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  • Sconcerti a CM: 'Juve-Sarri? Vincere non basta più. Giampaolo ok, ma in che Milan? Commisso e calcio femminile...'

    Sconcerti a CM: 'Juve-Sarri? Vincere non basta più. Giampaolo ok, ma in che Milan? Commisso e calcio femminile...'

    • Furio Zara
      Furio Zara

    L'entusiasmo generato dal calcio femminile, la Juventus che snatura la sua storia, l'azzardo Sarri, la rivoluzione dell'Inter con Conte, il Milan di Giampaolo e l'arrivo di Commisso a Firenze: di questo e di tanto altro - stimolati dalle domande dei lettori di 100° minuto - abbiamo parlato con Mario Sconcerti.

    Sconcerti, ti sei divertito a vedere le ragazze azzurre vincere al debutto Mondiale?
    "Sì, certo. E molto. Mi diverte quello che può diventare spettacolo, e il calcio femminile lo è. Ma è importante non paragonarlo al calcio maschile. La ricerca del bello è diverso. Vedo una volontà giovanilistica, pionieristica direi, di provare a fare qualunque cosa di nuovo. Il calcio maschile è un calcio di concetto, nel calcio femminile si gioca in modo molto più naturale. I risultati non sono confrontabili perché sono prodotti da due macchine diverse, tra l’altro create da idee diverse. Calcio maschile e femminile non sono paragonabili".


    Che lezione ci danno le ragazze del calcio?
    "Guarda, noi non abbiamo dato al calcio il significato che ha. Il calcio è puro social. Nel senso che fai gruppo nelle cose che interessano al gruppo. E quindi segui quello che crei. In questo momento il calcio femminile tira. Bisognerà vedere a gioco lungo ciò che succederà. Ma sono fiducioso".

    E’ passato quasi un mese dall’addio di Allegri e la Juventus non ha ancora ufficializzato l’allenatore.
    "E’ anomalo, è vero, ma di recente c’è stato qualcosa persino di peggiore. Un raduno e il giorno dopo l’allenatore che se ne va. Mi riferisco a Conte, ovviamente. Non mi meraviglia questa attesa. Ognuno si prende i tempi che deve. Non confondiamo i tempi delle società con quello dei tifosi".

    Bene: come lo vedi Sarri alla Juventus?
    "E’ un azzardo forte. Bisogna cercare di capire perché l’hanno scelto".

    Proviamoci.
    "Partiamo da dove erano: stravincitori, due finali di Champions, un allenatore vincente come Allegri. Il ragionamento è: non basta più vincere, bisogna piacere. Sarri si spiega così. Sarri in Italia è piaciuto. Sarri però non è piaciuto all’estero, non completamente almeno. Tu prendi Sarri per piacere al popolo, alle televisioni del mondo, per valorizzare il tuo marchio. Ma questo è un azzardo. Perché alla prima prova europea Sarri non è piaciuto fino in fondo. E non mi pare che il Chelsea abbia fatto le barricate per tenerlo a Londra".

    E’ una rivoluzione, non trovi?
    "Sì, questo è un cambio storico per la Juventus. Ed è molto rischioso. Si cambia il concetto d gioco, si cambia la filosofia, si cambia la storia, e lo si fa per cercare nuovi spettatori e successo internazionale. Tu sei la squadra di Trapattoni, di Lippi, Zoff, Conte, Allegri. Una squadra italianista. Sei la squadra che come slogan ha: vincere non è la cosa più importante, è l’unica che conta. Tu prendi uno che non è mai stato juventino, solo perché ti assicura la parte che tu non hai conosciuto. Se ci pensiamo, è una dimostrazione di grande coscienza della propria debolezza".

    Perché?
    "Perché dimostra che la Juventus ha bisogno di qualcosa in più. Non si basta più così com’è. E’ chiaro che il soggetto primo, il vero obiettivo, era Guardiola, Sarri va in questa direzione, ma la Juventus si prende un rischio grande. La Juve, che ha vinto, risponde con una rivoluzione ad altre rivoluzioni. Ma chi vince non fa la rivoluzione, questa è l’anomalia".

    A proposito di rivoluzioni, l’ha fatta l’Inter con Conte.
    "Conte è un grande gestore di uomini. Non ci si capiva niente dell’Inter. Non era più una squadra rimediabile. Prendere Conte era necessario".

    E Giampaolo ti piace?
    "Giampaolo piace molto. Ma non conosco il Milan. Gazidis è stato molto chiaro sul Milan che sta nascendo: ha detto che questo sarà un Milan che parte dai giovani, un Milan non competitivo per le posizioni di vertice. Giampaolo farà giocare bene il Milan, ma servono i giocatori".

    Fonseca alla Roma che scelta è?
    "Secondo me non è lui la vera questione. Io credo che la squadra la debba fare la società, non l’allenatore, altrimenti si rischia di mandarlo via e di avere una squadra fatta da lui. Un’azienda funziona in un altro modo. C’è un dirigente che sceglie gli uomini e a loro dà le responsabilità. Mi chiedo: perché Fonseca dovrebbe essere migliore o peggiore di Ranieri o Di Francesco o Spalletti? Insomma, non sarà lui a determinare il futuro della Roma".

    A proposito: Totti sembra essere stato tagliato fuori dalle decisioni societarie.
    "Penso che Totti debba metterci la faccia"

    E se non gliela fanno mettere?
    "Dovrà trarne le conclusioni. E’ molto più corretto che la Roma la faccia Totti non Fonseca. Totti rappresenta la Roma, Fonseca rappresenta se stesso".

    Che ne pensi dell’arrivo di Rocco Commisso a Firenze?
    "Gli auguro un grande bene, gli do il benvenuto in Italia. E dico che l’entusiasmo che ha generato è sempre rispettabile. Ma lasciamelo dire: il comportamento dei fiorentini mi ha fatto male, mi ha ferito, mi ha lasciato una grande amarezza. La trovo una grande occasione persa, sia dai Della Valle che della gente di Firenze. Sono molto amareggiato. Poteva finire in maniera diversa. Presidenti come i Della Valle ne avremo pochi. Firenze non ha ancora capito il calcio di oggi, guarda ancora al passato, quando c’erano i mecenati. Ma non è più così"


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