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  • I sei minuti che hanno salvato Allegri, ora coccolato dalla Juve: ma non basta

    I sei minuti che hanno salvato Allegri, ora coccolato dalla Juve: ma non basta

    • Marcello Chirico
    Alla fine, alla Continassa, hanno deciso di andare sul sicuro e confermare ancora lui: Massimiliano Allegri. Mi rendo conto che una parte,  per altro assai consistente,  della tifoseria juventina deglutirà a fatica questa decisione, ma proprietà e dirigenza hanno preferito proseguire con chi finora è stato garanzia di successi, perlomeno in Italia,  piuttosto che avventurarsi in pericolosi salti nel buio, tipo Carrera o Simone Inzaghi. 

    Del resto, dei top allenatori in circolazione,  nessuno era libero su piazza, da Simeone a Zidane fino a Klopp. Ci sarebbe stato Antonio Conte, candidatura sostenuta proprio da quei tifosi che mal sopportano il livornese ma che, per loro sfortuna, non trova sponde in società, già scottata dal precedente e per nulla desiderosa di bissare un'altra esperienza. Tonio è molto bravo, ma ha un difetto: litiga ovunque va. Era successo con la Juve, prima ancora con Bari e Atalanta, in Nazionale e ora pure al Chelsea. Eppoi, a mettersi di traverso con gli Agnelli lo sa bene pure uno juventino vero come Del Piero cosa significhi.

    Restava Ancelotti, ma dopo la sua professione di fede milanista pre finale di Coppa Italia, meglio si sia accasato a Napoli. In panchina non vogliamo degli ultrà juventini, ma neppure dei tifosi dichiarati di altre squadre.

    Allegri è stimato ed apprezzato alla Continassa, al punto che lo scorso sabato pomeriggio Marotta e Nedved se lo sono portato al Chisola a vedere, con loro, la gara d'andata dei playoff Primavera tra Juve e Roma. La presenza di Allegri a Vinovo, con DG e vice Presidente, tra l'altro in una giornata non lavorativa, la dice lunga del tipo di rapporto instauratosi tra l'allenatore e i vertici societari.

    Anche se, va detto, dopo il gol di Koulibaly il rischio di un divorzio era stato alto. Non ci fossero stati quei 6 furiosi minuti finali a San Siro,  contro l'Inter , che determinarono la resa del Napoli in albergo, con ogni probabilità oggi Allegri avrebbe accettato la corte dell'Arsenal e la Juventus sarebbe ripartita con un altro allenatore. E non perché si sarebbe all'improvviso dissolta la stima nei suoi confronti, ma piuttosto perché si sarebbe ritenuto esaurito un ciclo, terminata una storia con questa squadra, probabilmente bisognosa di stimoli che Allegri non sembrava più in grado di trasmettere. Quei 6 minuti cambiarono la storia della Juve e di Allegri.

    Sul rinnovamento/rafforzamento dell'attuale rosa si è già iniziato a ragionare nella sala riunioni della Continassa, e la prima decisione presa: si riparte ancora con Allegri. 

    Tre ore di fitto colloquio , durante le quali  è stata fatta una valutazione a 360° della stagione appena conclusa, vincente ma non travolgente. A parte i 95 punti (tanti) accomulati in campionato, la riconferma della miglior difesa (solo 24 reti subite) e la Coppa Italia vinta senza un solo pareggio e strapazzando il Milan in finale, la squadra ha dato raramente la sensazione di dominare in campo gli avversari. 

    Per non parlare poi del gioco, molto concreto ma di rado divertente, bello, sciolto, fluido. Dalla rosa attualmente a disposizione di Allegri ci si aspettava qualcosa di diverso,  quantomeno una minore sofferenza nelle competizioni nazionali. 

    Poco esaltante è stato pure l'intero girone di Champions. Qualcosa di meglio si è visto negli ottavi e nei quarti, ma in entrambi i casi nelle gare di ritorno, e in trasferta. Paradossalmente la squadra ha dato il meglio di se quando aveva l'acqua alla gola e un unico risultato a disposizione,  sia a Londra che a Madrid. Al Bernabeu stava per compiere un'autentica impresa leggendaria, se all'ultimo secondo l'arbitro Oliver non avesse deciso di rompere l'incantesimo.

    C'è quindi materia su cui lavorare e migliorare, e un contributo non da poco lo dovranno dare l'allenatore, coi giusti correttivi,  ma anche la società, aggiungendo rinforzi adeguati.

    A sentire Pinocchio Marotta, la squadra va già bene così, e a luglio si aggregheranno solo Caldara, Emre Can, forse Perin e Darmian. Non ci crediamo neanche se lo giurasse davanti ad un altare.

    In difesa sono già partiti Lichtsteiner e Asamoah, e Barzagli e Chiellini non offrono garanzie di tenuta fisica per l'intera stagione. Punto interrogativo Alex Sandro: rinnova? Caldara non basta, e soprattututto bisognerà testare se già in grado di fare il titolare alla Juventus, non all'Atalanta. Quanto a Darmian, sembra un sosia di De Sciglio. Bastano? Non ne sarei così convinto.

    A fine stagione a centrocampo i giocatori erano contati, Marchisio non  è piu' affidabile dal punto di vista fisico,  Sturaro può tornare al Genoa. Servono, come minimo,  2/3 rinforzi. Uno è Can,  ma non è sufficiente. 

    Davanti Marotta ha riconfermato tutti,  ma una stagione cosi di basso profilo come quella appena conclusa da un bomber di razza come Higuain non è replicabile pure la prossima stagione: o torna a fare il centravanti puro, oppure meglio virare su altri. 

    L'indistruttibile Mandzukic deve ancora comunicare cosa vuole fare, e da Dybala ci si aspetta il definitivo salto di qualità. Torna alla base Pjaca, ma in quali condizioni? Le certezze si chiamano Cuadradone, Bernardeschi (ma deve risolvere i problemi al ginocchio) e Douglas, che solo un pazzo avrebbe potuto pensare di riscattare per poi rivendere e fare cassa. Siamo la Juve, non l'Udinese (detto col massimo rispetto per i friulani).Sostenere però che il reparto offensivo sia a posto così è un parere meritevole di approfondita riflessione.

    La stagione è appena finita, il mercato vero deve ancora partire. I temi su cui dibattere e confrontarsi nella sala riunioni della Continassa non mancano. Buon lavoro!

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