Totti e Berlusconi, nessuno (ancora) come voi. E non è colpa solo di Saturno
Senza Totti il popolo romanista non riesce a vivere, così almeno pare. Lui entra i campo e il “popolo” si commuove e la commozione si trasforma in lacrime dopo ogni gol, poco importa del risultato finale. Stessa storia per Berlusconi: basta o basterebbe una sua telefonata per infiammare un comizio, un congresso, l'incontro in un circolo, un compleanno forzista. Nella prima convention di Parisi il “popolo” aspettava un segnale, un messaggio, un cenno. Niente, nessuna lacrima, moderato ottimismo, qualche sbadiglio. Parisi ha la fiducia di Berlusconi, ma non ha ancora entusiasmato. L'equazione è facile: chi trascina gli elettori entusiasma il capo. Ed è anche per questo che i tanti tentativi di successione, in questi anni, sono falliti: da Fini ad Alfano, da Fitto a Toti. Qualcosa di simile accade con Totti e lo racconta anche il risultato di Torino-Roma, 3-1, doppietta di Iago Falque. Lo spagnolo è uno dei tanti talenti passati per l'attacco giallorosso senza lasciare il segno, oscurati (anche, ma non solo) da Totti. Iago Falqué, come gli improponibili Nonda e Mido, come gli onesti Okaka, Baptista e Carew, i talenti Vucinic e Osvaldo, la scommessa Adriano. E ora le statistiche raccontano che già otto volte il gol di un ex romanista ha decretato la sconfitta della Roma di Totti. Analogie? Quella del governo Renzi sostenuto da Alfano, terzultimo delfino berlusconiano. Okaka, Baptista e Carew, come Fini, Fitto, Alfano o Toti. Schiacciati dal peso di due bandiere? Probabilmente solo incapaci d'accendere una luce propria. Parisi ci sta lavorando, Berlusconi lo sostiene, anche se non nasconde una certa cautela: “Dovrebbe sottolineare di più, molto di più, i risultati ottenuti dal mio governo”. Ricordare il passato e poi giocare da campione. Come farebbe Totti, uno che Berlusconi voleva al Milan. L'attaccante ci pensò e fu l'unica volta che venne sfiorato dal pensiero di lasciare Roma. Lui era er Pupone, l'altro il Cavaliere. Due che non hanno eredi, non ancora. E la colpa non è tutta di Saturno.