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  • Inter, Sanchez è uno dei pochi fuoriclasse della Serie A: forse non è ancora ora di dirgli addio

    Inter, Sanchez è uno dei pochi fuoriclasse della Serie A: forse non è ancora ora di dirgli addio

    • Pasquale Guarro
    Se ad un certo punto hanno deciso che era il caso di iniziare a chiamarlo Niño Maravilla, un motivo ci sarà. Poi succede che il calcio va talmente veloce da farti dimenticare qualcosa e così rischi di mettere in dubbio anche la qualità di Alexis Sanchez, uno dei pochi fuoriclasse attualmente presenti nella nostra avvizzita Serie A. Perché se è vero che gli infortuni lo hanno spesso limitato, è altrettanto vero che, quando in salute, Sanchez ha sempre dimostrato di essere decisivo per questa Inter. Lo ha fatto l’anno scorso con Conte, quando nel momento caldo della stagione è stato determinante per la corsa scudetto, e lo sta facendo adesso, con Simone Inzaghi.

    ALEXIS POTTER - È fuori dubbio e i primi a sostenere questa tesi sono proprio i dirigenti nerazzurri, i quali hanno sempre descritto Sanchez come l’attaccante più forte che hanno a disposizione. Certo, il problema è sempre l’ingaggio, altissimo. Soprattutto per le casse dell’Inter, chiamata a dover rivedere un po’ i costi. E a fronte di un ingaggio così alto ci si aspetta un impiego costante, che con Sanchez a volte è stato una chimera. Ma la verità è che probabilmente finora ne è valsa la pena, perché guardando la panchina dell’Inter c’è un fatto che salta subito all’occhio: nessuno dei giocatori a disposizione di Inzaghi può cambiare la partita com’è in grado di farlo Sanchez. E nessuno salta l’uomo come il cileno, qualità indispensabile in un calcio sempre più fisico e prevedibile. Per non parlare dei suoi assist. A tal proposito, lo spot migliore è stato il filtrante illuminante, visto contro la Lazio, per Lautaro Martinez. Un colpo da mago di Hogwarts, che spiega in un gesto che razza di giocatore sia Alexis Sanchez. Perché la magia è pur sempre Maravilla. Come il Niño.

    ADDIO? MEGLIO RIPENSARCI - Ecco perché Sanchez è un jolly indispensabile per l’Inter, uno che impone serie riflessioni alle ipotesi di addio. Salutarlo a cuor leggero non è semplice, nonostante quei periodi in cui la sua indolenza ha indotto a pensare che la separazione potesse essere la cosa migliore per entrambi, club e calciatore. E invece non è così, forse vale la pena intavolare nuovi discorsi, perché in tempi di vacche magre e risorse economiche sempre più esigue da investire sul mercato, andare a trovare un calciatore della stessa qualità diventa complesso per l’Inter. E chissà che anche in viale della Liberazione inizino a fare qualche ragionamento in questa direzione.

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