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  • Miccoli a CM: 'La fuga dal Milan, il caos alla Juve, l'amore per Firenze, Palermo e Benfica. Rimpianti? Solo fuori dal calcio'

    Miccoli a CM: 'La fuga dal Milan, il caos alla Juve, l'amore per Firenze, Palermo e Benfica. Rimpianti? Solo fuori dal calcio'

    • Daniele Longo
    Fabrizio Miccoli è stato ospite della diretta sul nostro profilo ufficiale su Instagram. Una chiacchierata a cuore aperto, senza filtri. L'ex attaccante di Juve e Palermo si racconta tra ricordi intensi ed errori commessi. 

    In questo periodo di quarantena sta lanciando una challenge al giorno diversa sul calcio, tra colpi di tacco e ricerca di gol impossibili. Ci spiega un po' queste sue iniziative per interagire con i followers?
    "Si, ho cercato di tenere impegnato un po' il mio tempo. Ho la fortuna di avere Diego, mio figlio, che si diverte con me e quindi passiamo il tempo così. Lanciamo delle sfide e devo dire che mi mandano tanti video. C'è tanta gente forte in giro".

    Aveva l'età, praticamente, di suo figlio quando ha lasciato Lecce per andare nel settore giovanile del Milan: che ricordi conserva di quella esperienza così difficile lontano da casa?
    "Avevo dodici anni e andai a Lodi, in collegio. Feci due anni con il Milan, bellissimi ma anche molto difficili. Ero un bambino e dopo due anni tornai a Casarano, in serie C. Però ho dei ricordi bellissimi che mi legano al Milan: vincemmo il titolo nazionale giovanissimi".

    Non era stata una scelta tecnica quindi?
    "No, assolutamente no. Avevo già ricevuto la lettera di riconferma ma non la sono più sentita. Ero troppo piccolo ai tempi, adesso un bambino di dodici anni non può uscire dalla propria regione. Però, ripeto, è stata un'esperienza stupenda. A dodici anni mi ha aiutato tantissimo ma se io, in questo momento, devo immaginare mio figlio che va in collegio mi vengono i brividi. Io non so come ho fatto".

    Dal Casarano alla Ternana fino ad arrivare alla Juventus. Ai tempi le venivano attribuite delle dichiarazioni nelle quali definiva l'esperienza in bianconera una tragedia, è vero?
    "Allora io tornai a Casarano dal Milan, è stata la società che mi ha lanciato in serie C quando avevo appena 16 anni. C'era Corvino come direttore sportivo e per me fu una esperienza davvero importante perché passai direttamente dalla formazione Allievi alla Prima squadra, senza passare per la Primavera. La serie C di 25 anni fa era di un certo livello perché giocavi contro l'Andria, il Cosenza e altre piazze molto calde con giocatori forti. Poi andai alla Ternana dove rimasi per quattro anni con tanti alti e bassi perché l'età era quella che era e la testa anche. Però poi quando decisi di giocare a calcio seriamente dalla Ternana andai direttamente alla Juve. Loro mi mandarono in prestito al Perugia".

    In quell'esperienza ebbe l'occasione di conoscere  Gaucci, recentemente scomparso.
    "Ho un bellissimo ricordo di lui, noi avevamo un grandissimo rapporto. Era un presidente schietto, molto vero e genuino. Era un grande tifoso, il ricordo più bello risale alla nascita di mia Swami proprio a Perugia. Mi arrivò uno scatolone di vestiti tutti regalati dal presidente per la bambina, erano vestiti da principessa. Mi è dispiaciuto molto per quella notizia".

    Un Perugia che entusiasmava in quel periodo con Cosmi in panchina...
    "Si con Serse abbiamo avuto, fin da subito, un rapporto bello. Il mister era uno di noi e mi ha fatto sentire molto importante":

    Meglio da allenatore che da Dj, possiamo dirlo?
    "Si, ogni tanto lo vedo su Instagram quando suona (ride ndr). Ognuno ha le sue passioni, però devo dire che non è malissimo".

    Poi da lì il ritorno alla Juve.
    "Si e non feci malissimo considerando che avevo davanti tanti campioni. C'erano Del Piero, Trezeguet, Di Vaio, Zalayeta, ne eravamo tanti. In campionato non facemmo benissimo, arrivammo terzi se non ricordo male. Io realizzai nove gol in campionato e uno in Champions League entrando spesso dalla panchina. Arrivammo in finale di coppa Italia e poi (ride ndr)..."

    Si è spesso parlato di un rapporto difficile con Moggi che non gradiva il suo orecchino e i tatuaggi. Altre ricostruzioni invece raccontavano di un conflitto con alcuni procuratori vicini all'ambiente Juve: qual è la verità?
    "Non lo so sinceramente, però su tante cose è stata detta anche la verità. Io sono stato bene, ho avuto la fortuna quell'anno di giocare con grandissimi campioni che tuttora sento. E' stato un anno importante per me, poi l'orecchino e i tatuaggi hanno aumentato le polemiche. Se vogliamo parlare di problemi possiamo dire che in quell'anno avevo fatto bene e avevo delle soluzioni di mercato e quindi la Juve decise di mandarmi in comproprietà alla Fiorentina che aveva tirato fuori dei bei soldi. La Juve aveva altre idee in quel momento e allora accettammo questa soluzione".

    L'orecchino era di Maradona e lei lo comprò all'asta per 25000 euro: in quell'occasione riuscì a sentire il suo idolo argentino?
    "Lui fece una conferenza stampa dove mi ringraziò personalmente. Poi non ho mai avuto modo di sentirlo però l'orecchino ce l'ho ancora e quindi spero di vederlo per ridarglielo, come dissi al tempo. Maradona era il mio giocatore preferito e lo comprai per quel motivo. Pensa che ho chiamato mio figlio Diego in suo onore: spero di vederlo e di avere la possibilità di conoscerlo":

    Tra Maradona del Salento e Romario del Salento quale era il suo vero soprannome?
    "Me ne hanno messi tanti di soprannomi. Romario era un altro giocatore che adoravo, appena dopo Maradona. Come caratteristiche un pochino mi rivedevo in lui. Da un'intervista che feci, parlando di lui, mi diedero questo soprannome. Ma vorrei tornare su quella frase che mi è stata attribuita".

    Prego.
    "Forse non ho mai parlato in questi termini, le spiego cosa successe. Alla fine della stagione si doveva risolvere la comproprietà tra la Juventus e la Fiorentina e lei sa bene i rapporti che c'erano tra le due piazze. All'inizio a Firenze feci molta fatica perché i tifosi erano diffidenti con me. Per me fu un anno meraviglioso, con 12 o 13 gol realizzati. Calciai il rigore della salvezza in casa contro il Brescia, ancora ricordo in maniera pazzesca. Mi tremavano le gambe, forse è stato l'unico rigore che ho calciato con la paura. Ci giocavamo la salvezza davanti a 40000 spettatori. Da quel momento la gente iniziò a volermi bene perché aveva visto che in campo mettevo tutto, giocavo con il cuore come ho sempre fatto anche in tutte le altre squadre dove ho giocato. Una volta incassata la fiducia di tutti non volevo più andare via e desideravo ricambiare anno per anno perché ero diventato un punto di riferimento per la squadra. Poi quando alle buste dovetti ritornare alla Juve ci rimasi male. Però non ricordo di aver detto niente di grave contro la Juve, nel caso sono state dichiarazioni dettate da questa situazione che le ho appena raccontato. Avevo la bambina piccola e cambiare ogni anno mi dava fastidio. Avrei voluto restare in una squadra per più tempo, poi tornai alla Juve dalla comproprietà e lì ci fu un po' di confusione perché loro volevano che io andassi in alcune squadre in Inghilterra ma io rifiutai. Ho fatto di tutto per cercare di andare al Lecce in prestito dalla Juve ma erano cifre che il club salentino non poteva permettersi. Quindi poi ho avuto la fortuna di andare al Benfica. Credimi, se uno non lo vive personalmente non riesce a capire quanto sia importante e grande quel club. Rui Costa mi fece fare il giro del campo prima di una partita di Champions tra il Benfica e il Napoli e questo mi lusingò molto, vuole dire che ho lasciato un bellissimo ricordo. Quella squadra, quella città e i suoi tifosi mi sono entrati nel cuore. Io vivevo a Cascais che si affaccia sull'oceano e ho potuto apprezzare l'essenza di quella città. Sono rimasto tifoso del Benfica. Ho avuto anche la fortuna di conoscere il grande Eusebio che, ai tempi, era ambasciatore del Benfica nel mondo.Quando andavamo in trasferta in Champions lui ci accompagnava, era una leggenda assoluta del calcio".

    Poi andò a Palermo dove nacque quell'esultanza in onore della sua seconda grande passione, ovvero il  wrestling.
    "Si, nacque lì a Palermo. Io volevo omaggiare Ray Misterio infatti in un Palermo Lazio misi la sua maschera però l'arbitro mi ammonì. Da lì non la misi più per evitare un cartellino giallo a partita praticamente. Allora scelsi di fare il gesto di John Cena".

    A Palermo fece coppia sia con Amauri che con Cavani, due attaccanti molto forti.
    "Amauri era il più forte giocatore con cui ho giocato dal punto di vista fisico. Fortissimo di testa, quando stava bene reggeva da solo l'attacco. Un vero numero nove, per intenderci. Edison mi ha sorpreso, lo dico sinceramente. Già al Palermo si vedeva che era un grandissimo giocatore però lui è esploso al Napoli, lì è diventato un fuoriclasse. Noi in allenamento vedevamo che era una macchina, poi in quegli anni a Palermo sono passati giocatori con una classe incredibile come Pastore e Ilicic o Dybala stesso".

    Il gol più bello?
    "Quello realizzato al Chievo con la maglia del Palermo con Sorrentino in porta dai 45 metri di distanza. E' stato molto istintivo, ho visto scendere la palla e l'ho calciata al volo senza sapere dove sarebbe finita. Menomale che andò dentro (ride ndr)".

    Con diversi ex compagni del Palermo state portando avanti un'iniziativa lodevole in questi giorni...
    "Noi eravamo un grande gruppo, io ne ero orgogliosamente il capitano. Però avevo la fortuna di avere dei ragazzi intorno che erano tutti dei capitani. Io portavo la fascia però avevo la fortuna di avere al fianco grandi uomini come Balzaretti, Cassani, Migliaccio, Nocerino, Liverani e tanti altri. Eravamo veramente un gruppo molto unito e abbiamo pensato, visto tutto l'amore che avevamo ricevuto in quegli anni dai tifosi del Palermo, di cercare di fare qualcosa in questo momento molto difficile. Abbiamo creato questa iniziativa che si chiama 'Insieme per Palermo'. La Fondazione Sicilia ci ha dato una grossa mano perché ha donato 50000 euro, tante donazioni le abbiamo fatto noi, tante persone della città e non ci stanno aiutando. Stiamo raccogliendo tantissimi soldi che andranno direttamente alla Coop che, in base alle registrazioni delle famiglie al comune di Palermo, distribuirà la spesa a quelle bisognose. E' veramente il minimo che possiamo fare per questa città".

    Sta portando avanti un'iniziativa simile anche per la sua Lecce.
    "Si, Lecce è sempre stata la mia città. Insieme a un'associazione locale che si chiama Angeli di quartiere stiamo portando avanti questa iniziativa. Il sindaco di Lecce mi aveva consigliato una serie di associazioni poi io sono andato a vedere personalmente come agivano e tra le tante ho scelto questa. Cerchiamo di fare la spesa per le famiglie che hanno bisogno. Ci sono due possibilità: o fare direttamente un bonifico bancario sul conto Iban di questa associazione con causale Lecce FM10, che il marchio della mia scuola calcio e per altri tipi di abbigliamento, oppure comprare una maglia dedicata e tutto il ricavato andrà a questa associazione. Anche qui molta gente mi sta dando una mano e sta comprando le maglie, ho appena ricevuto una chiamata di un pasticcere di Lecce e lunedì mattina andremo a prendere 50 colombe che doneremo per cercare di dare un sorriso alle famiglie nel giorno di Pasqua":

    In questo periodo siamo quasi costretti a fermarci e a riflettere. E' stato anche utile per riflettere su qualche errore, sia  calcistico ma soprattutto extra, che ha commesso nel passato?
    "Per quanto riguarda la carriera calcistica no, rifarei tutto quello che ho fatto. Ho preferito essere ricordato come il numero uno in ogni parte dove sono stato e non uno dei tanti. Quindi rifarei tutto quello che ho fatto. E' normale che mi sarebbe piaciuto restare più tempo alla Juve e vincere qualche scudetto più. Sicuramente non rifarei più quella cosa extra calcistica che mi è successa a Palermo, dovevo essere più sveglio. Spero che passi presto questa cosa e che mi perdoni Dio. Non mi sono mai nascosto, ci ho messo sempre la faccia e ho sempre chiesto scusa per quello che è successo. Speriamo passi in fretta, è una cosa che vorrei mettermi alle spalle e non pensarci più". 













     

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