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  • Zigoni, talento da beat generation: 'Il mio procuratore mi portava il vino, non farei cambio con Ronaldo, una macchina'

    Zigoni, talento da beat generation: 'Il mio procuratore mi portava il vino, non farei cambio con Ronaldo, una macchina'

    • Matteo Fontana
    "Certo che avevo un procuratore. Era un mio amico d’infanzia, si chiamava Danilo, ma l’avevano soprannominato Ferragosto, perché non era molto avvezzo al lavoro. Mi ha seguito per tutta la carriera. Che fossi a Genova, a Roma o a Verona, lo sentivo e gli domandavo: “Danilo, mi porteresti del Raboso?”. Lui arrivava con le bottiglie che gli avevo chiesto. Ecco, lui era il mio procuratore. Di casse di vino". 

    Oderzo è silenziosa, attorno a Gianfranco Zigoni. Fa freddo, in questa terra di confine tra il Veneto e il Friuli, con le strade che si biforcano nell’incrocio di un Nord-Est antico. Zigo è uno da beat generation: come Jack Kerouac, dopo tanto vagare è tornato a casa. L’ha fatto molto tempo fa, alla maniera degli eroi omerici. L’Itaca di Zigo è qua.

    Troppo difficile paragonare il calcio di oggi a quello di allora?
    "Io questo lo seguo poco, in realtà. Vedo, appena posso, le partite del Verona, e poi quelle del Torino e dell’Inter, le squadre per cui tifavo da bambino. Soprattutto l’Inter, poi, mi diverte, perché non sai che cos’aspettarti. Il Verona è il mio cuore, il Toro è nato per soffrire, e lo sento dentro di me".



    Vuole dirci che non le interessa nulla di Cristiano Ronaldo?
    "Lo stimo, perché è un fuoriclasse, ma non farei mai cambio con lui, anche se muove milioni e milioni di tifosi e di soldi. Sembra una macchina, non un giocatore. Si diverte sul serio? La vita è una sola, non puoi passarla sempre sul campo. Vedo che è circondato da ogni agio, eppure c’è qualcosa che mi annoia. A me piace chi sa essere selvaggio e ingenuo".

     
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