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  • Sarri ha imparato dalla Juve: meno bello e più efficace, il Chelsea lo tenga

    Sarri ha imparato dalla Juve: meno bello e più efficace, il Chelsea lo tenga

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Nelle settimane scorse e di certo anche in quelle che seguiranno, la dirigenza del Chelsea ha pensato più volte di mandare a casa, presumibilmente in Italia, un allenatore che ha perso solo ai calci di rigore la Coppa di Lega contro la corazzata Manchester City, che in campionato è a tre punti (ma con una partita in meno) dall’ammissione alla Champions e che può conquistatre l’Europa League essendo già approdato ai quarti con nove partite vinte e una pareggiata.

    L’allenatore si chiama Maurizio Sarri e, nel mio piccolo, non lo difendo perché italiano (sarebbe bieco provincialismo) o perché amico mio (non ci conosciamo nemmeno), ma perché sarebbe un’ingiustizia non dargli la possibilità per sè, e per il club, di vincere un trofeo internazionale particolarmente importante. In grado, tra l’altro, di riscattare una stagione - la prima - sempre ostica  per chi affronta una nuova avventura.
    Ma l’aspetto più importante è che Sarri è decisamente cambiato. Adesso fa il turnover e va avanti in Europa, l’anno scorso non lo faceva ed usciva anche dalla Coppa Italia tra le contumelie del suo presidente. E’ talmente vero quel che scrivo che Giroud, pur essendo la riserva di Higuain, è il capocannoniere della seconda manifestazione continentale. 

    La metamorfosi di Sarri è ancora più compiuta se si analizzano i dati degli ultimi due passaggi - ai sedicesimi e agli ottavi di Europa League, rispettivamente contro Malmoe e Dinamo Kiev - nel corso dei quali ha realizzato 13 reti subendone solo una. 

    Questi sono indubbiamente gli aspetti positivi. Ma c’è un fatto che, pur disturbando Sarri, non può essere sottaciuto: il suo calcio non piace più a tutti. O piace meno agli inglesi. O non entusiasma quella parte del pubblico londinese che adora l’alta intensità. 

    A volte la manovra di Sarri è effettivamente noiosa (la palla scorre lenta e i passaggi sono prevedibili tanto da favorire il posizionamento degli avversari), altre troppo difensiva (è successo con il Manchester City in Coppa dopo la batosta in campionato), altre ancora monocorde.

    Tuttavia i meno ortodossi tra i critici del calcio hanno salutato queste novità con un certo favore. Secondo una loro ben nota teoria, non sempre si può vincere giocando bene (anche se - dico io - aumentano le probabilità di farlo), necessariamente qualche partita riesce meno bene del previsto, certe giornate sono più complicate, le condizioni dei giocatori (o la loro stessa presenza) non sono sempre garantite.

    Con il Napoli, in quei pochi momenti di difficoltà che hanno caratterizzato lo straordinario percorso che ha portato gli azzurri a totalizzare 91 punti, Sarri se non giocava bene perdeva o pareggiava. Quest’anno, invece, e mi riferisco soprattutto alle Coppe, l’allenatore è diventato più realista. Accetta anche la prestazione parziale, magari sottotono, quella in cui a risolvere è il singolo o l’episodio provvede ad  aiutare.

    Non so se sia propriamente un progresso, ma credo che per vincere qualcosa si debba imparare anche dalla Juve. Come i lettori di calciomercato.com sanno bene, non sono mai stato entusiasta della qualità del gioco di Allegri (anche perché spesso il gioco è completamente assente), ma c’è una cosa che la Juve sa fare meglio di quasi tutti nel mondo: la gestione dei vari momenti della gara.

    E questo, se pur osservando il suo calcio a distanza, è quanto sta facendo Sarri. 

    Il punto, adesso, è resistere. Nonostante il Chelsea non soffra le stesse pressioni di Liverpool, del City o dello United il movimento anti-Sarri sta ingrossando le sue fila e l’allenatore non ha dalla sua parte nemmeno la proprietà. Che, forse, non è nemmeno ostile, ma più semplicemente è assente o in altro affaccendata.

    Un vantaggio per il coach è non avere su piazza un’alternativa credibile, altrimenti Sarri sarebbe già saltato e con lui la possibilità di vincere qualcosa. Mezza Italia, oltre che mezza Londra, lo reputa un perdente. Poter dimostrare il contrario con l’Europa League spianata fino alla finale, è un’occasione troppo ghiotta.  

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