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  • Milan, Ibra ridà orgoglio e voglia di tifare. Pioli non ha fatto pesare i 5 sberloni di Bergamo

    Milan, Ibra ridà orgoglio e voglia di tifare. Pioli non ha fatto pesare i 5 sberloni di Bergamo

    • Cristiano Ruiu
      Cristiano Ruiu
    Per tutto il 2019 la gente che incontravo per strada mi chiedeva: "Ma cosa ne sarà di questo Milan?". Da qualche giorno, mi chiedono: "Come lo vedi Ibra?". E’ sufficiente questo per capire come lo svedese abbia totalmente cambiato l’aria che avvolge il mondo rossonero. Finalmente. Era ora. La sola idea dell’arrivo di Ibra, anche se a 38 anni, anche se reduce da due stagioni in MLS, anche se il Milan nella parte destra della classifica, ha cambiato gli orizzonti dei tifosi rossoneri. Ha ridato la speranza. Ha ridato l’orgoglio. Ha restituito la voglia di tifare per qualcuno che sostenga i nostri amati colori

    Per tutte queste ragioni, ancor prima che per gli aspetti tecnici, disciplinari e commerciali, valeva la pena far tornare lo svedese. Non che il Milan improvvisamente con Ibra diventi una squadra di fenomeni. Mediamente è una squadra mediocre e tale resta. Ma Ibra è l’unico che può cambiarla. Esattamente come in questi giorni ha cambiato le prospettive dei tifosi. La trasformazione dell’aria che si respira mi ricorda quella dell’affare Ronaldo nel 2007. Ovviamente fatte tutte le debite proporzioni. Quello era un Milan che a fine stagione avrebbe vinto la Champions, questo è un Milan che al massimo può puntare alla Coppa Italia. Ma l’effetto Ibra si è già visto e si vedrà. Da quanto tempo era che i tifosi del Milan non vivevano la grande attesa per la definizione di un affare, la tensione della trattativa e poi la liberazione dell’annuncio, la voglia di ascoltare la prima conferenza stampa, l’emozione della passerella a S. Siro e l’ansia spasmodica del debutto. 

    Tutte sensazioni che si erano perdute nell’oblio degli anni passati. E che con Ibra si ritrovano. Anche all’11esimo posto in classifica, anche per un banale Milan-Samp, anche per un Milan-Spal di Coppa Italia che senza l’ipotesi di vedere Ibra si sarebbe svolto nel deserto di S. Siro. Finora abbiamo parlato dell’Ibra fuori campo che è molto importante per ridare entusiasmo a un ambiente ormai devastato, ma dopo pochi giorni si comincerà a valutare l’Ibra del campo. Anzi prima ancora dello spogliatoio. In tanti, io per primo, ritengono determinante l’approccio che avrà con i compagni di squadra. Per i quali dovrà essere d’esempio, prima ancora che di insegnamento. Ma non basterebbe e non basterà solo Ibra. Quello che dovranno essere capaci di fare la società e l’allenatore è costruire attorno a Ibra un gruppo trainante, uno zoccolo duro, un manipoli di giocatori con senso di responsabilità e appartenenza alla maglia. 

    Io dico che ci sono e sul quel gruppetto ci si può lavorare: penso a Romagnoli, a Bonaventura, a Suso e a Donnarumma, anche se forse solo per 6 mesi. Ibra dovrà dare a questo gruppetto la forza giusta per trascinare il resto della squadra e, già che ci siamo, anche della società. Con Ibra dalla loro parte dovranno sentirsi più forti e dovranno essere in grado di “trascinare” dalla parte giusta, senza essere contaminati da quella sbagliata. Questo gruppetto dovrà dare una grossa mano anche all’allenatore che ha già dimostrato di non saper essere un leader e, cosa che già sapevamo, di non essere in grado di fare la parte del "cattivo". A questo proposito Pioli aveva la grande occasione di far “pesare” come un macigno i 5 sberloni dell’Atalanta. E, a mio giudizio non l’ha fatto abbastanza. Per esempio, non si potevano riprendere prima gli allenamenti invece di concedere le vacanze lunghe a una squadra che il 22 dicembre le aveva già cominciate sdraiandosi sulla spiaggia di Bergamo?

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