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  • Draghi non è Monti: uno doveva tagliare, l'altro dovrà spendere. C'è solo una tassa da pagare: Sanremo

    Draghi non è Monti: uno doveva tagliare, l'altro dovrà spendere. C'è solo una tassa da pagare: Sanremo

    • Mino Fuccillo
      Mino Fuccillo
    Nessuno dice no a Draghi (tranne Meloni). Ma chi resterà a dirgli di sì?
    Berlusconi ha detto sì, Zingaretti e Conte hanno detto sì e M5S ha detto un ni che è quasi un sì. A condizione Salvini dica no. Salvini ha detto forse, perché no? A condizione M5S dica no. Tocca a Draghi convincere o costringere.

    Draghi-Monti equazione sbagliata. Mission diversa, anzi opposta.
    A orecchio, a sensazione, per un po', un bel po' di gente (e di giornali e tv) Mario Draghi e Mario Monti sono i due termini di un'equazione. Qualcuno ci aggiunge anche Carlo Azeglio Ciampi e fanno tre. Tre nomi e tre governi tutti da chiamare tecnici. E tre nomi e tre governi tutti che, ad orecchio e a sensazione, significano tagli, austerità e tasse.
    Qualunque sia il giudizio sul governo Ciampi (qualcuno, non pochi, ritengono quel governo sia stato uno dei migliori nella storia recente italiana), qualunque sia il giudizio sul governo Monti, l'equazione con il nascituro governo Draghi è sballata. Perché i giudizi sono opinioni, poi c'è la realtà oggettiva. E, oggettivamente, la mission del governo Monti era diversa, anzi opposta rispetto a quella oggi dai fatti assegnata al governo Draghi.
    Monti fu chiamato, da dentro e fuori l'Italia, a tagliare e tassare perché l'Italia era fuori era con l'accusa, era fuori come un balcone, anzi come un terrazzone pericolante. Fuori di debito, fuori al punto che i soldi per pagare pensioni e stipendi all'Italia venivano prestati a tassi di interesse che mai l'Italia avrebbe potuto ripagare. Monti fu chiamato, da dentro e da fuori Italia, a tirar fuori dalle tasche degli italiani i soldi per evitare la pubblica bancarotta (anche da dentro Italia, ora lo ricordano in pochi ma Monti in Parlamento, Monti e il suo programma furono votati da destra, sinistra e centro). La mission di Monti era tagliare e tassare.
    Ora in Europa, anzi sul pianeta e ovviamente in Italia, nessuno chiede a Draghi di tagliare e tassare. Neanche un po'. Altra e opposta è la missione. Draghi deve spendere, fare debito. Certo, non tutti sono e saranno d'accordo sul perché, per cosa fare debito. Diminuire di un duecento euro l'anno a cranio le tasse o fare i cantieri per l'Alta velocità ferroviaria sono due modi diversi e non conciliabili di usare e spendere il debito. Assumere i precari della scuola o costruire scuole sono modi diversi di fare debito. Pensionare nella Pubblica Amministrazione per mettere a riposo prima che si può o pensionare per assumere nuove professionalità con nuove carriere e nuovi stipendi basati sul merito (raggiungimento obiettivi) sono modi opposti di spendere il debito. Quindi non è che Draghi ha la mission di fare tutti contenti, anzi ha la missione (impossibile per i partiti politici) di dire dei sì e dire dei no. Ma non deve, nessuno glielo chiede, non deve e non vuole tagliare e tassare. Come si può ancora parlare di tagliare e tassare quando è da almeno un anno che Bce compra a palate i titoli di Stato italiani, fornisce materialmente i soldi per le Casse Integrazioni, i ristori, gli stipendi, le pensioni, la sanità e garantisce per il debito che gli Stati della Ue fanno?

    Giuseppe o Rocco, chi ha telefonato?
    Qualcuno ha raccontato a più di un giornalista che da Palazzo Chigi erano partite telefonate ai parlamentari M5S con l'invito a non votare il governo Draghi. Forse una falsa notizia malignamente diffusa per fare danno. Ma diffusa da chi? I giornalisti e i giornali che l'hanno riportata dicono: diffusa da Palazzo Chigi? Palazzo Chigi chi, Giuseppe o Rocco? Giuseppe Conte è sceso per dire in pubblico: "Io non sono ostacolo a Draghi, io sono per un governo politico". Sorvolando sul fatto che al momento l'unico relativo ostacolo al governo Draghi è ancorarlo e condizionarlo ad una maggioranza politica (nel linguaggio di Conte e Zingaretti vuol dire un governo che faccia la faccia ostile alla Lega). Sorvolando sul fatto che uno che non vuole fare ostacolo, appunto non lo fa, accettiamo sereni che mai e poi mai Giuseppe Conte abbia sollecitato, incoraggiato M5S a mettersi momentaneamente di traverso. Momentaneamente, il tempo del miraggio di Draghi che fallisce la composizione del governo e quindi Mattarella che non scioglie le Camere e quindi rimanda Conte alle Camere. Accettiamo sereni che Conte non abbia mai rimuginato una cosa del genere, non fosse altro che per fedeltà al principio di realtà. Allora quelle telefonate le ha fatte Rocco, Rocco Casalino? Lo stesso Rocco che a Giuseppe aveva consigliato: "Andiamo a contarci in Parlamento che Renzi lo asfaltiamo". Lo stesso Rocco che ai tempi ai giornalisti disse: per il Recovery dovreste ringraziare anche me. Lo stesso Rocco che alle cene con i leader del mondo amava sedersi a capotavola. Quel Rocco quelle telefonate potrebbe averle fatte o potrebbe aver fatto sapere di averle fatte anche se non erano mai partite. Perché non è del tutto vero che Conte collabora al successo di Draghi. Collabora come collabora uno che mostra i documenti alla pattuglia della stradale che gli ha fermato la spider in corsa, collabora perché obbligato a collaborare. La quarta incarnazione di Conte, da avvocato del popolo populista ad europeista premier e candidato premier del centrosinistra, quindi a resuscitatore del centro moderato per arrivare a guida dell'opposizione anti Draghi e anti Ue sarebbe troppo anche per lui. Per questo collabora.

    Una tassa, una super tassa serale però non ci sarà risparmiata.
    Per cinque giorni, anzi per cinque sere e cinque notti, nulla ci sarà risparmiato. L'onere e il gravame soprattutto sulla popolazione anziana e comunque in età. Per cinque sere e notti, dalle 20,40 e fino alle 1,40, cinque ore cinque, trecento minuti di Sanremo in tv, trecento minuti moltiplicati per cinque. Senza pietà.

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