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  • Roma, che ci fai con Pastore?

    Roma, che ci fai con Pastore?

    • Stefano Agresti
    Siamo rimasti affascinati da Pastore quando indossava la maglia del Palermo e il ricchissimo Paris Saint-Germain ci era sembrata la destinazione naturale di un talento fantastico. In realtà là in Francia non ha entusiasmato, benché si sia conquistato - grazie ai suoi colpi straordinari - la stima degli sceicchi, i quali non a caso non l’hanno mai voluto cedere. Non è però diventato un numero uno, come la sua tecnica lasciava immaginare: è stato titolare per brevi periodi, spesso è stato impiegato come rincalzo, e anche il ruolo è diventato pian piano un problema perché il Psg non prevede un trequartista e lui non è né un esterno (gli mancano lo spunto e forse anche il fisico) né un interno di centrocampo (non ha la consistenza).
    E’ proprio partendo da quest’ultima considerazione tattica che ci chiediamo come mai la Roma abbia acquistato Pastore. La sua classe - lo ribadiamo - è sopraffina, ma nel 4-3-3 di Di Francesco è difficile collocarlo, anzi impossibile a meno che non venga utilizzato fuori ruolo da esterno o da interno. Oppure il tecnico giallorosso ha intenzione di cambiare modulo nella prossima stagione? Se così fosse, e se pensasse di passare ad esempio al 4-2-3-1 (soluzione che non ha mai ritenuto ideale per il suo calcio), allora i dubbi riguarderebbero altre trattative di mercato chiuse da Monchi. Ammesso infatti che Pastore potrebbe essere il trequartista, dove sarebbe posizionato ad esempio Cristante?
    La sensazione non è comunque questa: tutto lascia pensare che Di Francesco vada avanti con il 4-3-3. E allora cosa ci fa la Roma con il talentuoso Pastore? Anzi, meglio: dove lo mette? Il rischio è che si ripeta - con tutte le differenze - un nuovo caso Schick, acquistato a prescindere dal possibile utilizzo tattico. E, non a caso, rivelatosi spesso inutile alla causa giallorossa, alla faccia del talento.

    @steagresti
     

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