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  • Milanmania: non rassegniamoci a essere la seconda squadra di Milano
Milanmania: non rassegniamoci a essere la seconda squadra di Milano

Milanmania: non rassegniamoci a essere la seconda squadra di Milano

  • Carlo Pellegatti
Il futuro, è il futuro che mi preoccupa, anzi che mi angoscia. Come se me quello calcistico, quello rossonero  me lo  avessero rubato! Giovedì sarò a Torino, ma con quali certezze, con quali speranze?  Io, e  molti tifosi come me, sto vagando in questa notte buia, senza vedere una fioca luce che mi possa rasserenare. Ripeto, ormai il derby è passato, un triste passato, un doloroso passato, un brutto passato, ma domani? 

Come hanno intenzione di intervenire i dirigenti? Parleranno con i giocatori per capire se credano ancora ai dettami del tecnico? Staranno vicino a Giampaolo, che oggi mi sembra una mosca impazzita nella bottiglia, alla disperata ricerca di una via d’uscita a una situazione difficile ? Sono sempre molto attento alle parole dell’allenatore, che, dopo Udine, afferma che Suso non possa giocare trequartista, per poi rimetterlo in quel ruolo, nel derby, per uno spezzone di primo tempo, prima di un suo naturale ritorno  a destra. 

E allora? Giampaolo da esonerare subito? Non ho le idee chiare su questo punto sia perché non vedo una soluzione alternativa valida sia perché non credo che i problemi siano tutti figli del tecnico. Se qualcuno poi mi chiedesse quale sia il ruolo di Paquetà, non saprei rispondere o risponderei: "Tutti o nessuno!". 

Piatek gioca con una fiducia nei suoi mezzi e sugli schemi avanzati pari allo zero.  I  migliori sono quelli che partono dalla panchina, con il rischio che i più giovani e meno abituati alla pressione, come Bennacer, Krunic, lo stesso Leao, falliscano, inseriti in un impianto che stenta a decollare, vengano ingoiati dalle difficoltà. 

Sono spesso accusato di vedere sempre positività, di avere fette di prosciutto rosso e melanzane nere davanti agli occhi, ma la rabbia di questo week end è  proprio quella di non avere un piccolo sperone di roccia sulla quale aggrapparmi, per non cadere nel burrone della depressione calcistica. In questi casi, deve far la differenza il Club, oggi molto, molto impegnato sulla questione “Stadio”, ma vorrei  ancora più presente sulla burrasca tecnica. Il Milan sembra che sia stato colpito da una  epidemia infinita che ha contaminato  gli allenatori, già ex eroi rossoneri, i  giocatori che arrivano bravi e poi scompaiono, la  classifica che da anni piange, la mentalità  che porta il Milan, ripeto il Milan, a sorridere per un quarto posto.

Per secoli, una posizione finale che ha sempre rappresentato un fallimento. Non mi rassegno a essere considerato la seconda squadra di Milano, dopo anni e decenni di dominio a Milano, in Europa e nel Mondo, salvo rare e logiche eccezioni. No, non mi rassegno, ma, in questo bosco buio, mi aspetto  almeno un grido  da parte di qualcuno, da Casa Milan, da Milanello, dal campo di gioco. Un  grido che mi aiuti a sperare nel futuro! 

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