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  • Sconcerti a CM: 'Con Vidal e Kantè, Inter meglio della Juve. Milan gran bella squadra. Roma? Mi aspetto Rangnick-Sarri'

    Sconcerti a CM: 'Con Vidal e Kantè, Inter meglio della Juve. Milan gran bella squadra. Roma? Mi aspetto Rangnick-Sarri'

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Sconcerti, a me sembra che l'Inter sul mercato abbia un altro passo. Hakimi e Kolarov, quasi sicuramente Vidal, poi Kantè.
    "Se prendono Vidal e Kantè l'Inter diventa più forte della Juventus, anche se la Juve prende Suarez".

    Quale è la differenza tra Inter e Juventus?
    "L’Inter deve aggiungere, la Juve ricostruire".

    Come si sta muovendo la Juventus?
    "Bisogna aspettare, darle tempo, misurarla alla fine del mercato. Ha perso Pjanic, è arrivato Arthur, di cui mi dicono bene. Ma è chiaro che non può bastare".

    Meglio Dzeko o Suarez? Chi è più funzionale dei due al gioco di Ronaldo?
    "Dzeko, ma la domanda è un'altra: la Nutella la vuoi con la ciliegina o senza? Insomma, parliamo di due campioni. Quello che non si capisce su Dzeko è questo: sono due anni che tutti lo vogliono, costa poco, ma nessuno lo prende. Lui sta bene a Roma, per lui e la famiglia è una città risolutiva. Credo però che la Roma avrebbe interesse a venderlo, Dzeko ha un ingaggio poco sostenibile. Il 15% del monte ingaggi ti parte per pagare lui".

    E il Milan?
    "Se trova carattere è una gran bella squadra. Una cosa è giocare bene quando non conta niente, un’altra giocare per vincere. Il Milan deve dimostrare di saperlo fare".

    La posizione di Fonseca ti sembra solida?
    "No, non lo è. E’ una posizione d'attesa. La Roma non ha pensato di cambiare allenatore, ma lo ha discusso. Soprattutto per la sconfitta col Siviglia, che ha fatto riemergere tante sensazioni sparse lungo tutta la stagione. Non si è capita la bellezza del progetto, ma la Roma non ha nemmeno la forza di buttarlo via. Credo che Friedkin abbia la fantasia per pensare ad un’accoppiata Rangnick-Sarri".

    Credi sia un’ipotesi?
    "No, è solo una mia supposizione, da quello che si respira nell'aria questo è un imprenditore d'autore. Nel suo percorso imprenditoriale tutte le cose le ha fatte con grande spargimento di idee oltre che di soldi, dai film alle macchine fino agli alberghi di lusso. Pensa in grande e capisce la convenienza del bello. Per questo dico che un’accoppiata Rangnick-Sarri, o qualcosa del genere, me l’aspetto. Gli americani prima confermano tutti, perché vogliono capire. E poi decidono. Per tutti alla Roma questo è un anno-verità»

    Intanto Messi è rimasto dov'era.
    "Vivrà una stagione che non ha mai vissuto. Da essere il dio di Barcellona è diventato qualcosa di molto diverso e non so quanto sia abituato a non sentire l’affetto della gente".

    Pubblico negli stadi: cosa ne pensi? Credi ci siano le garanzie necessarie?
    "Non è un problema nostro. Questo ce lo deve dire il comitato scientifico. Certo che con un virus che circola, bisogna guardare il mondo, non il proprio orticello. Per quanto sia evidente che il calcio perde molto senza pubblico, sinceramente non capisco come si possa riaprire. L'apertura parziale è un rischio parziale: ma perché dobbiamo correrlo?".

    Ormai si gioca da tre mesi in queste condizioni, con gli stadi vuoti. Cosa è cambiato - dal punto di vista del gioco - rispetto a prima?
    "Rispetto a prima non c’è più il fattore campo. Questo permette di giocare sempre allo stesso modo, sia in trasferta che in casa. Le squadre medie hanno fatto più vittorie in trasferta, perché in casa hanno il dovere di andare avanti, mancando in Italia una qualità di gioco, perché la verità è che in Italia il livello di gioco è mediocre".

    A questo proposito: la Nazionale di Mancini che impressione ti ha fatto?
    "Il gioco di Mancini si basa sulla velocità della circolazione di palla. In questo momento, un momento confuso, con giocatori che non hanno mai smesso e altri che hanno smesso un mese fa, la circolazione di palla non si è vista. Se devo trovare una mancanza di Mancini, dico che forse ha sbagliato il centrocampo, non parlo di qualità individuali, ma di idea. Pellegrini, Barella e Sensi non formano un centrocampo di livello internazionale, lì poteva fare qualcosa di più. Forse voleva sperimentare un fatto di difficoltà, voleva misurare i giocatori in una situazione di emergenza".

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