Calciomercato.com

  • Foggia nell'abisso, scatta la nostalgia: da Zemanlandia al Mago di Turi

    Foggia nell'abisso, scatta la nostalgia: da Zemanlandia al Mago di Turi

    • Furio Zara
      Furio Zara
    Anche il Foggia sta precipitando nell’abisso, in quel gorgo dove finiscono da vent’anni a questa parte - e con una frequenza che conferma l’inaffidabilità del sistema-calcio italiano - le società coi bilanci in rosso, senza soldi e senza speranze. Il Foggia è stato messo in vendita alla simbolica cifra di 1 euro. Il patron Fedele Sannella è indagato per riciclaggio di denaro sporco. Le Fiamme Gialle hanno perquisito (ed è la terza volta nell’ultimo anno e mezzo) la sede del club e gli uffici dello stadio Zaccheria. La serie B è andata, la Lega Pro è a rischio, il fallimento a un passo.

    Nella memoria più recente il Foggia che ha lasciato traccia di sé è quello di Zeman, portato dalla B alla A nell’anno di grazia 1991. Il tridente delle meraviglie, con Rambaudi, Signori e Baiano; Di Biagio in cabina di regia, il 4-3-3 come marchio di fabbrica, tre salvezze consecutive in A e addirittura due noni posti con il secondo miglior attacco del campionato dopo quello del Milan di Capello. Tagli, diagonali, sovrapposizioni: è un lunapark. Si vince cavalcando l’onda, si perde in bellezza. Lo Zaccheria ribolle di entusiasmo. E’ Zemanlandia. E’ il Foggia che ha un gruppo dirigenziale snello - il presidente Pasquale Casillo, il ds Peppino Pavone e ovviamente Zeman - una squadra che gioca sempre all’attacco, con una difesa spesso allegra che nel corso degli anni vede alternarsi anonimi gregari (Matrecano, Codispoti, Consagra), ma anche stranieri azzeccatissimi (Petrescu, Kolivanov, Shalimov).

    Non si può non citare - parlando del Foggia - il grande Giovanni Pirazzini, capitano, cittadino onorario (lui, che è nato in provincia di Ravenna), bandiera dei pugliesi dal 1967 al 1980, recordman di presenze (374) e protagonista di tre promozioni in A negli anni ’70, quando la squadra faceva su e giù dalla B alla A (sono 11 i campionati disputati nella massima serie). Ma se Zemanlandia è una terra promessa (e per un po’ mantenuta), c’è stato - anni prima - un Foggia che ha fatto molto parlare di sè. E’ quello guidato da un altro allenatore che è uno straordinario catalizzatore. Parliamo di Oronzo Pugliese, l’Esorciccio del Calcio Italiano, il Mago di Turi, l’allenatore del Foggia che nel 1965 - nella più epica delle partite nella storia dei «Satanelli» - si concede il lusso di battere l’Inter campione d’Europa e del mondo, guidata da Helenio Herrera.

    E’ una squadra operaia quella che il 31 gennaio del 1965 vince 3-2 con in nerazzurri. Si narra che alla vigilia della partita i nerazzurri siano andati in pellegrinaggio da Padre Pio, a San Giovanni Rotondo. HH si avvicinò rispettoso al santo in pectore, quello chinò il capo e gli disse: «Vincerete lo scudetto». Il Mago gongolò. Subito però Padre Pio lo fermò con una mano e gli strinse il braccio: «Ma scusi? Che ci siete venuti a fare oggi a Foggia, tanto è scritto che perdete». La profezia si avverò, consegnando quella domenica alla storia. In quel Foggia giocavano due difensori d’altri tempi. Antonio Bettoni e Matteo Rinaldi. Stopper e libero, come si diceva negli anni ’60. Quando entravano in campo l’arbitro li intimava: patente e libretto, grazie. Due good fellas, due bravi ragazzi pettinati come gli omini del calciobalilla. Rinaldi lo chiamavano la «Roccia del Gargano», tributo alla «Roccia» vera, il Burgnich dell’Inter. Di Bettoni si diceva che respingesse gli avversari con il petto, tumpf, li scagliasse lontano solo gonfiando i muscoli: immagine bellissima, d’altri tempi, e pare di vederli, i centravanti volanti, librarsi nel cielo di Foggia e farsi sempre più piccoli, fino a sparire tra le nuvole. 

    Altre Notizie