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  • Sergio Ramos, picchiatore impunito: mena senza pudore, ringrazi il Real

    Sergio Ramos, picchiatore impunito: mena senza pudore, ringrazi il Real

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Le regole valgono per tutti, meno che per Sergio Ramos. Il più straordinario picchiatore 2.0 è anche il più grande impunito del calcio mondiale. Lo è da anni, l’altra sera nel Clasico l’ha confermato come solo lui sa fare. Con una gomitata secca e definitiva sul viso di Leo Messi. Che pure se l’è presa. Che pure l’ha affrontato a muso duro. Che pure - infine - se l’è messa via, come i molti che negli ultimi quindici anni hanno avuto a che fare con lo spagnolo. Alla faccia del Var, Sergio Ramos picchia come sa, come può, come gli viene concesso, perché tutto gli viene perdonato, sempre e comunque. Potenza del Real. Giocasse con un’altra maglia, sarebbe tutta un’altra storia.

    Il suo score di stagione, tra Liga e coppe varie, parla quest’anno di 12 ammonizioni e una espulsione (per doppio giallo). Si può fare meglio. Ma anche peggio. Nessuno si stupisca: Sergio Ramos non si è mai pentito di nulla. Ha menato senza pudore, talvolta per dovere, altro per quell'istinto feroce del difensore che si sente al di sopra delle parti. Senza mai nessun pentimento.

    Sergio Ramos - a sentirlo nei dopopartita quando si sorprende che gli altri si sorprendano - picchia col cuore in mano, e va da sè: coi polsini della maglietta tutti sporchi di sangue. E’ l’uomo che rinnova la frase-leggenda che Nereo Rocco diceva a Lello Scagnellato negli anni ’50: «Tuto quelo che se movi su l'erba, daghe. Se xe la bala, pasiensa». Il serial-picchiatore con il capello liscio da fotomodello ha una tattica ben precisa. Incrina le certezze dell’avversario fin dal primo tackle, lo smonta come un lego, e lo lascia lì, a cercare di darsi un senso. «Ti spiezzo in due», cose così.

    Il difensore di Real e nazionale spagnola si inserisce con tutta la cattiveria di cui dispone nel solco dei grandi cattivi della storia del calcio che a tutte le latitudini si sono dedicati alle caviglie avversarie. Da Graeme Souness, lo scozzese di Liverpool e Sampdoria che randellava a prescindere a Romeo Benetti, mediano di acciaio e fil di ferro fino Andoni Goikoetxea, simpaticamente ricordato come il «Macelaio di Bilbao», stopper basco che nella metà degli anni ’80 rischiò di mettere fine alla carriera di Maradona. Da Stuart Pearce detto non a caso «Psycho» (terzino sinistro England anni ’90) al professore in meniscologia Roy Keane fino al tedesco con baffuto omicida, Uli Stielike.

    Da Montero a Pasquale Bruno detto «O’ Animale» fino a Materazzi, da Tofting a «Pittbull» fino a de Jong. Chi è senza cartellino rosso scagli la prima randellata. «Credo che il fallo di Sergio Ramos su Messi avesse lo scopo di modificare e accendere il clima sul terreno di gioco. Ha cercato di creare sensazioni diverse in vista del secondo tempo», ha detto Mourinho commetando il «Clasico». E’ esattamente quello che fa Sergio Ramos: intimidire, per poi punire.

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