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  • Quello che l'attacco crea, la difesa distrugge. Col Genoa i fischi li prende la Roma

    Quello che l'attacco crea, la difesa distrugge. Col Genoa i fischi li prende la Roma

    • Francesco Marolda
      Francesco Marolda
    Fa e disfa, la Roma. Nel senso che quello che l’attacco costruisce, la difesa distrugge. Al punto che il Genoa non una, ma addirittura tre volte recupera partita e risultato. Tre volte in una partita che dopo cinque minuti sembrava invece potersi trasformare in trionfo giallorosso. Invece ha preoccupazioni e sofferenze l’altra Roma. Quella per la prima volta senza Totti e divorziata pure da “Tano” De Rossi.

    Una intensa e anche struggente storia alle sue spalle e davanti chissà cosa. Chissà cosa? Beh, a giudicare da quello che s’è visto in questo primo vero appuntamento di stagione, dal centrocampo in su probabilmente molte cose buone. Perché tra le star del campionato viste esibirsi sino ad ora (e in attesa dell’Inter, si capisce)  la Roma con le idee nuove di Fonseca è probabilmente l’unica squadra - no, c’è anche il Napoli se si parla dell’attacco - con un gioco già memorizzato là davanti. E per giunta accompagnato da una passione ed una intensità  che ancora non appartiene alle concorrenti. Ma poiché nessuno è perfetto, si sa, eccolo il problema: una difesa  sfacciatamente troppo alta e, quindi, il rischio d’una fase difensiva esposta a verticalizzazioni e contropiedi che possono far male. E che fanno male, come il Genoa gli ha subito insegnato.

    Già, il Genoa? Con ben altri pensieri nella testa, il Genoa fa quello che sa fare. Che deve fare. Con ordine e con grande dignità. E con le geometrie disegnate da Andreazzoli al ritorno in quello che a lungo fu il suo prato. Ma, si sa,  poi la differenza la fa il campo. Meglio, la qualità che portano in campo i calciatori, ma pure i loro errori. Singoli e di reparto, è ovvio. Ed è proprio qui che alla lunga si decide la partita. Certo, la differenza di “piedi” c’è e si vede anche, ma il Genoa quando s’allunga scavalcando il centrocampo giallorosso sa far danni. Non per nulla va tre volte sotto e tre volte meritatamente si rialza.

    L’altra Roma, comunque, vola subito davanti alla sua gente. Così come vola Under sulla fascia destra. Un tiro d’assaggio di Florenzi e poi per il turco è subito gol: Criscito e Zapata fregati di forza e sinistro che non può perdonare. Tutto facile, sembra. Infatti è ancora la Roma a tener banco, a dettar legge, ma alla prima occasione il Genoa sa far gol: palla alta in area di rigore, difesa e difensori che si lasciano incantare e Pinamonti che spara nell’incrocio. Non era nell’aria il gol di Pinagol, proprio no, ma i regali, si sa, sono sempre graditi e quella palla gol è un regalo che il Genoa di certo non rifiuta.

    Ma la Roma non è squadra che s’abbatte. E quindi ricomincia. Stavolta cercando con maggiore precisione il suo centravanti. E Dzeko non è bomber che tradisce. Radu ne frena l’esuberanza più o meno alla mezz’ora ma di lì a poco (30’) sempre lui, ancora Dzeko di potenza e di tecnica eccellente fa fuori Zapata, Ghiglione e Romero in cinque metri e col destro riporta allo stadio il buonumore.

    Beh, la difesa della Roma ha sbagliato una volta, difficilmente sbaglierà di nuovo, si pensa. Ma non è così. Quello è un problema grosso per Fonseca e quanto sia grande lo si capisce anche a fine primo tempo (40’), quando Fazio offre troppo spazio a Kouame e quando Jusus stende inutilmente Pinamonti. Rigore, non v’è dubbio. Sul sinistro di Criscito dagli undici metri Lopez tocca pure ma è due a due. Incredibile. Si vede che la Roma ne ha di più, ma quella fase difensiva troppo allegra e quegli errori personali dei centrali le complicano parecchio l’esistenza. Soddisfatto, invece, il Genoa che la partita l’aveva preparata proprio con l’idea di sfruttare quelle debolezze romaniste.

    Roma che però ha anche punti di forza. Ad esempio, il piede-cannone di Kolarov sui calci franchi. E non a caso è proprio lui, il terzino che gioca forse troppo spesso  troppo avanti, a sparigliare il risultato in avvio di secondo tempo. Botta terrificante sotto la traversa e palla in porta. Appena appena. Tant’è che ci vuole la gol-line technology per stabilire che la Roma è un’altra volta sopra.

    E allora, fuori Jesus e dentro Mancini, per la Roma. Là dietro cerca più certezze e sicurezze, Fonseca, ma per la difesa giallorossa la serata resta nera. Infatti, è troppo solo Kouame davanti a Lopez per poter sbagliare il gol della terza incredibile ma anche legittima rimonta. Troppo solo, Kouame sul perfetto cross da destra. Ma anche troppo svagati  Mancini, Fazio e anche Florenzi che non c’è. Fonseca mastica assai amaro e cerca forze fresche. E allora Pastore e Zappacosta al posto di Florenzi e Kluivert, mentre Andreazzoli replica con El Yamik per Barreca.

    Ma ormai quella che vince in campo è la stanchezza. Né da una parte né dall’altra ci sono più forze per attacchi ragionati. E quindi la prima notte romana finisce tra fischi e delusione per la Roma e legittime soddisfazioni, invece, per il Genoa. Due squadre che sanno attaccare, non v’è dubbio, ma che hanno ancora da trottare e faticare dal centrocampo in giù.




    IL TABELLINO
    Roma-Genoa 3-3

    Marcatori: 6′ Under, 16′ Pinamonti, 31′ Dzeko, 43′ Criscito (rig.), 4'st′ Kolarov, 25′st Kouame

    Assist: 16' Romero, 25'st Giglione

    Roma (4-2-3-1): Pau Lopez; Florenzi (29'st′ Zappacosta), Fazio, Juan Jesus (21'st′ Mancini), Kolarov; Pellegrini, Cristante; Under, Zaniolo, Kluivert (26'st′ Pastore); Dzeko
    A disposizione: Fuzato, Mirante, Santon, Diawara, Veretout, Schick, Antonucci All. Fonseca

    Genoa (3-5-2): Radu; Romero, Zapata, Criscito; Ghiglione, Lerager, Schone, Radovanovic, Barreca (28'′st El Yamiq); Kouame (46'st′ Sanabria), Pinamonti (41'st′ Pandev) All.  Andreazzoli

    Arbitro: Calvarese

    Ammoniti: Florenzi, Jesus, Pellegrini (R), Romero (G)

     

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