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  • Se i campionati non finiranno sul campo, lo faranno in tribunale: dalla Juve al Frosinone, ecco cosa succederà

    Se i campionati non finiranno sul campo, lo faranno in tribunale: dalla Juve al Frosinone, ecco cosa succederà

    • Stefano Agresti
      Stefano Agresti
    Il tentativo di richiamare i protagonisti del calcio a un atteggiamento responsabile e a un comportamento complice, per quanto nobile, è destinato a cadere nel nulla. Troppi e troppo grandi sono gli interessi economici in ballo; troppi i rivoli nei quali chiunque si può addentrare per difendere le proprie ragioni. Perciò, se i campionati non termineranno sul campo, è quasi scontato che finiranno in tribunale, al quale ricorreranno coloro i quali riterranno leso un loro diritto.

    Del resto, se sarà impossibile tornare a giocare, qualche ingiustizia - chiamiamola così - sarà inevitabile. Le strade, in quel caso, sarebbero due: rendere definitive ed efficaci le classifiche maturate finora, oppure cancellare i campionati e fare finta che non si siano disputati. Ed entrambe vanno a sbattere contro un muro.

    Prendiamo la prima ipotesi e confermiamo le classifiche attuali: scudetto alla Juve; Lazio, Inter e Atalanta in Champions; Roma, Napoli e Milan in Europa League (la Coppa Italia non si è conclusa, quindi non può dare il posto in Europa a nessuno); Brescia, Spal e Lecce (ha la differenza reti peggiore rispetto al Genoa) retrocesse in B; Benevento, Crotone e Frosinone promosse in A e così avanti nei campionati inferiori. Pensate che le ultime tre della Serie A accettino in silenzio un verdetto che mette a rischio pesantemente le loro finanze? Il ricorso al Tar è pressoché scontato, così come è probabile la sospensione dei verdetti decisi dagli organi del calcio a tavolino.  Ed è solo un esempio: potrebbero appellarsi Verona e Parma, che hanno giocato una partita in meno del Milan e, disputandola e vincendola, lo scavalcherebbero, così come tutte le società di B che avrebbero il teorico diritto di giocare i playoff nel rispetto del regolamento di inizio stagione. Vogliamo evitare le retrocessioni e far diventare a 22 squadre la A, promuovendo solo le prime due della B? Stirpe, presidente del Frosinone e uno dei personaggi più misurati e seri nel fantasmagorico mondo del calcio, ha già fatto sapere che ricorrerà alla giustizia ordinaria: “Il regolamento prevede che le promozioni siano tre e deve essere rispettato”. Il Frosinone, ovviamente, al momento è terzo.

    Ora prendiamo la seconda, come ipotesi, e cioè cancelliamo tutti i campionati come se non si fossero giocati. Quindi in Champions dovrebbero andare, teoricamente, le 4 squadre che hanno partecipato quest’anno: Lotito accetterà di vedere la Lazio fuori dalla competizione più importante e ricca con la Lazio seconda in classifica e nettamente in vantaggio rispetto alla quinta? E ancora: come potrebbe il Benevento rimanere inerme se gli togliessero la Serie A, avendo addirittura 22 punti di vantaggio sulla terza?

    Da qualsiasi lato si osservi questa situazione, il finale è scontato. E l’incubo che con il coronavirus accada qualcosa di simile all’estate del 2003 si sta pian piano affacciando: allora il caso-Catania, con ricorsi e sentenze a raffica, determinò un allargamento della serie B a 24 squadre e, dodici mesi dopo, l’ampliamento della A fino alle 20 squadre attuali. Perciò coloro i quali dirigono il calcio preferiscono comunque chiudere la stagione sul campo, a costo di arrivare alla fine di luglio: meglio giocarsela lì, magari a porte chiuse, che in tribunale.

    @steagresti
     

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