Calciomercato.com

  • Il signor Quique Pina, finito in cella, e il legame pericoloso con la famiglia Pozzo

    Il signor Quique Pina, finito in cella, e il legame pericoloso con la famiglia Pozzo

    • Pippo Russo
    In cella senza cauzione. È stata durissima la decisione presa nel tardo pomeriggio di ieri dal giudice José de La Mata nei confronti di Enrique Pina Campuzano, meglio noto come Quique Pina, consigliere delegato del CF Cadice. Il lungo interrogatorio, tenuto a due giorni dall'arresto del 31 gennaio condotto dalla Unidad de Delinquencia Económica y Fiscal (UDEF) spagnola  nel quadro dell'Operación Libero, ha evidentemente confermato la gravità degli indizi raccolti. I reati ipotizzati sono evasione fiscale e riciclaggio internazionale di denaro, realizzati a margine di trasferimenti di calciatori e attraverso l'utilizzo di società con sedi legali presso paradisi fiscali. Ipotesi molto gravi, tanto da rendere clamoroso il caso giudiziario in Spagna. Invece in Italia la notizia è passata pressoché sotto silenzio. Come se si trattasse di un fatto di nessun interesse. E invece di motivi per richiamare l'attenzione nel nostro paese ce ne sarebbero. Sia perché Quique Pina è un personaggio di assoluto spicco nell’economia parallela del calcio globale, sia perché ha intrattenuto rapporti molto stretti con la famiglia Pozzo, dai tempi in cui i proprietari di Udinese e Watford hanno controllato il club spagnolo del Granada.E l’inchiesta giudiziaria punta l’attenzione proprio su alcuni trasferimenti realizzati dal Granada della gestione Pina-Pozzo.

    AFFARI A TUTTO CAMPO – Classe 1969, ex calciatore che arrivò a giocare in Segunda all'inizio degli anni Novanta con la maglia del Merida, dopo aver chiuso la carriera agonistica Quique Pina si converte in uomo d'affari calcistici a tutto campo. Inizia come agente di calciatori, ma subito allarga il raggio d’azione costituendo nel 1999 un club denominato Ciudad de Murcia, da non confondere col club principale della città che è il Real Murcia. Come spiega un articolo di El País pubblicato nel 2007, le finalità del Ciudad de Murcia sono innanzitutto immobiliari, e soltanto in secondo battuta sportive. Usando un luogo comune, si può dire che il club murciano abbia una vita breve ma intensa. In pochi anni riesce a conquistare una piazza in Segunda, dove disputa quattro campionati consecutivi. L’ultimo di questi vede il giovane club piazzarsi addirittura al terzo posto, alle spalle dei concittadini del Real Murcia che conquistano la promozione. Ma per il signor Quique Pina i risultati sportivi della sua creatura sono una variabile secondaria. Lui è un uomo d’affari, e ha già deciso di cedere il club a un gruppo d’imprenditori di Granada, determinati a spostare il titolo sportivo nella città andalusa. Il passaggio di proprietà avviene a giugno 2007: il Ciudad de Murcia sparisce, al suo posto nasce il Granada 74 che vivrà soltanto per tre stagioni e scomparirà nell’estate del 2009. Questo passaggio segna un primo contatto d’affari fra Quique Pina e il contesto calcistico di Granada. Un intreccio che poco tempo dopo si svilupperà in modo molto più fitto.

    Il menzionato articolo del Pais attribuisce a Quique Pina le intermediazioni degli affari che hanno portato Iván Helguera dall'Albacete alla Roma, José Oscar Flores dal Las Palmas al Deportivo La Coruña e Juan Román Riquelme dal Boca Juniors al Barcellona. A dire il vero, la foto che correda l'articolo mostra anche un Quique Pina con pochi capelli. E invece le foto degli anni successivi mettono in mostra un'inaspettata chioma. Del resto, nel frattempo la sua vita è cambiata. Quique Pina è diventato il plenipotenziario del Granada Club de Fútbol. Di più: è proprio lui a condurre l'acquisizione del club per conto della famiglia friulana, nel 2009. L'assemblea dei soci granadina ha appena votato la trasformazione dell’assetto societario dalla forma associativa a quella della società di capitali (Sociedad Anonima Deportiva, SAD) proprio per consentire l'accesso di investitori privati. E immediatamente i capitali privati arrivano, immessi dalle società Nevauto SA e Daxian 2009 SL. Quest'ultima assume la quasi totalità del pacchetto azionario, col 98,17%, e è retta dall'uomo che adesso mostra una chioma folta e corvina. Ma a finanziare l'acquisizione è la famiglia Pozzo, che versa i 5,3 milioni di euro necessari per rilevare le azioni del club e pagare i debiti pregressi.

    Quique Pina si installa a capo del club andaluso e lo regge unitamente a un uomo di sua massima fiducia: il direttore sportivo Juan Carlos Cordero, compenente di una famiglia in cui altri due fratelli (Pedro e Jorge) fanno lo stesso mestiere.

    A nove anni da allora alcune cose sono cambiate. La Daxian 2009, e attraverso essa il Granada, sono adesso sotto il controllo di Jiang Lizhang del Desports Group, cioè la proprietà cinese del Parma. Altre invece sono rimaste come erano. Per esempio, i rapporti fra Quique Pina e Juan Carlos Cordero, e la passione dello stesso Quique Pina per la collezione di club. Nel 2011, intanto che presiede il club della famiglia Pozzo, assume il ruolo di direttore sportivo del Cadice. In quella veste fallisce l'obiettivo d portare la squadra in Segunda. Quando nel 2016 i Pozzo cedono il Granada, Quique Pina ha già da tempo costruito un molteplice percorso alternativo per rimanere nel mondo del calcio. Il suo rientro nei ranghi del Cadice è acquisito, ma intanto (ottobre 2016) giunge dal quotidiano granadino Ideal l'indiscrezione riguardo all'acquisizione di un club del lontano Uruguay. E non si tratta di un club qualsiasi, perché si sta parlando dell'Institución Atlética Sud América, cioè uno dei club che nel 2012 l'agenzia delle entrate argentina (AFIP) ha inserito nella lista nera dei “paradisi fiscali sportivi”, le società calcistiche specializzate in triangolazioni di calciatori. E dalla scorsa estate, nel mazzo delle società calcistiche sotto controllo di Quique Pina, è entrato anche il Lorca FC, club di Segunda B di proprietà d’una società dal nome originale: Locos por el Balón SL, un nome che ritornerà fra non molto. Gli azionisti del Lorca sono tre uomini molto vicini a Quique Pina: Pedro Cordero, David Navarro e Joaquín Vigueras.

    LA RICCHEZZA OCCULTATA  – Così tanti affari per così pochi averi. Uno dei motivi che hanno attirato l'attenzione degli inquirenti su Quique Pina è stata la clamorosa discrepanza fra il suo tenore di vita e le sue dichiarazioni fiscali. Fra i suoi beni vengono menzionati: lo yacht "El Duende", una Bentley Continental GT, una Porsche Panamera GTS, una Aston Martin V8 Vantage. E unitamente agli oggetti tipici d'uno stile di vita frugale c'è la lista delle società: Calambur Intermediaciones SL, ADGB Sport SL, Quique Sport SL, e la già citata Locos por el Balón SL. Quest'ultima, oltre che per acquisire il Lorca, è stata utilizzata per dare la scalata al Cadice. E proprio a causa di tale operazione potrebbe essere iniziata la caduta di Quique Pina. Il passaggio del pacchetto azionario di controllo è stato controverso, e a contestarlo è stato il Sinergy Group di Vincenzo Silvestrini e Alessandro Gaucci. Da quella vicenda sono partiti accertamenti sul patrimonio di Quique Pina, prima da parte del legale di Sinergy e poi da parte delle autorità fiscali spagnole. E da lì sono state avviate le ispezioni sui trasferimenti del Granada dell'era Pozzo. In particolare, l'attenzione si è appuntata sulle transazioni che hanno portato Guilherme Siqueira all'Atletico Madrid, Allan Nyom al Watford, e soprattutto Yacine Brahimi al Porto. Proprio il nome del franco-algerino è stato oggetto delle rivelazioni di Foootball Leaks. Un affare complesso, che vede il coinvolgimento di Doyen Sports Investments e di una società lussemburghese denominata Fifteen Securitisation, e di cui noi di  Calciomercato.com ci occupammo a novembre 2015. A poco più di due anni di distanza quegli affari tornano d'attualità. E costringono Quique Pina al carcere, mentre in Spagna scrivono ciò che in Italia non viene detto: che l'indagine riguarda anche Gino Pozzo. Così riferisce il quotidiano El Mundo, i cui cronisti hanno avuto modo di guardare le carte dell'indagine. Così conferma il quotidiano granadino Ideal, che parla di una rete di otto società utilizzate per realizzare le operazioni. Il prosieguo dell'indagine ci farà sapere se i sospetti siano concreti o no. Ma intanto sarebbe il caso d'iniziare a raccontare anche in Italia la vicenda, e di rappresentarla nella sua interezza.

    @pippoevai

    Altre Notizie