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  • Polemiche, insuccessi, infortuni e accuse: l'abisso senza fine Neymar, il campione che non c'era
Polemiche, insuccessi, infortuni e accuse: l'abisso senza fine Neymar, il campione che non c'era

Polemiche, insuccessi, infortuni e accuse: l'abisso senza fine Neymar, il campione che non c'era

  • Furio Zara
    Furio Zara
Il campione per mancanza di prove Neymar è precipitato da qualche tempo in un abisso senza fine, che coinvolge le sue prestazioni in campo e la sua vita professionale. A 27 anni compiuti Neymar da Silva Santos Junior è stato molto, ma non ancora abbastanza per entrare di diritto nell’élite dei fuoriclasse assoluto del nostro tempo.

Da quando è passato dal Barcellona al Psg - per la cifra record di 222 milioni - il brasiliano continua a scivolare sulle bucce di banana più o meno virtuali che la vita gli presenta. Ultima in ordine di tempo, l’accusa di stupro da cui dovrà difendersi. Najila Trindade Mendes de Souza ha raccontato alla SBT - la seconda rete televisiva più importante del Brasile - che Neymar, durante un incontro a Parigi, l’ha picchiata e violentata. E’ spuntato proprio in queste ore anche un video. Il brasiliano di difende, nega la violenza, dice di essere lui la vittima, ma lo scandalo è scoppiato.

Tormentata la vita privata, complicato assai il percorso professionale. Neymar - che si è infortunato durante l’amichevole tra il Brasile e il Qatar - salterà la Copa America. Non che in Francia in questi due anni sia andata meglio. Neymar ha vinto per inerzia due titoli nazionali, giocando però poco (37 partite in Ligue1 in due stagioni) e segnando comunque a sufficienza (19 gol il primo anno, 15 questo) per non attirare le critiche. Ma la corrente di chi pensa che sia stato un gingillo degli sceicchi si sta infoltendo ogni giorno di più.

In Champions - vinta una sola volta quando vestiva la maglia del Barcellona - Neymar non ha mai fatto davvero la differenza e il teatro d’Europa - dominato dall’eterna coppia formata da Messi e Cristiano Ronaldo - non l’ha mai visto protagonista. Così Neymar è scalato nelle gerarchie del Pallone d’Oro. Nel 2016 (è ancora al Barca) si piazza al 5° posto, nel 2017 (l’anno del passaggio dalla Spagna alla Francia) sale al 3° e nel 2018 - quando in teoria il successore della dittatura Messi-Cristiano avrebbe dovuto essere lui - scala al 12° posto, fuori dalla top 10, raccogliendo pochissimi voti (19) e lasciando il trono a Modric. Andrà più o meno così anche quest’anno, se non peggio.

Questa stagione - la seconda in Francia - è stata segnata da polemiche, prestazioni di poco spessore, comportamenti detestabili, il pugno al tifoso, la squalifica, l’insofferenza dimostrata verso tutti, la voglia nemmeno tanto celata di tornarsene in Spagna, magari ai rivali di sempre del Real.

Il Mondiale 2014 in Brasile, che avrebbe dovuto consacrarlo re del mondo e che invece si concluse con un infortunio e la disfatta vissuta da lontano contro la Germania - si rivela oggi lo spartiacque di una carriera che non ha mai preso il volo. Neymar è sulla breccia da un decennio, ma lo stiamo ancora aspettando. Il compagno di squadra Verratti ammette che «sta attraversando un brutto momento», l’amico di una vita, Dani Alves, continua a difenderlo e assicura che «La gente lo invidia perché ha tutto ciò che gli altri desiderano: la bellezza, il talento, i soldi». Ma forse la bellezza, il talento e i soldi non bastano a fare di un grande giocatore un fuoriclasse assoluto, di quelli che lasciano una traccia definitiva sulla Storia del calcio. Forse serve altro. E Neymar lo sta ancora cercando.

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