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  • Non solo Dazn: Youtube, Facebook e la rivoluzione del calcio on-line
Non solo Dazn: Youtube, Facebook e la rivoluzione del calcio on-line

Non solo Dazn: Youtube, Facebook e la rivoluzione del calcio on-line

  • Stefano Benzi
Le cose stanno cambiando radicalmente: se tutte le reti sportive principali – ma per la verità anche quelle generaliste - si sono affrettate a creare una piattaforma mobile che potesse accontentare gli appassionati che non possono aspettare un evento davanti alla televisione ma che lo vogliono seguire su telefonino o tablet, adesso anche i grandi social network stanno creando la propria programmazione di eventi live

Il segnale del cambiamento è stato senza dubbio l’arrivo in forze in Italia di DAZN, che ha acquistato diritti importanti, ha creato un’offerta televisiva che non va più solo in TV trovando, da una parte, accordi con la distribuzione di Sky e di Mediaset ma soprattutto puntando quasi tutto sullo streaming e dunque, di fatto, su una proposta sportiva in cloud. È l’inizio, non finirà certamente qui: la politica è aggressiva e di forte presenza. Sono stati acquistati i diritti, ma sono stati portati a casa anche personaggi importanti strappati alla concorrenza grazie a offerte che non si potevano rinunciare. Gli altri colossi non stanno a guardare: You Tube, anche per la sua declinazione fortemente video e dedicata a eventi spettacolari, ha iniziato diversi anni fa a creare un canale sportivo molto forte, ricco di milioni di utenti che guardano e uploadano immagini trasversalmente e da ogni parte del mondo. In più c’è un canale Live entusiasmante. Se è vero che in questa sezione sono presenti soprattutto molti YouTubers attivissimi quotidianamente e per ore, anche di notte, la strategia di You Tube è chiara: offrire partnership e visibilità a tutti i soggetti che non hanno una distribuzione internazionale e la vogliono.

La diffusione è quasi esclusivamente in lingua inglese ma i gruppi d’ascolto locale vanno alla grande. Qualche esempio: nella notte di domenica è andata in onda l’edizione 2018 di Summerslam, uno degli eventi più importanti della WWE (vecchia passione). I gruppi d’ascolto su You Tube erano decine in ogni parte del mondo: persone davanti alla tv che interagiscono live sul tubo con centinaia di altre persone che stanno seguendo lo show nello stesso momento: una rete di fans in rete. Accade soprattutto per il calcio, per i grandi eventi ma anche per quelli che non possono rinunciare alla loro squadra del cuore: altro esempio, la partita tra River e Velez del Torneo de Apertura argentino era embargata on line. Ma il canale in lingua spagnola Futbol en Vivo aveva un corrispondente collegato per telefono al Monumental e due conduttori in studio che garantivano un ritmo pazzesco a una radiocronaca 3.0. In sottofondo, altissimo, il suono ambientale dello stadio. Con lo stesso sistema – sempre nella notte di domenica - andava in onda il match tra São Paulo e Chapecoense (2-0), diciannovesima giornata del campionato brasiliano. Stessa offerta anche per Santos-Tigres, in Messico. Spassoso poi il live di un rodeo gaùcho: in Brasile c’è anche quello… non solo il calcio. E l’evento coinvolgeva ben cinquemila spettatori. Poco più in là la diretta del campionato mondiale Under 15 di baseball tra Usa e Panama. Migliaia i follower anche qui.

You Tube ha trovato accordi con il colosso Red Bull per la distribuzione di un gran numero di eventi estremi e di sportainment ma anche con la Federazione americana di ginnastica che ha affidato al tubo lo streaming dei campionati americani. Se si cerca con attenzione, i malati di calcio troveranno qualche chicca a qualsiasi ora del giorno e della notte: ore 2.20, spunta un feed video del match tra Sportivo Luqueno e Deportivo Santanì. Se la rete dello user regge e non se ne accorge nessuno che sia pronto a embargare il segnale,  l’offerta è immensa e immediata. Un’offerta spesso pirata: e il pubblico della rete adora tutto quello che non si deve pagare fin dai tempi di Napster. La proprietà You Tube è di Google, e dunque ricca: ma il tubo non ha alcuna intenzione di perdere quella connotazione di immenso condominio dove il vero peso è quello degli utenti. Gli accordi saranno pochi e pesanti: ma saranno sempre e comunque gli utenti a pesare di più. Oggi il canale sport del tubo ospita oltre 75 milioni di utenti. 

Facebook (Zuckerbeg, nella foto di vvox.it) invece, strapazzato dall’authority americana, dalla Borsa e anche dagli utenti che sembrano essere sempre meno coinvolti e affezionati all’offerta, sta correndo ai ripari con urgenza. Zuckerberg non è mai stato un appassionato di sport, non solo; quando Facebook fu quotato a Wall Street, l’inventore del più importante social network del mondo aveva detto chiaramente di non credere nella diffusione live di immagini. Forse temeva la possibile ritorsione di Google e You Tube ma sicuramente ha cambiato idea: oggi la proposta video di FB è aumentata all’inverosimile e Zuckerberg ha creato da oltre due anni un management coi fiocchi per sviluppare azioni di marketing molto aggressive in questo settore. I primi colpi sono stati notevoli: a Ferragosto il colosso americano ha firmato un accordo di tre anni con La Liga per mostrare il feed di tutte e 380 le partite del campionato spagnolo, in streaming, in tutto il sud est asiatico. Un mercato immenso. Facebook guadagnerà da utenti, pubblicità e promozione. Il mercato asiatico di Facebook deve ancora crescere: 380 milioni di utenti dei quali 270 in India. Non si sa quanto il network pagherà questi diritti, pare non moltissimo rispetto a quanto potrà guadagnare e sullo stesso schema di mercato quelli di Menlo Park si sono portati a casa anche 25 top match della Major League di Baseball da mostrare in tutto il mondo a un pubblico potenzialmente immenso. 

Ma chi c’è dietro questa strategia? Un genio, che non è Zuckerberg ma Peter Hutton: giornalista, produttore ma soprattutto manager televisivo di livelli stratosferici. Sì, è quello di Eurosport: disgraziatamente ho avuto la sfortuna di lavorarci poco. Troppo bravo. Commentatore della “mia” rete già nel 1990 – quando aveva solo 24 anni – Hutton ha lasciato molto presto il sogno di commentare sport in diretta per diventare regista di grandi accordi. La sua filosofia è molto, molto vicina alla mia: quanto più sport possibile gratis e per tutti. Una roba un po’ da Robin Hood: una filosofia che in Italia ha creato canali come Sportitalia, altra rete dove tutto fin dal momento della sua creazione sembrava possibile. Tutto gratis? No: “L’eccellenza si paga, è giusto – dice Hutton – ma solo per ampliare la rete di pubblico e di eventi”. Peter, e sintetizzo, in venticinque anni ha lavorato per Sky, BBC, IMG, Ten Sports, ESPN, MP Silva, Fox e non so quante altre grandi reti. Ha un anno meno di me e – nonostante non mi sia mai annoiato - sembra che abbia vissuto tre vite rispetto alla mia. Non ho mai invidiato nessuno, ma Hutton sì: intelligente, capace, competente, straordinario nel creare squadre e prodotti. Un conoscitore di sport maniacale ed enciclopedico: Eurosport gli deve tantissimo. Lui, chiusa una partita, ne crea un’altra alzando sempre l’asticella. La scommessa di Facebook è in tutta onestà molto ambiziosa: ma non per lui. Rimbalza tra Londra, Parigi e Palo Alto con la stessa capacità con cui cambia canale. Certa gente ha una marcia in più, si chiamano fuoriclasse. E ha fatto cambiare idea a un testone presuntuoso come Zuckerberg: il che lo rende ancora di più un guru assoluto. 

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