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  • Stupri e omertà nello sport: quel lungo silenzio da abbattere

    Stupri e omertà nello sport: quel lungo silenzio da abbattere

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    Dire o non vivere. È il titolo dato al primo capitolo di un libro che a partire dallo scorso fine settimana ha scatenato in Francia un dibattito sui cui sviluppi sarà bene stare molto vigili. Il libro è stato scritto dal Sarah Abitbol, ex campionessa di pattinaggio artistico oggi quarantacinquenne che per l'occasione si è avvalsa dell'aiuto di Emmanuelle Anizon, giornalista del settimanale Le Nouvel Observateur. Edito da Plon, il libro ha come titolo “Un si long silence”. E davvero è un silenzio troppo lungo e doloroso quello in cui è rimasta intrappolata Sarah, a partire da quel passaggio della sua vita sintetizzato dal sottotitolo di copertina: “Violentata a 15 anni dal suo allenatore, la pattinatrice rompe l'omertà”. Un libro che parla di un segmento del mondo dello sport, quello del pattinaggio, ma i cui significati possono essere proiettati sugli ambiti di ogni altra disciplina sportiva. Perché sarà anche vero che, in sport di altissima disciplina per il corpo di atlete e atleti quali pattinaggio e ginnastica, il rischio di vedere trasformato il rapporto fra allenatore e allieva/o sia sempre prossimo a prendere una piega d'autoritarismo con abuso incombente. Ma è altrettanto vero che la medesima e fortissima asimmetria delle relazioni si trova in qualsiasi altro campo dello sport. E che gli abusi sessuali vengono registrati ovunque, presentando a ogni occasione il medesimo schema di omertà che cattura innanzitutto le vittime. Esse sono colpite da un senso di colpa irragionevole eppur schiacciante. E proprio tenendo conto di tutto ciò, in Francia si comincia a far largo l'idea che il “Un si long silence” possa essere il punto di partenza di un #metoo tutto interno al mondo dello sport. E aggiungiamo che i tempi sarebbero maturi.

    Oggi Sarah Abitbol è una signora che compirà 45 anni il prossimo 8 giugno, è madre di una figlia (Stella, 9 anni, nata dal matrimonio con Jean-Louis Lacaille), ma si porta dentro un peso impossibile da eliminare. Doveva almeno parlarne, scacciare i fantasmi, per cominciare a vivere una vita che abbia una parvenza di normalità. Per questo ha deciso di scrivere il libro. Lo abbiamo letto durante il fine settimana. E possiamo dire soltanto che fa malissimo. Sconvolge, scuote, lascia un'amarezza irriducibile. Perché parla di un trauma destinato a rimanere per tutta la vita.

    E soprattutto parla di lui, l'allenatore così stimato in Francia e così potente all'interno della federazione. L'uomo di cui i genitori di Sarah (ma non soltanto quelli di Sarah) si erano fidati, tanto grati che la figliola avesse questa opportunità. Nel libro l'ex campionessa, con riverenza colma di rabbia, continua a dargli del voi chiamandolo Monsieur O. Ma la sua identità è nota. Si tratta di Gilles Beyer, già in precedenza al centro di altre e analoghe accuse. Chiamato a rispondere su quanto Sarah Abitbol scrive nel libro, Beyer ammette di avere tenuto dei “comportamenti non appropriati” e se ne scusa. Per sua fortuna, e purtroppo contro il senso di giustizia di tutti noi, quei fatti sono accaduti nel 1990. Dunque sono prescritti.

    A creare turbamento è non soltanto ciò che Sarah Abitbol scrive nel libro, ma anche quanto emerge dal lungo reportage pubblicato dal Nouvel Observateur nel numero ancora in edicola. Lo firma Emmanuelle Anizon, la giornalista che con grande sensibilità ha aiutato Sarah a scrivere il libro. Ne emerge uno sconcertante sistema di omertà che nel corso dei decenni ha coperto abusi di ogni tipo, commessi non soltanto da Beyer. Ciò che richiama alle proprie responsabilità il potentissimo presidente federale Didier Gailhaguet. Giusto per oggi Gailhaguet è stato convocato dalla ministra dello Sport, Roxana Maracineanu. Attendiamo fiduciosi che si faccia da parte. E che non si limiti a questo. È anche per denunciare questa condizione di sistema che Sarah Abitbol ha deciso di scrivere il libro e sottoporsi a un tour di interviste. Troppe altre ragazze hanno sofferto e continuano a soffrire di abusi sessuali. Questo inferno va fermato.
    @pippoevai

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