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  • Ronaldo, Mayorga e la tragedia di Noa: tutto quel che le donne non dicono

    Ronaldo, Mayorga e la tragedia di Noa: tutto quel che le donne non dicono

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Parliamo di donne. Intanto per inviare un messaggio beneaugurante alle nostre ragazze della nazionale azzurra le quali, domenica, scenderanno in campo per affrontare l’Australia nel quadro dei “Mondiali Rosa” che si apriranno dopodomani in Francia con la sfida tra le padrone di casa e le sudcoreane. Un avvenimento che, finalmente, verrà seguito mediaticamente con il giusto rilievo e che sicuramente avrà anche un seguito popolare diverso dal passato. Soprattutto in Italia dove, fino a poco tempo fa, il calcio coniugato al femminile veniva osservato con diffidenza dagli appassionati e trattato come se fosse un’occasione per fare facile e immotivata ironia. Il movimento delle ragazze calciatrici è cresciuto e progredito al punto da diventare un paletto irrinunciabile per le società che vedono lontano. Significativo il fatto che la Juventus abbia deciso di far costruire, nell’area di Vinovo, un stadio per le sue campionesse d’Italia. Il futuro del pallone, insomma, si trova disegnato anche nell’altra metà del cielo.

    Parliamo di donne poi, per dire anche di tutto quello che le donne non dicono. E’ stato un anno pesante, sul piano sociale e morale, per tutti i maschi che in virtù di una “malaeducation”  hanno violato le più sempici regole che stabiliscono un corretto rapporto con l’altro sesso. La ribellione contro ogni forma di machismo e di sessismo è stata legittimamente dura non soltanto da parte di tutte le vittime delle ignobili violenze subite, ma dall’intero movimento di genere che ha fatto fronte comune per arrivare alla persecuzione e alla condanna degli orchi cattivi. Come sempre avviene, strada facendo, si scopre poi che prendendo a prestito la difesa della moralità e della dignità non tutte quelle che avevano deciso di alzare la voce per denunciare i colpevoli o presunti tali agivano in buona fede e sospinte solamente dal desiderio della giustizia riparatrice.

    Due gli episodi emblematici per stabilire quanto vi sia di clamorosamente equivoco anche negli angoli più nascosti di avvenimenti e di situazioni che andrebbero censurati a prescindere. Un dramma che finiscono in farsa e un altro che termina in tragedia. Sono i “casi” legati al nome di Ronaldo e alla sua presunta vittima Katherina Mayorga insieme a quello della povera diciassettenne olandese Noa Pothoven che si è lasciata morire perché la vita per lei non poteva più essere sopportabile al punto da non riuscire più né a mangiare e né a bere ma neppure a respirare. Noa era morta già tre volte. La prima a undici anni quando vene violentata da un maniaco in un parco giochi per bambini. Poi a tredici e ancora a quindici quando venne abusata addirittura a scuola. Coltellate mortali le cui ferite non si erano mai più rimarginate. Nessuna condanna dei colpevoli avrebbe potuto “risarcire” la povera ragazza per gli effetti devastanti di quell’inferno in terra.

    Al contrario Katherina, la disinvolta giovane pin up che aveva accusato Ronaldo di stupro e violenza, ha ritirato, secondo quanto riporta Bloomberg, l‘infamante querela per mettere una pietra tombale sulla vicenda. Ronaldo, dunque, non è un orco cattivo ma ora sempicamente un uomo un poco più povero di un giorno fa o comunque un pizzico meno ricco. E’ chiaro anche a un bimbo dell’asilo che il dietrofront della “vittima non vittima” non è stato provocato da un ripensamento su ciò che era successo in quella camera di albergo americano (o di ciò che lei aveva immaginato nella sua testa) ma dall’incasso di un bel gruzzolo con il quale campare alla grande per il resto della sua vita.

    Come si può notare i due episodi di “violenza” subita (autentico per Noa, taroccato per Katherina) offrono uno spaccato al femminile di altrettanti mondi. Quello dove viveva un angelo al quale sono state mozzate le ali. Quello dove vive e vivrà alla grande  una dark lady avida e priva di dignità. La dignità per la cui salvaguardia la stragrande maggioranza delle donne pretende una giusta difesa ma per la cui integrità etica e morale è indispensabile anche la denuncia da parte dell’altra metà del cielo delle mele marce nel cesto. Non sarebbe delazione di genere, ma un atto di grande, leale e dovuto coraggio umano, cioè privo di sesso.

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