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  • Atalantamania: alla Lazio basta stare Immobile, fa e disfa tutto la Dea

    Atalantamania: alla Lazio basta stare Immobile, fa e disfa tutto la Dea

    • Marina Belotti
    Eh no, adesso basta, a tutto c’è un limite. Va bene che passeggiare e chiudere la gara con un tris al 37’ può rendere meno avvincente e persino noioso un anticipo all’Olimpico, ma riaprire un match così è da autolesionisti. Non contenta di aver perso la lucidità (e la partita) al 94’ contro lo Shakhtar a San Siro, la Dea ripete fedele il copione, ma questa volta spalmato su 50’. Non è certo la Lazio, confusa e poco concreta, a cambiare le carte in tavola nel secondo tempo. Fa tutto l’Atalanta, che butta nel cestino un primo posto meritato durato sì e no i 15’ del break.
     
    UNA BELLA LEZIONE- Un’Atalanta dai due volti che a Bergamo si conosce fin troppo bene. Non hanno ancora capito, i giocatori nerazzurri, che concetti quali ‘l’extra time’ o ‘l’intervallo’ non sono uno spartiacque tra due gare differenti. Se l’Atalanta non avesse giocato il secondo tempo, forse sarebbe stato anche meglio. In una partita così spaccata in due metà che più diverse non si può, dal chiedersi a chi dare la palma di migliore in campo, i tifosi nerazzurri son rimasti con un palmo di naso a fissare costernati gli errori del duo Palomino-de Roon. Se nel primo tempo l’Atalanta ha dato una bella lezione di calcio all’Italia intera, nella ripresa bambini di sei anni hanno fissato increduli gli errori da scuola calcio del difensore nerazzurro, colpevole su tutti e tre i gol. 
     
    PAZZA (I)DEA- Perché Immobile, mi perdoneranno i laziali ma è la verità, più che un goleador al pari di Zapata e Muriel- che creano, giocano, divertono e non sbagliano sulla linea come successo a lui- è un rigorista fatto e finito. Sa di poter far gol (solo) su rigore e il rigore è quello che cercherà per tutta la gara. Detto, fatto: Palomino prima si permette un pestone che dire da pivello è fargli un complimento (primo gol), poi si lascia scappare Correa (e non vi dico cosa si lascia scappare Gasperini sul secondo gol), infine perde la palla in fase di possesso regalandola ancora una volta al 17 biancoceleste, che de Roon atterra senza complimenti. Peggior entrata della storia dell’olandese, sull’attaccante che lo anticipa apposta con la gamba per ricevere il sacro fallo ma soprattutto in campo, un ostacolo invece che un rinforzo al gioco nerazzurro. Più o meno come Ilicic, che sulla porta invece che tirare gioca a carte con Gomez, fermo in campo per la stanchezza. Cambiarlo no, eh?
     
    CHE ERRORI I DIRETTORI- Oltre agli errori dei singoli, pesano gli sbagli dei ‘direttori’. Di gara, che su entrambi i tiro dagli 11 metri hanno una paura assurda a guardare in faccia il Var e preferiscono tenersi compagnia tramite auricolari. Di squadra, perché i cambi di mister Gasperini fanno storcere il naso: Pasalic per de Roon complica le cose, un Ilicic spento per un Muriel ancora fresco le peggiora, e infine Kjaer non per Palomino che ancora un po’ regala pure il poker, ma per Masiello che forse aveva fatto meglio di tutta la retrovia. Il resto è storia, e il futuro contro il City è da scrivere. Sarà difficile in quel caso, anche impegnandosi, buttare via la gara contro gli inglesi già candidati alla vittoria Champions. L’Atalanta deve ripartire da chi ha dimostrato grande talento costruendo il tris-Gomez, Muriel, Malinovskyi- ma anche da chi quel tris ha tentato in tutti i modi di proteggerlo: Gollini, perché non fosse per lui la Dea tornava a casa a quota 0. Quel posto da terzo a Euro 2020 gli spetta di diritto.

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