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  • Pochi gol fatti, troppi subiti. Eppure l'Italia di Mancini merita fiducia
Pochi gol fatti, troppi subiti. Eppure l'Italia di Mancini merita fiducia

Pochi gol fatti, troppi subiti. Eppure l'Italia di Mancini merita fiducia

  • Giancarlo Padovan
La migliore Italia da quando c’è Roberto Mancini - sicuramente più bella delle ultime di Ventura - pareggia ancora una volta (1-1), con l’Ucraina, nonostante un dominio quasi incontrastato per un’ora. Però i numeri, per quel che contano in questa fase e dopo una gara amichevole, non sono incoraggianti: solo una vittoria in sei partite per il nuovo c.t. (non accadeva dal 1974 con Bernardini in panchina), solo sei gol fatti (peraltro con giocatori diversi) contro otto subiti. Ovvero con Mancini abbiamo sempre incassato almeno un gol (ma la media è superiore).

L’Italia, schierata con il 4-3-3 ma senza un vero attaccante centrale (finto nove sono stati a turno Insigne e Chiesa), dovrebbe essere verosimilmente quella che domenica affronterà la Polonia nella seconda trasferta di Nations League. Un bivio decisivo. Davanti a Donnarumma c’erano Chiellini e Bonucci che, per me, hanno fatto bene; a destra Florenzi (sufficiente) e a sinistra Biraghi (pure); in mezzo Verratti e Jorginho. In pratica è come se avessimo giocato con un doppio centrale oltre a Barella, che ha cercato spazio sia a destra che a sinistra. Davanti Bernardeschi (ha segnato, ma deve fare di più, senza pensare di essere Cristiano Ronaldo), Insigne (poco brillante) e Chiesa (generoso e però arruffone).

Siamo mancati in attacco (su cinque occasioni da rete in 45 minuti bisogna fare almeno un gol), ma non è che con Immobile centravanti vero, sia migliorato lo score. Anzi. Il laziale, entrato in campo un minuto dopo il vantaggio di Bernardeschi (55’, papera colossale di Pyatov, fino a quel momento il migliore degli ucraini), ha offerto una prestazione desolante, nonostante sia stato cercato con frequenza dai compagni. Non ha sbagliato gol, semplicemente ha vanificato sul nascere possibili occasioni. Troppi palloni mal controllati, un paio di conclusioni velleitarie, pochissimi attacchi alla profondità (Mancini l’aveva inserito per questo).

Va detto che, allo scoccare dell’ora di gioco, l’Italia ha avuto un calo fisico, ma l’iniziativa non è mai passata nei piedi dei nostri avversari. I quali, invece, hanno saputo sfruttare molto bene le palle inattive: il pareggio di Malinovskiy (62’) è arrivato da azione d’angolo, come la traversa dello stesso giocatore (71’) è stata colta su punizione da fuori (Donnarumma, mal piazzato, è stato completamente sorpreso). Un paio di volte la Nazionale di Shevchenko ha messo in mostra anche un buon contropiede (Tsyganov ha spedito fuori di poco al 78’), anche se c’è da dire che a quel punto i cambi (sei in totale) stavano sfigurando l’Italia. Tuttavia Mancini voleva vincere. Primo, perché se non lo fai, in Italia dopo un po’ ti fischiano (alla fine a Genova è andata così). Secondo, perché una dose di fiducia in vista della Polonia sarebbe servita (in teoria domenica abbiamo un solo risultato).

Ora nessuno sa o vuol sapere che, in Nations League, l’Ucraina viene da due successi consecutivi; che probabilmente salirà in serie A ottenendo altri tre punti martedì; che Shevchenko (chi l’avrebbe detto) su 19 gare ne ha vinte 11. Il punto è che un’Italia con pochi gol e una sola vittoria non può piacere a nessuno. Però chi - come noi - tenta di spiegare il calcio, vuole ribadire un concetto: peggio dell’esclusione dal Mondiale non c’è nulla, Mancini aveva l’obbligo di ricostruire e la ricostruzione passa dall’attesa e dalla pazienza. Abbiamo finalmente cominciato a vedere qualcosa di buono. Non una partita intera, ma tre quarti di essa.

E’ possibile che questa Italia non vinca in Polonia (ma se gioca come nel primo tempo scommetto di sì). E’ possibile che, alla fine delle due gare che ci restano (l’altra sarà con il Portogallo in casa), conosciamo l’onta della retrocessione in serie B (non saremmo i soli, la rischia anche la Croazia vice campione del mondo). E’ possibile che avremo un girone di qualificazione duro per arrivare all’Europeo viaggiante del 2020. Tuttavia è su quel traguardo e - mi auguro - sul successivo, che vanno giudicati Mancini e i suoi giocatori. Contro l’Ucraina, difesa e centrocampo hanno dimostrato di pesare e di contare. Oltre alla coppia juventina di centrali, ho visto bene (e spero non sia l’eccezione) anche Verratti. E se gioca sempre così, Barella merita la conferma. Poi non è colpa di nessuno se Balotelli e Belotti sono fuori forma, mentre Zaza e Cutrone sono  infortunati. Fossi in Mancini un pensiero a Giovinco, magari a partita in corso, lo farei. Non c’è più bisogno di scoprirlo. Si sa chi è e come può segnare. Un’occasione - dopo tanto tempo e tanta strada, dal Canada fino a Coverciano - penso la meriti.

@gia_pad
 

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