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  • Tre cambi, tre gol: è Thiago Motta che fa volare il Genoa. Brescia alle prese col fantasma Balotelli

    Tre cambi, tre gol: è Thiago Motta che fa volare il Genoa. Brescia alle prese col fantasma Balotelli

    • Renzo Parodi
      Renzo Parodi
    Grazie Agudelo. Grazie Kouamé, Grazie Pandev. All'esordio sulla rovente panchina del Genoa, Thiago Motta ringrazia per i tre gol segnati i tre giocatori entrati dalla panchina nel corso della ripresa. Nonché i propri "orija", le divinità pagane cui sono devoti i brasiliani. I tre cambi decisi dal neoallenatore nel corso della ripresa, appunto Agudelo, Kouamé e Pandev, gli hanno regalato la tanto attesa vittoria e resuscitato il Genoa, già scivolato in punto di morte dopo 45' terribili. Partita a due facce e quella del primo tempo era stata francamente inguardabile. Un Genoa lento, forse prigioniero della tensione nervosa, impaurito e incapace di cambiare il ritmo del match. Una squadra improbabile, schierata con la difesa a tre. A far perno su Radovanovic, un centrocampista. Il centrocampo fitto fitto ma poco mobile e due esterni, Ghiglione e Ankersen, inutilmente protesi ad assistere gli interni. Davanti alla resa dei conti restava a battersi contro l'intera difesa bresciana soltanto Pinamonti, sporadicamente assistito dalle puntate di Gumus, una delle rarissime note liete dei primi desolanti 45'. 

    Il diligente Brescia di Corini non aveva neppure dovuto sudare per contenere un avversario tanto balbettante e seppure totalmente innocuo negli ultimi venti metri (Balotelli, spettatore non pagante, e ne stava immusonito e distratto lungo l'out di sinistra) era persino riuscito a guadagnare il vantaggio con una punizione radiocomandata calciata da Tonali, il gioiellino di casa, un piccolo Pirlo per solidità atletica, senso tattico, acume e trattamento del pallone, le doti insomma che consacrano il campione.

    Vistosi perduto, nella ripresa Motta ha deciso di tenatere il tutto per tutto. In meno di venti minuti, quelli iniziali della ripresa, ha richiamato Radovanovic, Lerager e Gumus e li ha sostituiti rispettivamente con Agudelo, Kouamé e Padvev e il terzetto dei "freschi" ha cambiato faccia al Genoa, peraltro ridisegnato con la difesa a quattro. E il Grifone ha rovesciato il tavolo, andandosi a prendere una vittoria che vale molto più dei tre punti, peraltro preziosi per allontanarsi dal fiondo della classifica. A proposito di Preziosi. La gradinata Nord ha inscenato una clamorosa protesta contro il presidente, restandosi fuori dallo stadio per i primi 10' del match. A Preziosi, come sempre assente al "Ferraris", la gente di sangue rossoblù ha dedicato un lungo striscione: "Oggi 10' domani l'intero campionato. Dallo scorso campionato per noi nulla è cambiato". Per la tifoseria organizzata rossoblù, dunque la guerra contro il numero uno continua e fortunatamente non coinvolge la squadra che è stata sostenuta col solito commovente entusiasmo.  

    Motta aveva presentato all'inizio un Genoa radicalmente rinnovato, negli uomini e nel modulo di gioco. I ripescati erano tre, Ankersen, Pinamonti e Schione che a Parma erano partiti dalla panchina. Altrettante le facce nuove: Gumus, Cassata e Romero (costui rientrato dal turno di squalifica), ma l'assetto tattico risultava decisamente inedito. Il Genoa infatti aveva cominciato il match con la difesa schierata a tre, e il perno centrale era addirittura un centrocampista, Radovanovic, affiancato da Romero a destra e Zapata a sinistra. Thiago Motta insomma aveva provato a risolvere alla sua maniera il dualismo fra il serbo e Schoene, col danese piazzato sulla verticale, dieci metri più avanti del collega. Gli esterni bassi erano Ghiglione e Ankersen, che però in realtà aveva l’ordine di alzarsi e spingere allargando il gioco lungo le fasce, nel tentativo di aprire l'impianto difensivo del Brescia, sceso a Marassi col consueto 4-3-1-2 e quindi faceva densità nella zona centrale del campo e offriva i fianchi all'avversario. In teoria perché l'unico ad approfittarne era stato lungo l'out mancino il tedesco Gumus, che aveva procurato le due uniche due occasioni gol rossoblù del primo tempo, al 27' e soprattutto al 44', frutto di altrettante incursioni palla al piede concluse con due tiri di destro, il primo facile il secondo pungente che aveva costretto Joronen ad una parata complessa.

    Tutto qui il bottino offensivo del Genoa nei primi 45'. Non che il Brescia potesse vantare di più, di meglio invece sì ed era il gol che aveva apparentemente indirizzato il match verso le maglie biancoazzurre. Un capolavoro balistico di Tonali, il quale aveva calciato una punizione micidiale quasi dal corner di sinistra che aveva mandato il pallone ad incastrarsi nel "sette" lungo della porta di Radu. Il fallo che l'aveva originata, una sbracciata di Romero ai danni di Romulo non era peraltro sembrata meritevole del calci di punizione. L'arbitro Abisso si è poi rivelato fiscalissimo, estraendo nove volte il cartellino giallo, sei delle quali ai danni di calciatori del Genoa.

    Gioco se n’era visto poco, il Genoa aveva volonterosamente tentato di interpretare il calcio a mille tocchi proposto dal neo allenatore, erede di Andreazzoli, franato sotto il filotto di risultati negativi: un punto nelle ultime sei gare e penultimo posto in classifica. Motta aveva immaginato un Genoa camaleontico, capace di muovere palla partendo addirittura dal portiere, al quale era stato ordinato di innescare la manovra appoggiandosi su Radovanovic, costretto a recitare la doppia parte di difensore centrale e di regista arretrato. Il movimento delle due mezze ali, Cassata e Lerager, nelle intenzioni avrebbe dovuto scompaginare l'assetto tattico del Brescia che invece ha mantenuto la calma e non ha cambiato registro, restando fedele al suo modulo costruito su quattro difensori, Sabelli, Cistana, Chanchellor e Mateju, tre centrocampisti, Romulo, Tonali e Bisoli, un rifinitore, Spalek e due punte, Ayé in posizione di centravanti e Balotelli, stranamente decentrato lungo l'out di sinistra e quasi sempre fuori dal cuore del gioco. Perduto Chancellor per infortunio Corini lo aveva sostituito con Gastaldello, ex sampdoriano e "suggeritore" involontario del primo gol del Genoa, come vedremo.

    Con Agudelo per il lento Lerager e la difesa tornata a quattro, il Genoa in avvio di ripresa ha assunto il comando del gioco e costretto il Brescia a difendersi in affanno, asserragliato nella propria metà campo. Al 4' Spalek a tu per tu con Radu ha banalmente mancato l'appuntamento col delizioso assist di Sabelli, errore analogo a quello commesso nel primo tempo sullo 0-0 da Ayè, servito da Bisoli dopo un errato disimpegno tra Radu e Radovanovic. Da lì, il Brescia è uscito dal match e si è consegnato alla furia del Grifone, cresciuta dopo la seconda mossa di Thiago Motta che ha richiamato Gumus affidandosi a Pandev. Dopo un doppio miracoloso salvataggio di Joronen su Pandev e Ghiglione, Motta ha finalmente completato le correzioni in corsa buttando dentro Kouamé. L'ivoriano lo ha immediatamente ripagato con un gran colpo di testa che ha mandato il pallone contro la traversa. Era il preludio al gol segnato dal tosto e frizzante Agudelo, bravo ad infilare Joronen con un perfetto piatto destro, trasformando un assist di Pinamonti che aveva rubato palla a Gastaldello sulla linea di fondo.

    L'uscita (tardiva) dell'innocuo Balotelli per Donnarumma non poteva cambiare l'inerzia della partita e difatti è stato ancora il Genoa a sfondare, con una acrobazia portentosa di Kouamé su cross di Ghiglione, primatista europeo in fatto di assist: quattro. Splendido il gesto tecnico del ragazzo e forse Motta si è reso conto che Kouamé non può mai stare fuori, in questo Genoa spuntato. Il finale di gara ha consacrato la vittoria rossoblù col terzo gol, segnato da Pandev (compagno di squadra di Motta nell'Inter del triplete, dove giocava anche Balotelli), bravissimo a liberare il suo mancino micidiale e a centrare l'angolo alla destra di Joronen. Donnarumma ha sprecato il possibile 2-3 in pieno recupero, ma complimenti ai riflessi di Radu che gli ha sporcato il pallone giusto sulla linea di porta. Verdetto ineccepibile, alla luce della veemente ripresa giocata dal Genoa sciarpa e sciabola. Il Brescia di un Balotelli svagato e fuori dal fuori non sa che farsene e Corini dovrà prendere la questione di petto. Meglio Matri, visto in campo nel finale, che un Mario niente affatto Super. 

    IL TABELLINO

    Genoa-Brescia 3-1 (primo tempo 0-1)


    Marcatori: 34’ Tonali (B); 20’ st Agudelo (G), 30’ st Kouame (G), 34’ st Pandev (G)

    Assist: 20’ st Pinamonti (G), 30’ st Ghiglione (G), 34’ st Kouame (G)

    Genoa (3-4-2-1): Radu; Romero, Radovanovic (1’ st Agudelo), C. Zapata; Ghiglione, Schone, Cassata, Ankersen; Lerager (13’ st Pandev), Gumus (20’ st Kouame); Pinamonti. All. Motta.
     
    Brescia (4-3-1-2): Joronen; Sabelli, Cistana, Chancellor (40’ pt Gastaldello), Mateju; Bisoli, Tonali, Romulo; Spalek (36’ st Matri); Ayè, Balotelli (27’ st Donnarumma). All. Corini.

    Arbitro: R. Abisso di Palermo.
     
    Ammoniti: 18’ pt Bisoli (B), 22’ pt Tonali (B), 42’ pt Ankersen (G), 46’ pt Ghiglione (G); 15’ st Agudelo (G), 20’ st Balotelli (B), 34’ st Pandev (G), 37’ st Romero (G), 42’ st Radu (G), 47' st Matri (B).

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