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  • Pruzzo a CM: 'Fiorentina-Genoa come nel '78, noi dovevamo retrocedere... Montella è una scelta perdente'
Pruzzo a CM: 'Fiorentina-Genoa come nel '78, noi dovevamo retrocedere... Montella è una scelta perdente'

Pruzzo a CM: 'Fiorentina-Genoa come nel '78, noi dovevamo retrocedere... Montella è una scelta perdente'

  • Luca Fazzini
Il countdown è quasi finito: l’attesa sta per terminare, e i verdetti sono pronti ad essere scritti. Oltre alla corsa Champions, sarà una domenica di fuoco anche per la lotta salvezza, con Fiorentina, Empoli e Genoa in bilico tra Paradiso e Inferno. E il calendario – con gli azzurri che fanno visita all’Inter e il duello tra viola e rossoblù – riporta alla mente una situazione particolarmente simile. 7 maggio 1978, 30° e ultima giornata di una Serie A già vinta dalla Juventus davanti al Vicenza. Lotta salvezza apertissima: Foggia a quota 25; Bologna, Genoa e Fiorentina a 24. I pugliesi – a +1 da toscani e liguri – fanno visita all’Inter, già aritmeticamente quinta, mentre viola e rossoblù si sfidano in una gara per cuori forti, con il Bologna di scena all’Olimpico biancoceleste. Gli emiliani vincono e si salvano, mentre il momentaneo pareggio di San Siro condanna Fiorentina e Genoa alla Serie B. Al 75’, però, al ‘Meazza’, succede qualcosa di inaspettato: il gol di Scanziani regala il successo all’Inter e la salvezza alla Fiorentina, che ringrazia la differenza gol. In cadetteria, dunque, scendono Foggia e Genoa. 

Protagonista di quel Grifone fu Roberto Pruzzo, che fatica a dimenticarsi il rigore sbagliato alla penultima giornata contro l’Inter e un’occasione sprecata proprio nella sfida del Franchi. Intervenuto in esclusiva ai microfoni di calciomercato.com, l’ex attaccante è tornato con la memoria a quella domenica nefasta: “Una giornata bruttissima, la più dura della mia carriera. Mi ricordo che non riuscivamo a superare la metà campo. Non voglio fare polemica anche dopo tutti questi anni, ma in campo mi chiedevo come mai non riuscissimo a superare la metà campo. Diciamo che in quegli anni c’erano squadre che facevano fatica a retrocedere, mentre ce n’erano altre che erano sempre in lista… Noi e il Foggia eravamo su quella lista. Erano campionati durissimi, il pareggio valeva tantissimo (la vittoria, infatti, contava ancora due punti, ndr). All’ultima giornata sono venuti fuori risultati che definirei quasi prevedibili… Anche a Roma, infatti, successe qualcosa di anomalo, in quel Lazio-Bologna. La nostra era una gara molto pericolosa, mi sembrava ci fossero tutte le condizioni per non riuscire a vincere, ma è un’interpretazione che feci io, a 22 anni. La mia impressione è che la Fiorentina non avrebbe mai perso quella partita. Avremmo potuto e dovuto essere molto più forti di quello che in realtà eravamo. Tuttavia, ci siamo meritati di arrivare a quel punto, qualcuno mi rinfaccia ancora il rigore sbagliato contro l’Inter. La verità è che i rigori li sbaglia chi li tira, ma è stata una beffa, anche perché poi siamo retrocessi per differenza reti”.

SUL GENOA ATTUALE – “Quei dubbi oggi non li ho. Il Genoa deve guardare inevitabilmente anche alla partita di San Siro, vedremo cosa sarà capace di fare l’Empoli. Quanto fatto dai toscani nelle ultime 2-3 giornate è qualcosa di incredibile, è un pericolo. Giocheranno con un orecchio alle radioline, sperando che arrivino notizie positive da Milano. Spero per loro che l’Inter si sbarazzi presto dell’Empoli, così da giocare una partita in controllo. In caso contrario, è molto dura, perché il Genoa deve fare risultato a Firenze. Adesso è tutto possibile: la Fiorentina si aspettava una salvezza facile, poi la stagione ha preso una piega difficile da raddrizzare. Io sono genoano, sono cresciuto lì: avendo giocato anche a Firenze, però, avrei preferito un finale diverso…”.



SU MONTELLA –​ “Una scelta che si è rivelata perdente. Al primo impatto poteva sembrare il giusto paracaduto, Stefano (Pioli, ndr) stava per chiudere la sua avventura. Nessuno si immaginava queste difficoltà, ora vedremo come finirà”.

SULL’ADDIO DI DE ROSSI – “Nel calcio arriva sempre il momento in cui dire basta, o in cui qualcuno te lo fa dire. Credo si sia sbagliata la tempistica, c’erano modi e maniere di annunciare un addio diverso. Tuttavia, ho poco sentimento riguardo a questo: arriva il momento in cui la società prende le sue decisioni. Credo sia stata sbagliata la tempistica, ma non è il primo né l’ultimo caso”.

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