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  • Milanmania, cosa insegnano Ajax e Tottenham al club delle 7 Coppe dei Campioni

    Milanmania, cosa insegnano Ajax e Tottenham al club delle 7 Coppe dei Campioni

    • Carlo Pellegatti
    Dopo la tesissima, collosa, sofferta, complicata partita di sabato sera, protagoniste Milan e Lazio, la Champions League ha rappresentato una lunga boccata di aria fresca, anche per il modo di interpretare le partite da parte degli arbitri, sempre sicuri, sempre pacati, spesso sorridenti. Un contagio positivo per i giocatori e per gli allenatori, che non si sono mai lasciati andare ad alcuna scena isterica, anche quando il ricorso al Var, gestito dal formidabile Irrati, ha deciso la qualificazione, come a Manchester. 

    Il vento più corroborante, quasi magico, è però soffiato dal Mare del Nord, dalle lontane dighe dell’Olanda, spinto dai giovani dell’Ajax, brillanti protagonisti di una partita spettacolare sulla tremenda erba dello Juventus Stadium, trappola micidiale per tante avversarie dei bianconeri. Son rimasto impressionato dalla organizzazione dei ragazzi di ten Hag, dallo loro vivacità, intensità, sicurezza, dal loro temperamento. Insomma dalla qualità del loro gioco. Il limitato costo della loro rosa, per un totale di circa 50 milioni di euro, deve spingere i club, che non possono disporre di risorse infinite, per varie ragioni legate ai paletti del FFP o a causa di una forzata, attenta gestione delle spese, a cercare di imitare la filosofia della società di Amsterdam, puntando su un settore giovanile all’avanguardia, non per vincere tornei e campionati nazionali, ma per costruire ragazzi che possano approdare presto in prima squadra. 

    Un altro momento significativo delle due giornate di Coppa vede protagonista Mauricio Pochettino, allenatore del Tottenham, avversario il Manchester City. Nella partita di andata perde Kane, il leader della squadra, il grande fuoriclasse, il punto di riferimento dell’attacco. Nel corso del match di ritorno deve arrendersi anche Sissoko, il fulcro del centrocampo. Quale mossa attua l’allenatore argentino? Senza esitazioni, lo sostituisce con un centravanti, il vecchio ma sempre competitivo Llorente, autore poi della rete decisiva, arretrando Dele Alli, una mezzapunta, a centrocampo contro l’organizzatissimo reparto di Pep Guardiola. La scelta viene premiata con una storica qualificazione alla semifinale di Champions League, che offre ora due partite fantastiche. 

    Barcellona-Liverpool e Tottenham-Ajax, spettacolo puro, divertimento e emozioni, come un giro su una giostra a Disneyland. Un comun denominatore, il CORAGGIO!
    Non sono necessari dunque solo grandi giocatori per conquistare grandi vittorie, ma, come ha insegnato Arrigo Sacchi, fondamentale lo spartito, che viene esaltato certo dai solisti. Senza la note giuste però  non si entra nella storia. 

    Mi auguro che sia di esempio anche per il Milan questa filosofia, non nuova ma riproposta nelle partite di Coppa. Sembra un ossimoro, ma oggi è così, affermare che il club rossonero debba prendere esempio da altri, perché il Milan ha sempre rappresentato un punto di riferimento per il calcio mondiale. Con un allenatore, giovane coraggioso e lungimirante, (perché no, Gattuso?), con una struttura giovane e fresca, con strategie precise, il Milan può ancora ammaliare, entusiasmare, divertire e infine, ripeto infine vincere. Da troppo tempo tutto questo non accade al club delle sette Coppe dei Campioni! 
     

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