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  • Scandalo in Qatar, maratonete come cavalli uccisi: ai Mondiali 2022 rischiamo il funerale dello sport

    Scandalo in Qatar, maratonete come cavalli uccisi: ai Mondiali 2022 rischiamo il funerale dello sport

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    Non si uccidono così anche i cavalli? Il titolo di un classico del cinema firmato da Sidney Pollack ci è tornato alla mente intanto che guardavamo le sconcertanti immagini della maratona femminile corsa la notte tra venerdì 27 e sabato 28 settembre a Doha (Qatar), nel quadro dei Mondiali di Atletica Leggera 2019. Le facce e i corpi stravolti delle atlete, prese in cura dal personale sanitario dislocato lungo il percorso o ricoverate d'urgenza, richiamano con immediatezza la storia rappresentata alla fine degli anni Sessanta sugli schermi cinematografici, e tratta dal romanzo di Horace McCoy pubblicato nel 1935. In quel caso si racconta delle maratone di ballo che negli Anni Trenta, durante la Grande Depressione, venivano indette in California. Vinceva la coppia capace di andare avanti per settimane, ben oltre il limite dello sfinimento. E a far da richiamo per la partecipazione alla gara era non soltanto il premio in denaro, ma anche il fatto che finché rimanevano in competizione, i partecipanti si vedessero garantire vitto e alloggio. Ciò che in un'epoca di povertà estrema costituiva una salvezza.

    E in fondo, ancora di denaro e di ragioni puramente economiche si parla, quando si cerca il motivo che ha portato allo scempio di Doha. Dove è già tanto se qualcuna non ci abbia lasciato la pelle. E se si pensa che la si stia mettendo su un piano iperbolico, basta leggere i commenti delle partecipanti per ricredersi. L'italiana Sara Dessena ha affermato di essersi sentita come se il suo fisico fosse esploso. E non meno significativa è la testimonianza della canadese Lyndsay Tessier, riportata dal Daily Telegraph: "Vedi qualcuno per terra lungo il percorso e ciò è semplicemente sconvolgente, spaventoso. Potrebbe toccare a te nel prossimo chilometro, o nei prossimi 500 metri. […] Sono grata per il solo fatto di aver terminato la gara in piedi".  Tessier si è piazzata nona. Ma come ha ben detto, la sua vera impresa è stata terminare la gara. Ciò che invece non è stato possibile per 28 delle 68 atlete allineate alla partenza, con una quota di ritirate che tocca il 41% del gruppo.

    Motivo di questa ecatombe? Il più annunciato e scontato possibile: una temperatura e un tasso di umidità elevatissimi. Nonostante l'accorgimento di far partire la gara a mezzanotte, le maratonete hanno dovuto immergersi in un'atmosfera che toccava 32,7 gradi e un'umidità del 73%. Condizioni da sport estremi più che da gara di atletica leggera. E quanto la sfida sia stata condizionata da un clima così ostile è testimoniato anche dal tempo fatto segnare dalla vincitrice, la keniota Ruth Chepngetich: 2 ore, 32 minuti e 43 secondi, il crono più lento nelle 17 edizioni dei Mondiali di Atletica. Adesso le preoccupazioni si proiettano sulla maratona maschile che verrà corsa sabato 5 ottobre. Ma si tratta di timori ipocriti e tardivi. Che in Qatar vengano toccate certe temperature nelle notti di fine settembre-inizio ottobre è cosa nota da sempre, non serviva un test empirico condotto con un plotone di maratonete mandate al macello. E se nonostante ciò si è deciso di assegnare i Mondiali di Atletica all'emirato, significa che cinicamente si è accettato il rischio. Ché tanto sarebbe toccato alle atlete e agli atleti, affrontarlo.

    Questo passaggio consumato coi Mondiali di Atletica Leggera costituisce anche un monito, che adesso non può non essere colto dalla Fifa. E certo, i Mondiali 2022 verranno giocati in inverno. Quando, si spera, le temperature saranno un po' più propizie. Ma rimane il dato relativo all'opportunità di concedere l'organizzazione delle grandi manifestazioni sportive a alcuni paesi. Un tema che deve essere affrontato con decisione, e senza tema d'essere accusati di tenere atteggiamenti discriminatori verso qualcuno. Perché se è vero che qualsiasi paese, avendone i mezzi, abbia anche eguale diritto a organizzare una grande manifestazione sportiva, è altrettanto vero che poi si debba tenere conto di cosa realisticamente si possa fare, e di quali siano le condizioni materiali da affrontare nel paese che aspira a organizzare la manifestazione. Altrimenti si dica la verità. Che si è andati in Qatar perché l'emirato è uno degli attori più ricchi e potenti nell'attuale geopolitica dello sport. E che di fronte a questo argomento ogni altra considerazione (comprese quelle sulla salute di atlete e atleti, e sulla credibilità delle gare) passi in secondo piano. A quel punto potremo serenamente incassare la risposta e farcene una ragione. Intanto che coi soldi generosamente elargiti dall'emirato vedremo celebrare un funerale di lusso in morte dello sport.

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