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  • Preziosi, il Genoa non è un giocattolo
Preziosi, il Genoa non è un giocattolo

Preziosi, il Genoa non è un giocattolo

  • Stefano Benzi
Ho perso il vizio di cercare di capire perché nel calcio, soprattutto in quello italiano, succedano determinate cose. Non ho niente contro Mandorlini e neppure contro Juric ma non riuscirò mai a spiegarmi perché il Genoa tutte le volte, sul più bello, quando è davvero nelle condizioni di fare il salto di qualità, rovina tutto e infila la testa sotto la sabbia. Il modo in cui l’estate scorsa Gasperini e il Genoa si sono separati è stato semplicemente folle: sarebbe facile dare la responsabilità di una scelta scellerata al presidente del Genoa Enrico Preziosi che evidentemente fatica a capire che Gasperini – messo nelle condizioni di lavorare se non altro con i fichi secchi – è il massimo per una squadra che abbia le caratteristiche del vegiu marottu (significa vecchio malato, ed è uno dei tanti soprannomi efficaci che i tifosi rossoblu danno della loro squadra). 

Sappiamo che Gasperini ha un ego discretamente pronunciato ma non c’è nulla che voglia e che sappia fare meglio di quello che fa: gestire una squadra di football. Dategli giovani, vecchi, giocatori considerati ex (al Genoa ha rilanciato Thiago Motta e credo fosse l’unico a pretendere Quaresma). Se l’ego di Gasperini non sta nella stanza quello di Preziosi ha bisogno di una villa trifamiliare con attico, box e cantina. Alle volte mi ricorda il suo illustre predecessore, Aldo Spinelli, un imprenditore che non aveva certo il dono del dialogo e della diplomazia ma che se si trovava in mano dieci euro dopo un mese in qualche modo te ne riportava diecimila. Il problema è che era convinto che i giocatori fossero dipendenti dei suoi poli logistici e gli allenatori fossero dei camionisti a libro paga. 

Non funziona così: la scorsa estate, anziché un divorzio allucinante arrivato dopo giorni di silenzio e incertezza, Preziosi e Gasperini avrebbero dovuto mandare il loro ego in vacanza e parlare di programmi seri, magari a lungo termine una volta tanto. Il Genoa degli ultimi due mesi è sembrato già senza allenatore in panchina e ora, dopo una sessione di mercato invernale impostata dai collaboratori di Preziosi, arriva Mandorlini: che ovviamente di solito utilizza un modulo diverso. Il tutto facendo finta di dimenticare che i migliori sono stati ceduti e sono partiti o sono già certi che se ne andranno a giugno. Il tutto mentre Gasperini a Bergamo dà spettacolo con l’Atalanta, che ha ceduto e guadagnato ma non smantellato, attingendo a un settore giovanile straordinario e a un fiuto per la raccolta differenziata di giocatori dismessi che il Gasp ha sempre avuto. Ammiro i tifosi del Genoa perché sono dei grandi incassatori: pochi altri hanno preso tutte queste botte e sono ancora lì, in bilico su una scala pericolante a farsi raccontare quella dell’uva.

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