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  • L’assenza di Sarri in panchina è un macigno: per battere il Parma serve la Juve di Allegri

    L’assenza di Sarri in panchina è un macigno: per battere il Parma serve la Juve di Allegri

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Quanto può costare alla Juventus, in termini di punti, la polmonite di Maurizio Sarri? Lo sapremo alla fine delle prime due giornate di campionato (Parma e Napoli poi c'è la pausa per le nazionali) anche se la preoccupazione non può che essere alta. Le ragioni sono almeno tre.

    La prima: Sarri finora, fra tournée e amichevoli, ha avuto pochissimo tempo per allenare la squadra. E per trasferire i suoi concetti di gioco ci vuole tempo che anche la malattia gli sta sottraendo.

    La seconda: Sarri avrebbe avuto bisogno di questa settimana almeno per preparare la trasferta di Parma in prima persona. Partire bene è fondamentale e per farlo il capo allenatore deve essere presente sempre e non per interposta persona.

    La terza: la probabile assenza di Sarri in panchina non può essere surrogata da Giovanni Martusciello, il suo secondo, nonostante abbia già guidato l'Empoli in Serie A. I giocatori hanno imparato da poco a conoscere il nuovo allenatore e la sua leadership non è ancora stata del tutto legittimata. Impensabile che, in una situazione di difficoltà, Martusciello venga accettato al pari di Sarri.

    Detto che per dirimere l'ultima questione saranno fondamentali sia la società (attraverso Nedved e Paratici), sia il nucleo storico della squadra (Chiellini, Bonucci, Buffon, Khedira, Pjanic), la Juve di Parma e quella che affronterà il Napoli sarà, per forza di cose, un gruppo a metà strada tra Allegri e Sarri. Anzi, penso proprio, che senza un tempo naturale di acquisizione dei concetti di base della nuova guida tecnica, l'unica speranza per i bianconeri sia di vincere giocando come l'anno scorso, cioé non troppo bene.

    Certo la polmonite a Sarri non ci voleva, come non aiuta avere una rosa eccessiva ed eccedente. Tutti ne lodano la qualità e la varietà, ma ci sono elementi, come Mandzukic e Matuidi, che sentendosi ai margini, vivacchiano giocando poco e malissimo. Altri, come Higuain che percepiscono di essere sopportati in forza di assenza di alternative. Altri ancora, come Dybala ed Emre Can, che lavorano in attesa di una definizione. La situazione, insomma, di tutto aveva bisogno tranne che della complicazione-Sarri. La sua assenza peserà come un macigno e, a mio giudizio, non è neanche lontanamente accostabile a quella di Sinisa Mihajlovic al Bologna. 

    Non lo è, in primo luogo (e per fortuna), relativamente al tipo di patologia, essendo quella del serbo assai più grave della polmonite di Sarri. Ma non lo è, soprattutto, perché Mihajlovic era al Bologna già dall'anno prima, è conosciuto ed apprezzato dai suoi calciatori, aveva già creato, con la salvezza raggiunta l'anno scorso, un'empatia che ha contagiato in maniera positiva l'ambiente. L'insorgere della leucemia ai danni dell'allenatore, per paradossale che possa sembrare, ha cementato ancora di più la squadra al punto che ogni disposizione passata dallo staff ai calciatori viene vissuta come se Mihajlovic, che in parte lo fa, presiedesse ogni seduta di allenamento e ne controllasse ogni dettaglio. In pratica è come se la squadra giocasse anche per l'allenatore impossibilitato a stare in campo e in panchina. Perché – ci si chiederà – tutto questo non può accadere anche alla Juve? 

    A parte i motivi già esposti, credo che la situazione tecnica (troppi giocatori) sia intaccata anche da una condizione fisica non brillantissima e da una scarsa saldezza difensiva, un must della Juve del passato. Lo si è visto anche a Trieste quando, nella seconda parte della ripresa, una squadra di serie C (la Triestina appunto) ha sfiorato due volte il gol e, dunque, un meritato pareggio. La Juve attuale è una squadra esposta su più fronti: ha poche nuove cognizioni da parte dell'allenatore che non va in campo; troppi malumori sul fronte dei possibili partenti che non vogliono partire, ma sanno di rischiare il taglio in Champions; uno spartito – il gioco – appena accennato, molte amnesie sul piano dell'attenzione. Infatti la maggioranza della critica pensa che fondamentale sia la presenza di Ronaldo e non di Sarri. Esempio lampante di come si pensi al calcio come se la soluzione fosse sempre individuale e non collettiva.

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