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  • Torino, anche il Museo è unico: gestito da volontari, ora aspetta il Filadelfia

    Torino, anche il Museo è unico: gestito da volontari, ora aspetta il Filadelfia

    • Andrea Piva
    Un storia unica, come quella del Torino, non può che essere raccontata da un museo unico nel suo genere. Già, perché il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata (questo il suo nome completo) è un qualcosa di differente rispetto a quelli degli altri club: non è legato alla società ma è gestito da un gruppo di tifosi che, spinto unicamente dalla passione e dalla voglia di non disperdere un importante patrimonio culturale, ha prima costituito l’Associazione Memoria Storica Granata, ha poi raccolto cimeli vari e infine ha dato vita, a spese proprie, al museo. Prima a Superga, là dove Valentino Mazzola e compagni persero la vita il 4 maggio del 1949, poi a Grugliasco (nell’hinterland torinese) nei più spaziosi locali di Villa Claretta. Ma il luogo naturale in cui il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata dovrebbe avere sede è il Filadelfia. 

    MUSEO AL FILADELFIA, MANCANO I FONDI - Quando il nuovo Filadelfia è stato progettato, la Fondazione - di cui fanno parte il Torino, il Comune, la Regione Piemonte e i rappresentanti dei tifosi - che è proprietaria dell’impianto ha previsto uno spazio attiguo al campo principale proprio per il museo. Al momento, però, i lavori sono ancora ben lontani dal cominciare in quanto non sono stati reperiti i fondi necessari (circa 4-5 milioni di euro) per la costruzione della struttura che dovrà poi ospitare proprio il museo. 

    TRA I GRANDI MUSEI DELLO SPORT - Come detto in precedenza, il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata è un qualcosa di unico nel suo genere, lo dimostra anche il fatto che è l’unico museo gestito interamente dai tifosi a essere entrato a far parte dell’ISMA (International Sports Museums Association), l’organizzazione che raduna tutti i più importanti musei legati allo sport del mondo. Ma è unico anche per la vasta collezione di cimeli e reperti che raccoglie: non solo maglie, scarpe, palloni da inizio ‘900 a oggi, ma anche la Fiat Balilla che apparteneva a Gigi Meroni, la tromba di Oreste Bolmida e i tanti reperti riguardanti il Grande Torino, come la ruota e l’elica dell’aereo che si schiantò a Superga ma anche i documenti dei calciatori e la valigetta dello staff medico, con garze, unguenti e oli rimasti incredibilmente intatti, nelle proprie boccette di vetro, nonostante il terribile incidente. 

    Il museo sin dalla nascita vive grazie all’instancabile lavoro dei volontari che lo gestiscono e si occupano di tutti i suoi aspetti (dall’organizzazione delle mostre temporanee alle visite guidate e molto altro ancora) e alle donazioni dei tifosi e degli ex calciatori, che permettono di arricchire la collezione. Anche per questo sarebbe giusto che al più presto possa trasferirsi nel luogo che meglio incarna la storia del Toro e che possa valorizzarlo ancora di più: il Filadelfia. 

    Torino, anche il Museo è unico: gestito da volontari, ora aspetta il Filadelfia

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