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  • Non solo Haaland: da Tjaaland a Odegaard, è tornata la Norvegia

    Non solo Haaland: da Tjaaland a Odegaard, è tornata la Norvegia

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Il baby-boom norvegese è il fenomeno calcistico più rilevante di questi primi mesi del 2020, per quello che può offrire nel presente ma - soprattutto - nel futuro. Tre talenti purissimi raccontano tre storie diverse. Il più vecchio ha 21 anni, si chiama Martin Odegaard. Il più giovane ne ha 16, si chiama Albert Braut Tjaaland ed è il cugino del ragazzo che - anagraficamente - sta in mezzo a questi due e che - del gruppo - è il più famoso e celebrato: Erlng Haaland, 19 anni. Sono le stelle di un movimento che - a livello di nazionale - occupa attualmente la 44ª posizione nel ranking FIFA e che sta latitando da parecchio tempo. L’ultima partecipazione al Mondiale è datata 1998, in Francia, la Norvegia era nel nostro girone e il calciatore più noto era Flo, da noi anche col Siena, detto «Flonaldo» perché mattatore di una partita storica, che un anno prima in amichevole vide la Norvegia battere il Brasile - appunto - di Ronaldo per 4-2. L’ultima volta agli Europei è datata 2000. Da allora solo tante occasioni mancate e una mediocrità accettata per dna, da cugino povero di Danimarca, Svezia e anche Finlandia.

    Haaland lo conosciamo, il Borussia Dortmund l’ha soffiato alla Juventus pagandolo 20 milioni e ha fatto - da quello che si intuisce - l’affare del decennio. Ora il padre di Erling fa l’occhiolino al Real Madrid, ma ci sarà tempo per tutto. Il ragazzo ha spalle larghe e un istinto ferino per il gol. 40 reti in 31 presenze ufficiali sono un biglietto da visita spaventoso, 10 reti in 7 presenze di Champions sono un record mondiale. Eppure il vero fenomeno - almeno quando apparve sulle scene internazionali - era ritenuto Martin Odegaard, che quest’anno sta giocando - per continuità di rendimento e qualità di prestazioni - la sua stagione migliore nella Liga, con la maglia della Real Sociedad fresca finalista di Coppa del Re. A quindici anni Martin veniva ritenuto alla stregua di un nuovo Messi, ma gli anni sono passati e le promesse evaporate. E il Real Madrid - proprietario del suo cartellino - non ha mai potuto apprezzare la classe cristallina di questo ragazzo. Tanto da girarlo in prestito, prima in Olanda al Vitesse - ottimo campionato, 11 gol e 12 assist - e poi appunto alla Real Sociedad. Ha trovato un ruolo - trequartista dietro le punte - e una identità, quando prima il grande problema di chi lo allenava - anche Zidane - era quello di trovargli una posizione che ne esaltasse le qualità: ovvero la visione di gioco, la rapidità delle scelte e il palleggio. E così Odegaard - liberatosi della pressione e della responsabilità che aveva a Madrid - è pronto a riprendersi lo scettro di miglior giocatore norvegese (finora tale solo sulla carta). E poiché anche nel calcio i destini favorevoli spesso si concentrano in un’unica direzione, siamo qui a parlare del terzo talento norvegese, un ragazzino con i brufoli e un cesto di capelli ricci in testa. Albert Braut Tjaaland è cugino da parte di madre (infatti nel cognome ci andrebbe anche Haaland) di Erling, è un classe 2004 (ha compiuto 16 anni pochi giorni fa) gioca in attacco da prima  seconda punta ed ha appena debuttato nel campionato norvegese, con la maglia del Byrne, forte dei 34 gol segnati in 15 presenze con le giovanili.

    I tre ragazzi d’oro del calcio norvegese - se vanno avanti di questo passo - diventeranno di sicuro protagonisti dei prossimi anni. E andranno a scalfire la corona del miglior giocatore nella storia del calcio norvegese, Ole Solskjaer, oggi allenatore del Manchester United; uno che comunque - in quanto a popolarità - in patria se la gioca con Ada Hegerberg del Lione, Pallone d’Oro 2019 nel calcio femminile, a soli 23 anni stella di una nazionale e leader di un movimento che ha ottenuto la parità salariale con i colleghi maschi.

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