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  • Youth League, un'altra disfatta italiana. Diamo l'Europa a chi crede nei giovani!

    Youth League, un'altra disfatta italiana. Diamo l'Europa a chi crede nei giovani!

    • Emanuele Tramacere
    Cambiano le squadre, cambiano le formule, ma al momento di sorpassare il confine italiano il risultato rimane sempre lo stesso. Dopo la vittoria dell'Inter nel lontano 2012 della Next Generation Series i club italiani hanno riscosso solo brutte figure nella Champions League dei giovani, la moderna Youth League. Uno spreco, va detto e lo ribadiamo con forza, perché il confronto con realtà internazionali può e deve essere l'occasione per creare autentico valore in ragazzi che, superata l'età minima per considerarsi parte del "calcio giovanile", dovranno confrontarsi inevitabilmente con il calcio professionistico.

    IL PECCATO ORIGINALE - Uno spreco di tempo, ma anche di denaro perché negli ultimi anni hanno affrontato la competizione squadre e società che, sui giovani, hanno dimostrato di non puntare, di non credere o, al massimo di investirci soltanto per mere strategie economiche. E così per ritrovare una spedizione positiva di una formazione italiana in Youth League bisogna tornare al 2014-15 quando la Roma di Lorenzo Pellegrini (oggi alla Roma), Calabresi (Bologna) e Sanabria (Genoa) si arrese in semifinale al Chelsea.

    BRUTTE FIGURE - Da allora solo eliminazioni cocenti, brutte figure e, come detto, occasioni sprecate. Perfino l'Inter, che l'anno scorso ha dominato in lungo e in largo in Italia non arrivò agli ottavi di finale venendo esclusa ai playoff dal Manchester City. Le eliminazioni di ieri di Juventus (contro la Dinamo Kiev con un sonoro 3-0) e Roma (ai rigori contro l'abbordabile Midtjylland) che fanno seguito a quelle di Inter e Napoli ai gironi, chiudono il cerchio dell'ennesima stagione fallimentare europea delle nostre formazioni Primavera.

    I MOTIVI DEL FLOP - Le motivazioni? Differenti, ovviamente. Banalmente, tuttavia, possiamo riassumere le difficoltà incontrate dalle nostre formazioni nelle 4 strategie aziendali che stanno condizionando i progetti tecnici delle rispettive rose. La Juventus da almeno tre anni non ha un progetto solido e continuativo, con cambi dirigenziali continui e, da quest'anno, con la prelazione data alla Juve Under 23 (che non sta andando bene) rispetto alla Primavera. Inter e Roma sono anni che, pur vincendo in Italia, duellano soltanto per produrre giovani da rivendere in sede di mercato e produrre plusvalenze. Il Napoli, infine, è indietro e non poco sia nella costruzione delle strutture giovanili che in quella delle rose dai giovanissimi in su. 

    DIAMO L'EUROPA A CHI LA VUOLE DAVVERO! - Sostanzialmente, le società che nel calcio dei grandi si stanno alternando nella corsa all'accesso alla Champions League non hanno un'altrettanto forte struttura a livello giovanile (o non ce l'hanno orientata allo sviluppo di talenti pronti per arricchire le proprie rose). Società simbolo del nostro calcio giovanile come l'Atalanta, o come in parte il Torino (fresco vincitore della Supercoppa Italiana contro l'Inter) e la Fiorentina (a cui vengono rimproverate scelte sbagliate come Zaniolo o Mancini, ma che ha prodotto talenti come Bernardeschi e Chiesa), non hanno la possibilità di offrire ai propri giovani il palcoscenico europeo che meriterebbero. Le regole sono fatte per essere cambiate e la riforma del campionato Primavera non può bastare. La Lega Calcio intervenga subito, e lotti per dare la Youth League ai club che nei giovani ci credono davvero.

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