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  • Torino ko a Lecce, capolinea Mazzarri: coi soldi non spesi sul mercato Cairo prende un nuovo allenatore

    Torino ko a Lecce, capolinea Mazzarri: coi soldi non spesi sul mercato Cairo prende un nuovo allenatore

    • Gian Paolo Ormezzano
      Gian Paolo Ormezzano
    Premessa: un giornalista molto bravo e celebre passò (anni sessanta) alla storia anche per come cominciò un suo articolo. Scrisse, e fu pubblicato così: "Quello che è accaduto oggi al Vomero (era lo stadio del Napoli di allora, ndr) lo potete facilmente immaginare: una cosa assolutamente inimmaginabile". Vien voglia di imitarlo nella sua frase-rifugio dopo Lecce-Torino 4-0 allo stadio salentino, con tutti gli agganci statistici di cui andiamo a dire, agganci ai quali il Toro può impiccarsi, proprio come vengono esposti i bovini ai ganci della macellerie. Con un cartello che dice di terza sconfitta consecutiva su tre partite del girone di ritorno (più la Coppa Italia) e di 11 gol a 0 presi in due partite. A Lecce poi, dove due volte, 1989 e 2000, il Torino arrivò al capolinea nel senso che scese in B.

    Contro il Lecce all'andata il Torino aveva inaugurato alla terza giornata la sua stagione 2019-2020 benefica, perdendo in casa con l'allora ultima in classifica, stagione continuata evangelicamente contro Sampdoria e Spal, reiette della graduatoria quando incontrarono, sconfiggendoli addirittura - la squadra ferrarese - a Torino, i granata di Mazzarri. Il girone di ritorno è cominciato in altro modo, con la sconfitta esterna con il Sassuolo e l'abominevole 0-7 in casa con l'Atalanta. Ora un altro disastro, a mercato di riparazione chiuso con plusvalenze realizzate dal Toro (soltanto cessioni) e soprattutto cedendo Iago Falque - additato dalla società poche settimane fa, quando non giocava perché infortunato, come prossimo elemento recuperato e determinante per il rilancio in chiave europea del Torino rifatto Toro -, Iago Falque dicevamo tornato al Genoa per una cessione misteriosa o assurda (a piacere, anzi a dispiacere della sconcertata e legittimamente iraconda tifoseria granata).

    Fra poco un po' di cronaca, ma subito le scuse al Lecce che merita un luminoso peana e però viene paradossalmente messo un po' in ombra dall'eclisse del Torino. Un Torino che comincia con ancora Meité, grande inutile vispateresa del dribbling, e senza Millico, che ha il torto di essere giovane e forte e dunque di dover maturare magari per finire poi sul mercato dei preziosi. Mancano Zaza, Ansaldi e Baselli, di quelli che sanno giocare a calcio (il Lecce "oppone" le sue brave assenze, Babacar e Farias su tutti), c'è dunque ipotesi di gigantesco alibi "en cas de malheur" subodorato dalla tifoseria granata quasi assente, compresa quella dei tre Toro-club del Salento. Ma se c'è un momento per giocare la carta nuova che si chiama Moreno Longo allenatore e Millico stabile in formazione, voilà, anche un disastro potrebbe tornare utile. E con i soldi non spesi sul mercato e magari con le plusvalenze Cairo potrebbe offrire ed offrirsi un allenatore nuovo.

    La cronaca, dunque, intesa come tragico divertissement masotorinista e intanto come omaggio al Lecce di Liverani, che schiera tre giocatori, Saponara, Lapadula e Rossettini (questi fra l'altro anche ex granata)  della popolata tribù di quelli del cui valore un club si accorge dopo che li ha lasciati andare via  (emblematico per il Toro Bonifazi con il suo doppio andirivieni Torino-Ferrara), costringendoli al sano ma intanto anche bieco esercizio del revanscismo. La squadra salentina sa giocare bene, il che, teoricamente e spesso non solo, non vuol dire assolutamente niente di concreto in un gioco folle, assurdo, farcito di casualità come quello - splendido anche se non soprattutto per questo - del calcio. Visti contro il Torino al via di questa sfida, i leccesi sembrano però subito emulare il Sassuolo di De Zerbi, cioè la squadra che forse gioca il calcio più vivo, semplice, veloce e piacevole del campionato, che ha asfaltato la Roma e che fa punti anche perché ha qualcuno con lo zic speciale, tipo Berardi e soprattutto Boga.

    Allora: il Lecce non ha ancora vinto in casa in questo campionato, il Lecce segna al 10' contro il Torino in insistita replicante vena benefica. Da lontano tira Deiola raccogliendo un rinvio, è gol. Siccome il Lecce non segna due gol in serie A nei primi 20' dal 2015, il Torino alla scadenza provvede a offrirgli la fotocopia della prima rete: palla che perviene, dalla difesa più gaia del mondo, a chi irrompe, stavolta è Barak dal dischetto, 2-0 all’insegna della beneficienza torinese. Ancora 10' e Sirigu deve fare il Sirugu (dopo i due gol magari imparabili ma salutati senza neanche tuffo acrobatico) per evitare lo 0.3. E' intanto uscito zoppicante Verdi, il superacquisto della stagione granata, per MiIlico che meriterebbe collaudi più facili. In scadenza di primo tempo punizione di Belotti martire e santo dal limite, rimpalllo, palla a De Silvestri, gol ma in fuorigioco, lo dice a Rocchi la Var.

    Riposo, solita voglia di essere una mosca per sentire cosa dice Mazzarri ai suoi nello spogliatoio, e anche cosa non dice, soddisfatto, Liverani ai suoi. Ma forse l'unica cosa che Mazzarri scaramantica potrebbe fare è cambiare le maglie, da un assurdo azzurro per collezionisti masochisti al granata furioso classico, senza problemi di confusione cromatica con il giallorosso a strisce dei leccesi, che fra l'altro corrono di più e più velocemente e sono dunque riconoscibilissimi, distingubilissimi. Telegrammi dai secondi 45': Edera attaccante per Djidji difensore, mossa quasi patetica. Al 18' Falco imita i colleghi dei gol, nel senso che pure lui scocca da lontano, quasi indisturbato da una difesa imbarazzante per pigrizia e pressapochismo di piazzamenti, Siirgu si tuffa ma solo per copione, 3-0.

    Lyanko difensore granata per Rincon mediano, Saponara mediano giallorosso per Shakhov attaccante: una squadra dovrebbe tentare di rafforzarsi davanti, l'altra dovrebbe, saziata, bunkerizzarsi. Boh, sono cambi al contrario di usanze e attese. Ma Liverani ha ragione, infatti poco dopo è il poker leccese, Bremer abbatte Shakhov, Lapadula realizza. Se non è il capolinea per il Toro, che ha ancora tanto campionato davanti, ricordando sempre la sorella in anti-juventinità Fiorentina che nel campionato scorso conobbe un travaglio simile e si salvò in extremis, può - e il popolo dice che deve esserlo - per Mazzarri.

    IL TABELLINO

    Lecce-Torino 4-0 (primo tempo 2-0)


    Marcatori: 10’ p.t. Deiola, 19’ p.t. Barak, 20’ s.t. Falco, 33’ s.t. Lapadula rig.

    Assist: 10’ p.t. Saponara

    Lecce (4-3-1-2): Vigorito; Rispoli, Lucioni, Rossettini, Donati; Barak, Deiola (5’ s.t. Petriccione) Majer (37’ s.t. Paz); Saponara (27’ s.t. Shakhov); Lapadula, Falco. All. Liverani.

    Torino (3-4-2-1): Sirigu; Bremer, Nkoulou, Djidji (6’ s.t. Edera); De Silvestri, Meitè, Rincon (24’ s.t. Lyanco), Aina; Verdi (23’ p.t. Millico), Berenguer; Belotti. All. Mazzarri.

    Arbitro: Rocchi di Firenze

    Ammoniti: 11’ p.t. Nkoulou (T), 18’ p.t. Meitè (T), 32’ p.t. Majer (L), 42’ p.t. Deiola (L), 14’s.t. Aina (T), 30’ s.t. Lapadula (L)

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