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  • Caso Miccoli, il padre: 'Condannato per la frase su Falcone, ma c'è una chiamata non presa in considerazione'

    Caso Miccoli, il padre: 'Condannato per la frase su Falcone, ma c'è una chiamata non presa in considerazione'

    Dopo la condanna del figlio a 3 anni e 6 mesi in carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso, in difesa di Fabrizio Miccoli è intervenuto il papà Enrico: "Sta pagando qualcosa che non ha fatto, è tutto assurdo. Gli hanno voluto dare una lezione - racconta al Corriere della Sera - Negli ultimi giorni era abbastanza sereno, non si aspettava di finire in carcere. Il mondo del calcio gli è vicino, lui ha sempre fatto del bene togliendo tanti ragazzi dalla strada".

    L'ACCUSA - "Io credo che la magistratura gli abbia voluto dare una lezione per quella parola che disse durante una telefonata riferendosi a Falcone (Miccoli lo descrisse fango, ndr). Per quello che ha fatto ha chiesto scusa in tv davanti a tutti, in lacrime e a cuore aperto. Ma qualcuno non l'ha ancora perdonato, chi invece ha sciolto bambini nell'acido è libero".

    L'ALTRA TELEFONATA - "La procura ha chiesto per due volte l'archiviazione del caso, il giudice poi ha disposto l'imputazione coatta per Fabrizio. In quel momento ho capito che c'era qualcosa che non andava e che mio figlio avrebbe dovuto pagare. La Cassazione ha confermato la condanna, ma probabilmente non ha nemmeno letto le carte. Agli atti c’è un’altra telefonata, in cui Fabrizio qualche giorno dopo chiese a Lauricella di “lasciarlo perdere”, ma non è stata presa in considerazione dai giudici. Sta pagando per avere aiutato gli altri: a Palermo era il capitano, capitava spesso che si rivolgessero a lui".

    SCUOLA CALCIO - "I più piccoli non capiscono, i grandi e i genitori ci sono vicini e ci manifestano una grande solidarietà. Adesso serve pazienza, Fabrizio ci ha chiesto di andare avanti come nulla fosse, noi lo stiamo facendo per lui".

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