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  • Sampmania: 'Al fuoco!'

    Sampmania: 'Al fuoco!'

    • Lorenzo Montaldo
    I tre o quattro pazzi che seguono i miei Sampmania avranno probabilmente notato che sono particolarmente fissato con le tempistiche per quanto riguarda quel ‘meraviglioso’ carrozzone che è il calciomercato. Ritengo che portare a compimento gli acquisti necessari in un orizzonte temporale corretto sia importante quasi quanto la scelta del giocatore in sé. Reputo fondamentale il concetto in estate, figuratevi a gennaio, quando i giorni si dimezzano e la necessità di chiudere qualche operazione triplica rispetto alla finestra estiva. 

    Tutto questo preambolo mi è servito per arrivare al punto: io ci provo a non partire prevenuto, per quanto riguarda le scelte della Sampdoria, ma è tutto inutile. Alla fine mi ritrovo a riproporre le stesse considerazioni trite e ritrite. L’immobilismo al 22 di gennaio, quando manca poco più di una settimana alla chiusura della sessione, a mio modo di vedere non è ‘un’ problema, è ‘il’ problema, considerando il fatto che i blucerchiati hanno affrontato già tre partite durante il calciomercato senza quei rinforzi che evidentemente erano necessari già dal 27 dicembre, data dell’infortunio dell’unico centrale destro a disposizione di Ranieri. E il probabile arrivo di Tonelli, notizia di oggi, non cambia di una virgola il ragionamento.

    Sì, lo sento che sta partendo il mugugno. Facciamo così, esponiamo semplicemente i fatti: dopo una campagna acquisti evidentemente sbagliata in estate, il Doria si ritrova quintultimo, a quattro punti dalla zona retrocessione. Dei calciatori arrivati tra giugno, luglio e agosto, soltanto due stanno scendendo in campo con regolarità, tre se consideriamo l’infortunato Depaoli. I pezzi più importanti sono già stati accantonati, o addirittura ceduti, sconfessando quanto (non) fatto in precedenza. Qualche mese fa si ragionava sulla necessità di innestare nella rosa a disposizione di Ranieri un bomber da 10-15 reti a stagione, oggi l’argomento è caduto nel dimenticatoio, soppiantato da una nuova, ben più grande urgenza: la caccia al difensore.  Peccato che l’attacco della Samp resti il diciassettesimo della Serie A, con 20 reti segnate. Peggio hanno fatto soltanto Brescia e Udinese (una rete in meno) e la Spal. Ma d’altro canto, se la casa brucia, prima ti ingegni per spegnere l’incendio, poi ti concentri a puntellare il soffitto, che rischia di franarti addosso. Perfetto, può persino essere legittimo. La sensazione però è che manchi non solo l’acqua per soffocare le fiamme, ma persino la cisterna da cui attingerla.

    Il fuoco comunque in questo momento ha un nome ben preciso: difesa. Il campionato è cominciato con cinque (cinque!) centrali in rosa, ma il titolare di piede destro ha chiuso in anticipo la stagione. Degli altri quattro giocatori inizialmente presenti, tre erano tre mancini di cui uno, ossia Regini, veniva considerato un esubero sino a cinque o sei giorni fa. Per tutta risposta, subito dopo l’infortunio di Ferrari, da Corte Lambruschini hanno deciso di lasciar partire in fretta e furia l’unico destro rimasto a disposizione, Murillo. Anche sui termini della cessione del colombiano ci sarebbe da scrivere un romanzo. Io mi limiterò a confessarvi che non sono ancora riuscito a comprendere i dettagli dell’accordo tra Valencia, Sampdoria e Celta. Qualcuno mi parla di un’interruzione del prestito tra blucerchiati e valenciani, e di nuovo accordo siglato tra spagnoli. Altri invece mi dipingono uno scenario molto più inquietante. L’intesa sarebbe arrivata tra la Sampdoria (che ha l’obbligo di riscatto con il Valencia per il cartellino del calciatore) e il Celta, sulla base del prestito con diritto di riscatto. In questo modo in pratica tutti gli oneri pendono sulla società genovese, mentre il Celta, privo di rischio d’impresa, potrà usufruire del giocatore.

    Va bene, lasciamo perdere le elucubrazioni sulle tempistiche totalmente sballate, sui buchi a livello di organico (ad esempio, io ritengo che alla Samp serva anche un esterno di centrocampo, ma questa è un’opinione personale). Concentriamoci su un altro aspetto particolarmente lugubre: il Doria di oggi è davvero poco, poco appetibile. Tralasciando le palesi difficoltà economiche in sede di trattativa, che pure erano state accuratamente negate dal presidente Ferrero a mezzo Twitter il 1° novembre - “Ci sarà modo di intervenire sul mercato del prossimo gennaio e sarà mia cura farlo”, aveva promesso -  è evidente lo scarso appeal della piazza blucerchiata.

    La sensazione che si respira, a giudicare dai pochi movimenti anche a livello di scouting, è quella di una società in recessione sportiva, di blasone e di peso politico. Nel frattempo la casa brucia, alcuni inquilini continuano a dare la colpa a chi grida ‘al fuoco!’, non al padrone che non ha investito sul sistema anticendio, e l’unico che prova ad isolare le fiamme è un signore di 68 anni che si è portato un secchio da casa, e fortunatamente lo usa senza risparmiarsi. Speriamo basti, almeno sino all’arrivo dei pompieri. Ammesso e non concesso che si presentino mai a Genova.

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