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  • Ricordando Allende e la partita fantasma giocata nello stadio-mattatoio

    Ricordando Allende e la partita fantasma giocata nello stadio-mattatoio

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Cos'è una dittatura? Di destra o di sinistra, è la peggiore tragedia che possa mai capitare a un popolo. Il Sudamerica è “campione” per eccellenza. Il Cile e l’Argentina portano ancora oggi addosso le cicatrici di quell'orrore. In questi giorni ricorre l’assassinio di Salvador Allende per mano del macellaio Pinochet. Anche il calcio venne brutalmente usato dai golpisti per cementare il loro regime e alimentare la propaganda del loro sistema autoritario. 

    Il Cile si stava giocando l’opportunità di poter partecipare al Mondiali di Germania 1974. Per farlo avrebbe dovuto battere l’Unione Sovietica nella partita in programma a Santiago l’11 novembre dell’anno che stava per finire. Reduce dal pareggio di zero a zero ottenuto a Mosca l’impresa non pareva impossibile. Riuscì a realizzarla, ma in modo scandaloso. 

    Due mesi prima il giorno dell’incontro, il Paese era stato sconvolto dal colpo di Stato e il sogno socialista di Allende soffocato nel sangue. Lo Stato Nacional della capitale era stato trasformato prima in una prigione a cielo aperto per centotrentamila dissenti e poi in un mattatoio per quarantamila innocenti seviziati e uccisi dagli sgherri di Pinochet. La partita incombeva sicché, nel giro di pochi giorni, l’impianto sportivo venne “bonificato” dal regime e i prigionieri superstiti trasferiti altrove. 

    La Federazione di calcio sovietica fece sapere ufficialmente alla Fifa che la sua squadra non avrebbe potuto giocare in quello stadio per dignità e chiese che la gara potesse essere disputata in campo neutro. La richiesta venne bocciata. L’URSS comunicò che non si sarebbe presentata. Pinochet ordinò che la gara fosse disputata egualmente. Il giorno stabilito la squadra cilena si presentò in campo davanti a centocinquantamila persone, molte delle quali trascinate con la forza dentro quello stadio ancora coperto di sangue. 

    Ne seguì uno spettacolo surreale e doloroso con i cileni obbligati a palleggiare a centrocampo, senza avversari, per poi lanciare il pallone al capitano Valdes che entrò da solo in area e mise la palla in rete. Durò dieci minuti quella sconvolgente farsa. Pinochet, in tribuna, alla fine si alzò in piedi e ordinò che venisse suonato l’inno nazionale. L’autore del gol fantasma negli spogliatoi prima vomitò e poi svenne. Tanti giocatori piansero. Il Cile partecipò ai Mondiali. Anche questa è una dittatura. 
     

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