ma ciò non bastò a far decollare un campionato. Ci pensò il presidente dell'Inter Angelo Moratti, il quale con Valeria Rocchi, diede impulso al calcio femminile milanese nel 1965. Lo stesso Moratti, versiliese d'elezione, avrebbe avuto un ruolo importante, dopo che erano nate altre squadre in Liguria, Emilia, Toscana e Piemonte (la Roma, la Juventus, la Fiorentina…) nel creare la Federazione Italiana Calcio Femminile a Viareggio. Fu proprio la storica partita della prima Nazionale a sancire l'affermazione del movimento calcistico femminile italiano. 

    Prima di allora non c'era un campionato, né un torneo nazionale: le ragazze risposero alla convocazione in Nazionale rispondendo a un annuncio sul giornale. Anche l'Inghilterra, dove per altro la prima squadra femminile (le Dick Kerr's Ladies) era nata nel 1917 a opera di una fabbrica inglese di munizioni, non aveva ancora una compagine nazionale, al contrario di Spagna, Danimarca e Francia. 

    Nel 1972 la Nazionale italiana femminile fu invitata a giocare con l'Iran a Teheran contro una squadra di donne che allora giocava in calzoncini senza chador. Maura Fabbri faceva parte di quella squadra, aveva 17 anni nella prima partita della Nazionale Italiana e col Genova vinse il primo campionato. Ora vorrebbe organizzare un evento che ricordi quell'eroico esordio di 50 anni fa. Forse in Figc, senza l'handicap Tavecchio, le daranno una mano. 
     

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