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  • Romamania: peggio dell'anno con Luis Enrique, aria di 'Grande Depressione'
Romamania: peggio dell'anno con Luis Enrique, aria di 'Grande Depressione'

Romamania: peggio dell'anno con Luis Enrique, aria di 'Grande Depressione'

  • Paolo Franci
Mai avrei immaginato di ritrovarmi a maledire la ripresa del campionato. O meglio, a dispiacermi per la conclusione della parentesi azzurra. Non mi era mai capitato, davvero. Ho sempre guardato alle soste come a una specie di baratro delle emozioni, a prescindere dal motivo: Natale, la Nazionale e via così. Stavolta invece, il pensiero di rituffarmi nelle cose romaniste mi deprime oltre il deprimente. Mentre in azzurro il Mancio alzava l'asticella dell'entusiasmo, da queste parti non s'è parlato d'altro che dell'ennesimo infortunio muscolare - divertente il titolo de 'Il Romanista': “Piovono Polpacci” - con El Shaarawy, costretto a lasciare il ritiro di quella Nazionale che aveva faticosamente riconquistato. Ah sì e naturalmente della lite tra il Faraone e Dzeko a Ferrara, tra ipotesi di multe, sospensioni e implacabili punizioni in un clima che dà l'idea di come la nave non smetta di affondare.

Nessun dubbio sul fatto che questo sia il picco più basso della Roma americana. E alla domanda che mi sento ripetere più volte al giorno, ogni giorno: “Come se ne esce?”, faccio fatica a trovare risposta. Anche perché una situazione del genere è un inedito assoluto non solo per me, ma anche per la Roma. In quale altra stagione, almeno nell'era moderna, si ricorda la cacciata dell'allenatore, del medico, del capo dei fisioterapisti e, mi dicono, anche di alcuni di questi e l'addio del direttore sportivo? E come se ne esce? A volte la risposta è nelle pieghe dell'ovvio: vincendo un paio di partite, chiaro. Magari cominciando da quella che per qualche anno è stato la sfida della Grande Illusione, Roma-Napoli, partita nella quale ci si crogiolava all'idea di diventare, prima o poi, l'anti Juve per eccellenza. C'è riuscito il Napoli, anche se le distanze restano siderali, mentre la Roma è scivolata nella Grande Depressione. Nell'era americana, neanche la squinternata Roma di Luis Enrique era stata in grado di deprimere così l'ambiente giallorosso. Perché in quella stagione piena di speranze, si cavalcavano utopie evidentemente irrealizzabili ma bellissime per l'immaginario. Si credeva di aver trovato l'America con gli americani. E si sperava che questi avrebbero fatto grandi cose e una grande squadra. Era il 2011 e otto anni dopo com'è ridotta la Roma è sotto gli occhi di ognuno di voi.
 

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