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  • Milanmania: ai tifosi mancano punti di riferimento, ma date tempo a Boban e Maldini
Milanmania: ai tifosi mancano punti di riferimento, ma date tempo a Boban e Maldini

Milanmania: ai tifosi mancano punti di riferimento, ma date tempo a Boban e Maldini

  • Carlo Pellegatti
Devo rassegnarmi. Sono stato con il computer aperto dalla stazione di Tortona a quella di Genova, perché mi ero ripromesso di trovare un punto sul quale tutti i tifosi del Milan potessero convergere. Non ci sono riuscito. Chiedo un aiuto ai tanti appassionati, che seguono da sempre le vicende del Club rossonero, per un'impresa oggi  quasi impossibile.

Ho preso in esame la Società, ma, figuriamoci, è un argomento massimamente divisorio. Anche l'affermazione di qualche giorno fa dell’ A.D  milanista Ivan Gazidis, in occasione della presentazione di Stefano Pioli, convinto che, senza l’intervento Elliott, il Club sarebbe precipitato in serie D, ha suscitato un vespaio di opinioni. "Non è vero. Il Milan non ha mai rischiato il fallimento perché Elliott è sempre stato il padrone del Milan, anche ai tempi dei cinesi" sostiene qualcuno. "E’ vero, la società avrebbe rischiato di non iscriversi al campionato, senza l’intervento americano" ribattono altri. E’ intervenuto sulla questione anche l’ex Presidente Silvio Berlusconi. "Sono frasi che non si dovrebbero dire. Se poi uno ha voglia di dirle va al cesso, chiude la porta e le dice!".

Paolo Maldini e Zvonimir Boban avrebbero dovuto essere un punto di congiunzione per la loro carriera in maglia rossonera, ricca di vittorie, di trionfi, di fedeltà totale ai nostri colori. Manco per idea! Boban siede sulla scrivania del quarto piano di Casa Milan da soli quattro mesi e viene additato come uno dei principali  colpevoli delle difficoltà di questo inizio stagione da una larga parte dei tifosi, insieme a Maldini. Guai a difenderli e sostenere che il loro lavoro sia appena cominciato, che la proprietà abbia scelto due bandiere, che debbano sventolare alte e orgogliose, per unire il popolo milanista. L'accusa meno acre è quella di essere dei dilettanti, accompagnata da un #Bobanout o #Maldiniout. Dunque un altro punto di totale divisione.

Non parliamo dell’allenatore, anche se - in verità - si tratta di una figura fisiologicamente sempre in discussione. Se perfino Allegri, che ha vinto tutto con la Juventus in Italia e ha compiuto un eccellente percorso in Europa, aveva nemici in bianconero, figurarsi gli allenatori del Milan. Il povero Pioli non ha fatto in tempo a cominciare il primo allenamento che si era meritato un promettente #Pioliout. Dopo qualche ora dal suo esonero, esprimevano il loro disappunto anche i nostalgici di Giampaolo: "Meglio lui che Pioli". Luciano Spalletti era già un rimpianto, il ritorno di Gattuso una sospirata e vana speranza. Anche su questo argomento, legato alla guida tecnica, meglio lasciar perdere, se si volessero trovare opinioni comuni. Come per i giocatori. Nessuno unisce. Non c’è alcun componente della rosa esente da critiche anche feroci. Perfino Gigio Donnarumma ritenuto dalla maggioranza dei critici come quello destinato a diventare un campione per età e qualità, fa storcere il naso a più di un tifoso.

Ingenuamente allora avevo sempre pensato che la gloriosa storia di questi ultimi decenni fosse una facile forma di aggregazione. Tutti uniti nel ricordo delle grandi imprese e degli Indimenticabili Campioni. Come è accaduto, qualche giorno fa a a Trento, quando, in occasione dei trent'anni dalla vittoria di Barcellona, sono saliti sul palcoscenico i giocatori del Milan degli Immortali, applauditi entusiasticamente dai commossi tifosi rossoneri. Invece no! "Non si vive di passato!" urlano tanti. "E’ il passato che ci impedisce di costruire un futuro Milan vincente. Basta vivere di ricordi!"  sostengono altri. Un fattore  che storicamente ha sempre uniti popoli, stati, nazioni, nel Milan di oggi divide. Incredibile! Forse l’unico elemento di comunione è la rivalità nei confronti dei tradizionali avversari, ma è una unione 'contro' non 'per'.

Ritengo che dunque questo sia l’aspetto più mortificante, triste e doloroso di questa fase storica rossonera. Dove sono finiti i migliaia di tifosi, che spontaneamente, sotto la stessa bandiera, accomunati dall’amore per la loro squadra, si sono incontrati a San Siro per festeggiare, il 15 maggio 1988, la conquista dello Scudetto, dopo il pareggio di Como? Io però mi chiamo fuori e non mi arrendo, con la speranza che molti la pensino come me. Uniti a tifare per il Milan, non di chi o con chi. Il Milan e basta!!!

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