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  • Questo campionato non è regolare: per 12 squadre non conta più niente

    Questo campionato non è regolare: per 12 squadre non conta più niente

    • Stefano Agresti

    Ora è praticamente ufficiale: tre squadre sono già retrocesse, a diciassette giornate dalla fine. Crotone e Palermo hanno undici punti di ritardo dalla quartultima, l’Empoli, mentre il Pescara ne ha addirittura dodici. E’ vero che calabresi e abruzzesi devono recuperare una partita, ma la qualità degli avversari che li attendono (rispettivamente Juve e Fiorentina) e il numero di vittorie conquistato finora da Nicola e Oddo (complessivamente due successi sul campo in quaranta incontri) fanno pensare che non saranno queste due gare a consentire loro di abbozzare una rimonta.


    I giochi, insomma, sono fatti, e gli effetti sul campionato sono devastanti. Se guardate la classifica, vi rendete conto che per almeno undici squadre (ma diremmo dodici, comprendendo il Torino) la stagione è pressoché finita. Tre sono retrocesse, altre nove non solo non rischiano la Serie B ma non possono nemmeno arrampicarsi - a meno di qualcosa di molto simile a un miracolo - fino ai posti che portano in Europa. Giocheranno dunque le ultime diciassette partite senza alcuna ambizione e senza alcuna pressione. Se la testa sarà altrove per una domenica, pazienza: una volta negli spogliatoi, basterà guardare la classifica per smaltire eventuali arrabbiature. 

    Tutto questo condizionerà, e anzi falserà, anche la corsa in vetta, quella delle otto squadre che giocano per scudetto, Champions ed Europa League. Le otto regine - chiamiamole così - troveranno tante avversarie demotivate, che non hanno né paura della B né smania di emergere. Vinceranno molte di queste gare, presumibilmente, e la differenza tra di loro sarà determinata quasi esclusivamente dagli scontri diretti.

    Un campionato triste, insomma, e come detto irregolare: se qualcuno ci dirà che tutte le squadre daranno sempre il massimo, ci sforzeremo per non ridergli in faccia. Di solito situazioni del genere si creano nelle ultime quattro o cinque giornate, e coinvolgono un numero comunque più esiguo di formazioni (e le polemiche non mancano): un campionato finito il 22 gennaio per oltre metà delle partecipanti non si era mai visto.

    E non è solo il campionato a essere concluso, bensì tutta la stagione: anche in Coppa Italia, infatti, sono rimaste in corsa sette delle prime otto della classifica (manca solo l’Atalanta, sostituita dal Cesena che però è in B), e in Europa ci sono rimaste Juve, Napoli, Roma e Fiorentina, quattro delle prime otto.

    Ultima considerazione: tutto questo potrebbe influenzare anche il mercato di gennaio. Ci sono dodici squadre, infatti, che potrebbero serenamente cedere alcuni dei loro calciatori migliori alle prime otto: si indebolirebbero, ma questo non le metterebbe a rischio retrocessione.

    L’aspetto inquietante di questa vicenda è che sono proprio loro, i club, a volere un campionato così triste. Per renderlo più interessante, basterebbe ridurre le partecipanti a diciotto, se non a sedici. Tavecchio, bontà sua, ha provato a convincere le società che la riforma dei campionati fosse fondamentale, ma non ne hanno voluto sapere. Così il loro prodotto, quello che dovrebbero vendere al maggiore prezzo possibile, è sempre meno credibile. 

    @stagresti
     


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