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  • Salvini ha deciso che due Conte erano troppi: ha tenuto quello dell'Inter. Ma ora attenti...

    Salvini ha deciso che due Conte erano troppi: ha tenuto quello dell'Inter. Ma ora attenti...

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Povere stelle! Già sognavano acque azzurre e chiare, passeggiate sui monti o gite al lago. Desideravano, dopo tante fatiche, riposare un poco come tutti i cristiani. Macchè. Da lunedì mattina si ritroveranno delusi e accaldati nell’afa romana pronti a scannarsi, flirtare, tramare, lanciare i dadi sul tavolo di un Paese immobile e persino congelato malgrado le temperature africane. Sono loro. Quelli che il popolo italiano aveva delegato per tentare di dare un senso logico e propositivo per la vita del nostro Paese ingobbito dal peso di tanti problemi alcuni dei quali persino insopportabili.

    Era dal 1920, al termine del cosiddetto “biennio rosso” caratterizzato dall’occupazione delle fabbriche, che l’Italia non si trovava sospesa sul filo dell’equilibrista senza manco poter contare su una rete di protezione sotto. Per  verificare come sia andata a finire, poco tempo dopo quella data, è sufficiente andare a rileggere le pagine scritte sui libri di storia e poi riflettere seriamente sull’eventualità che un certo passato possa tornare di attualità, seppure con schemi applicativi differenti. L’augurio, immagino di tutti da destra e da sinistra, è che ciò non accada. Certamente il prologo a quella che ormai sono una crisi di governo dichiarata e il rischio ancora più grave di un cedimento istituzionale non ispira pensieri positivi.

    In questi giorni la maggioranza delle persone che ancora hanno un minimo di disponibilità economica si trova in vacanza. Ma siccome non è assolutamente vero che il popolo italiano sia formato da una massa di pecoroni che “parlano soltanto di calcio e di Sanremo” (cito testualmente la buonanima di Camilleri) anche stando sdraiati sulla battigia nessuno vivrà i giorni della spensieratezza in armonia. Il disagio e l’imbarazzo sono collettivi e pesanti tanto quanto la domanda anche non detta ma certamente pensata da ciascuno: e adesso?

    Adesso è arrivato il tempo di darsi una regolata e una bella svegliata. Tutti quanti. Seppellire nella sabbia l’ascia di guerra che ci è stata messa in mano e abolire dal nostro linguaggio quotidiano parole che possono suonate parolacce come suprematista, sovranista, razzista, renzista, populista, fascista e anche comunista. A seconda di come vengono pronunciate. E’ semplicemente disgustoso pensare che chi non la pensa come viene proposto dal capopopolo sia un imbecille o un pericoloso “rosso” piuttosto che una persona dalle idee differenti ma non per questo meno rispettabili.

    Ebbene, proprio ora che ci troviamo alla metà del guado e alla deriva, è assolutamente indispensabile fare fronte comune e indicare noi la nuova rotta da seguire per tornare in linea con una navigazione sicura. Rispondere a chi chiede con sfrontatezza antidemocratica “pieni poteri” rispondendo che i nostri è padri hanno ”già dato” a suo tempo in quel senso. Dal “bunga bunga” siamo passati alle feste del Papeete con la lap dance ballata dalle cubiste sulle note dell’inno di Mameli. Francamente era meglio immaginare ciò che accadeva ad Arcore piuttosto che assistere in diretta allo scempio di certi simboli patriottici. Al momento va così. Con Salvini il quale ha ritenuto che due Conte in Italia ed entrambi pugliesi fossero troppi e così, pur essendo lui di fede milanista, ha deciso di tenere quello dell’Inter.

    Mi piace ricordare quel che scrisse Indro Montanelli in un suo editoriale: “Il pericolo non è Berlusconi ma il berlusconismo”. Ebbene quel monito preveggente va preso al volo e adattato alla realtà dei giorni che stiamo vivendo. Il problema, dunque, non è Salvini in quanto tale ma l’idea di un Paese modellato a sua immagine e somiglianza che il ministro della propaganda è riuscito a trasmettere, come un virus, nel cervello di coloro che fino qui l’hanno seguito. Sono tanti, tantissimi e troppi. Quasi il quaranta per cento, stando ai sondaggi, di coloro che in questi giorni sono in vacanza. Ebbene tocca proprio loro uscire dallo stato di narcosi nel quale sono caduti e rendersi conto quanto sono fasulle e retoriche le musiche suonate da Pifferaio per nulla magico. Abbiamo la grande fortuna di poter ascoltare voci come quella del presidente Mattarella e soprattutto quella di Papa Francesco. Non sono comunisti. Sono vecchi saggi che vedono lontano. Diamo loro retta e impediamo che lo show di chi predica senza aver mai lavorato un solo giorno nella vita vada avanti. Che abbia fine una volta per tutte.

    @matattachia

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