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  • Milan-Gattuso: a giugno sarà addio, ecco perché

    Milan-Gattuso: a giugno sarà addio, ecco perché

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Istruzioni per l’uso: questa è una previsione che sfiora la certezza per le informazioni in nostro possesso, non un desiderio, né tantomeno un consiglio per gli interessati. Rino Gattuso a fine stagione lascerà il Milan, a prescindere dal piazzamento della squadra ovviamente, a maggior e comprensibile ragione, se non arrivasse al quarto posto. Premesso che, vista l’aria che tira, conoscendo il suo orgoglio potrebbe essere lui il primo a dire “grazie e arrivederci”, rinunciando a due anni di contratto, o comunque accettando quella che viene comunemente definita “risoluzione consensuale”, i vertici della società, da Gazidis a Leonardo, sono ormai orientati verso il cambio della guida tecnica, per almeno cinque motivi.

    Il primo motivo, come accade spesso quando ci sono nuovi proprietari, è legato al fatto che Gattuso non è stato scelto né dal fondo Elliott, né da Leonardo, né da Gazidis. E si sa che una nuova dirigenza cerca sempre nuovi allenatori, non scelti da altri. Non a caso, alle prime difficoltà di questa stagione, Gattuso stava già per essere esonerato, ma poi un po’ per assenza di concrete alternative, un po’ per il rifiuto di Leonardo di tornare in panchina, e molto per i risultati, il cambio è stato congelato. 

    Il secondo motivo è legato alla cosiddetta “immagine” perché Gattuso, agli occhi dei nuovi dirigenti stranieri, non ha il carisma e l’eleganza anche fuori dal campo che nel calcio, fin troppo mediatico di oggi, spesso contano più della sostanza e della concretezza. In questo senso la comunicazione schietta di Gattuso, che spesso si è assunto anche colpe non sue, è stata considerata un difetto e non un pregio.

    Il terzo motivo è legato al carattere di Gattuso, considerato troppo rigido e poco elastico nei rapporti, nelle scelte dei giocatori e del modulo tattico: da Montolivo mai schierato nemmeno un minuto al contrario di Bertolacci e Josè Mauri, all’ostinazione a giocare con una punta, considerando Cutrone soltanto un jolly per l’emergenza, salvo retromarcia forzata contro l’Udinese.

    Il quarto motivo, collegato al precedente, riguarda i rapporti non facili di Gattuso con Leonardo, perché dopo i pubblici screzi risalenti ai tempi in cui il dirigente era passato all’Inter, è riaffiorata tra i due una divergenza di opinioni sull’impiego dei giocatori e l’impostazione della squadra, ritenuta troppo difensiva e poco propositiva. La decisione di mandare in panchina, contro la Sampdoria, Paquetà che tornava euforico dal Brasile dopo aver indossato per la prima volta la maglia numero 10 non è stata considerata una mossa felice da Leonardo che considera Paquetà il suo miglior acquisto, sempre troppo sacrificato tatticamente. 

    L’ultimo e più evidente motivo è emerso tra la sconfitta con il derby e quella contro la Sampdoria. Nessun dirigente ha parlato dopo la lite Kessie-Biglia lasciando solo Gattuso che ha dovuto barcamenarsi per spiegare il caso. Da qui è nata la frase di Gattuso prima della trasferta a Genova ("tra due mesi saprete che cosa farò") ritenuta intempestiva dalla società. Guarda caso, infatti, Gattuso ha poi cercato di fare retromarcia, mentre Leonardo per difenderlo indirettamente si è affrettato a lamentarsi dell’arbitraggio di Fabbri contro la Juventus. Segnali di guerra e pace che non sono sfuggiti nell’ambiente, mentre guarda caso sono usciti già i nomi di Pochettino ed Emery per il futuro. Con un’unica certezza finale: Gattuso darà il massimo per arrivare al quarto posto, perché a quel punto lascerebbe, o verrebbe lasciato, dopo aver raggiunto l’obiettivo richiesto. L’ideale per lui e per il Milan, aspettando un futuro migliore per tutti.

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