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  • Intermania: meglio perdere i titoli che la lealtà e l'integrità di Facchetti

    Intermania: meglio perdere i titoli che la lealtà e l'integrità di Facchetti

    • Cristian Giudici
    "Non vedo più l'anima nerazzurra di un tempo". Parlando della cessione di Sandro Tonali al Milan, il presidente del Brescia, Massimo Cellino dice la sua sull'Inter. Il passaggio di consegne da Massimo Moratti a Steven Zhang (con la sfortunata parentesi Erick Thohir) ha trasformato il club, ora gestito più come un'azienda che come una famiglia. Un cambiamento necessario e inevitabile per stare al passo coi tempi di oggi, quando la figura del presidente-papà non basta più per competere a livello internazionale. In soli tre anni dal 2016 al 2019 la proprietà cinese di Suning ha portato il fatturato da 180 a 417 milioni di euro. 

    I risultati finanziari in crescita saranno accompagnati da quelli sportivi. La squadra è già tornata in Champions League e ai vertici del calcio italiano, per i titoli in bacheca è soltanto una questione di tempo. Antonio Conte ha un'insaziabile fame di vittoria, ma serve ancora un po' di pazienza. Non bisogna commettere l'errore di farsi prendere dalla fretta e rischiare di rovinare tutto, per poi dover ripartire ancora da capo o quasi. 

    L'importante è che l'Inter mantenga sempre e sfoggi con orgoglio la propria anima. Perfettamente rappresentata dalla storica bandiera nerazzurra Giacinto Facchetti, scomparso il 4 settembre di quattordici anni fa. Era il 2006, l'estate di Calciopoli: una pagina vergognosa per il calcio italiano, che qualcuno sta provando a riscrivere. Invano, nonostante infiniti ricorsi alla giustizia sportiva e non. In particolare incorniciamo due doti citate dall'Inter per ricordare gli insegnamenti, i valori e l'esempio di Cipe: "La lealtà sportiva e l'integrità morale". Da non perdere mai, anche a costo di non sollevare più trofei: perché vincere NON è l'unica cosa che conta. 

     

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