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  • Senna, il mago della pioggia che morendo ha rivoluzionato la Formula 1 VIDEO
Senna, il mago della pioggia che morendo ha rivoluzionato la Formula 1 VIDEO

Senna, il mago della pioggia che morendo ha rivoluzionato la Formula 1 VIDEO

  • Marco Bernardini
    Marco Bernardini
Alle ore 16 e dieci minuti di quel primo maggio del 1994 l’uomo con in mano la bandiera a scacchi sventolò il suo strumento di lavoro un attimo prima che arrivassero sul traguardo i cavalieri dei tempi moderni. Primo il giovane emergente Michael Schumacher nell’abitacolo della sua Benetton Ford, a seguire Nicola Larini che con la Ferrari aveva corso sostituendo il francese Alesi e infine Mika Hakkinen sulla McLaren Peugeot. Il podio era fatto, ma nessuno di loro se la sentì di festeggiare. La loro mente, come quella del pubblico che aveva riempito le tribune e i prati dell’autodromo di Imola, era volata via per raggiungere l’ospedale di Bologna dove si stava consumando un dramma che avrebbe cambiato radicalmente la mentalità e le regole del Circo rendendolo, paradossalmente, più sicuro o comunque meno assassino.

Due ore prima, alle 14 e diciassette minuti, la Williams guidata da Ayrton Senna era andata a schiantarsi a trecento all’ora contro il muro protettivo della curva chiamata del Tamburello e poi si era ribaltata in pista disintegrata. L’automobile era andata dritto per dritto. Un mozzo del volante si era spezzato facendo impazzire lo sterzo. Nell’urto apocalittico un piantone della ruota si era staccato e come un proiettile era piombato nell’abitacolo penetrando dentro il casco giallo del pilota e arrivando al suo cervello. Il campione brasiliano era morto in quel preciso istante anche se, per non lasciare nulla di intentato, i medici dell’ospedale bolognese avevano fatto di tutto per riportarlo in vita. Fu l’ultima corsa per quel fuoriclasse della Formula Uno il cui ricordo è diventato eterno non soltanto per gli appassionati delle corse. Lui che amava la pioggia sapendola governare come un mago, ingaggiando leggendarie sfide con Alain Prost il suo più grande ma rispettato nemico. Quel giorno a Imola non pioveva. Ma il sole, beffardo, era di ghiaccio.

Si concluse a quel modo la “tre giorni” più maledetta e più shakespiriana che il mondo della Formula Uno avesse mai dovuto registrare. Infarcita di strani e funesti presagi fin dal primo momento. Barrichello che, durante le prove, si schianta in curva uscendo dall’auto distrutta gravemente ferito e vivo per miracolo. Il destino non ha scelto lui come prima vittima. E’, infatti, l’austriaco Roland Ratzemberger a morire il giorno prima della gara che, poi, sarà funestata da altri incidenti più o meno gravi nei quali vennero coinvolti passivamente meccanici e spettatori. Senna, che parlava direttamente con Dio e che non si vergognava a dirlo, lesse in quei segnali un messaggio di tragedia imminente. Non voleva correre e fece di tutto per convincere gli organizzatori a cancellare quel Gran Premio. Ma lo spettacolo doveva continuare e anche lui fu costretto a scendere in pista. Sarebbe stato lui la vera vittima sacrificale. Forse già lo sapeva prima di infilarsi nel suo bolide. Dicono avesse l’espressione sognante e trasfigurata. Prima si mise nella tasca della tuta una piccola bandiera austriaca in memoria del compagno morto. La trovarono, insanguinata, i medici dell’ospedale.

Da quel giorno la Formula Uno non fu più la stessa. Da quel giorno mai nessun campione riuscì a superare e neppure a eguagliare, in termini di bravura e di amore della gente, la figura di un piccolo e grande uomo nato in Brasile nello Stato di San Paolo e da venticinque anni sepolto nel cimitero di Morumbi dove davanti alla sua tomba milioni di persone hanno sfilato per soffermarsi in preghiera e continuano a farlo per un pellegrinaggio che non avrà mai fine. In cima a quel sacrario, posizionato su una collinetta, sventola la bandiera gialloverde simbolo del Brasile, attaccata ad una canna lunga e sottile e il sole riflette i suoi raggi sulla targa in rame sulla quale sta scritto il numero “0011”. Quello che Ayrton Senna aveva scelto come cifra della pace. Quella che lui ha trovato venticinque anni fa raggiungendo il su Dio dopo aver rivoluzionato quel mondo di folli cavalieri moderni che non lo dimenticherà mai. 
 

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