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Ranocchia ricorda: 'Capitano? Era come andare al patibolo, tutti contro di me'

Ranocchia ricorda: 'Capitano? Era come andare al patibolo, tutti contro di me'

Un gol per riprendere l'abbraccio e l'applauso di San Siro ma all'Inter non è stato sempre tutto rose e fiori per Andrea Ranocchia. In un'intervista concessa alla pagina YouTube di Marco Montemagno, il difensore racconta il suo periodo complicato in nerazzurro: "La vita di noi VIP è molto cambiata di recente, coi telefoni e le fotocamere non si può mai stare tranquilli, neanche quando si è al ristorante con la propria famiglia. Quando giochi però non pensi a niente. Io ho avuto un periodo molto complicato qualche anno fa, quando la squadra non andava bene e io ero capitano: tutto l'ambiente esterno era contro di me e per me era come andare al patibolo, ci ho messo molti anni a ripulire l'etichetta che la gente aveva di me. In quel momento non ero pronto a estraniarmi dal mondo esterno, mi sembrava di non essere più capace di fare un passaggio, credevo di essere scemo! Poi sono andato in Inghilterra e mi sono ricentrato, ho iniziato un percorso con una persona che mi ha dato una mano e ho ricostruito tutto da capo.

L'ARRIVO ALL'INTER - "Ero in ritiro con il Genoa a Roma e non avevo avuto alcuna avvisaglia. Ero a pranzo con la squadra e il dirigente mi avvisò che Preziosi mi voleva al telefono: mi disse che mi avevano venduto all'Inter e che dovevo partire. Era la squadra del Triplete, per me è stato come arrivare a giocare con Federer o LeBron James arrivare all'Inter. Allenarsi con dei campioni ti fa crescere, ti fa capire come interpretare la partita. L'agonismo era incredibile, era una guerra: non accettavano il fallimento e questo mi colpì molto, era la prerogativa dei grandi dello sport".

GIOCATORE PIU' IMPRESSIONANTE - "Andrea Pirlo, sembrava come prevedere il futuro, aveva sei occhi in campo".

DIFENSORE A CUI SI E' ISPIRATO - "Alessandro Nesta, anche come persona".

LA PIU' GRANDE DOTE DI UN DIFENSORE - "La concentrazione: mai sbagliare la posizione, non si può mai errare se no si perdono le partite".

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