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  • La Juve sogna l'impresa, ma segnare tre gol all'Atletico Madrid è impossibile

    La Juve sogna l'impresa, ma segnare tre gol all'Atletico Madrid è impossibile

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Qui si fa la Champions o (calcisticamente) si muore. La Juve ricomincia dallo 0-2 di Madrid e spera in un’impresa che la storia le ha sempre negato. Nei cinque precedenti che l’hanno vista sconfitta per 2-0 nella gara di andata in trasferta nei turni a eliminazione diretta in Coppa dei Campioni o in Champions, è sempre stata eliminata. Dal Benfica, dalla Dinamo Dresda, dal Borussia Moenchengladbach, dall’Arsenal e dal Bayern Monaco. L’eccezione potrà essere contro l’Atletico? 

    Non credo e lo scrivo senza condizionamento alcuno (vedi post sciptum alla fine dell’articolo), ma perché credo che alla squadra di Allegri manchi, prima che un’accettabile condizione mentale (non basta dire che bisogna crederci, altrimenti ci riuscirebbero tutti), anche un’adeguata condizione fisica. La Juve dei titolari è sulle gambe e il secondo tempo di Napoli, oltre all’intera partita di Bologna, lo hanno dimostrato. 

    In novanta minuti tre gol all’Atletico non li può segnare nessuno. Mettiamo che, grazie ad una punizione, ad un tiro da lontano (l’Atletico li patisce), ad una buona azione in velocità o sullo  sviluppo di calcio d’angolo, i bianconeri vadano avanti per 2-0. Con quali energie affronterebbero i tempi supplementari? Forse, a quel punto, sarebbe preferibile affidarsi ai calci di rigore e mantenere il pareggio tra andata e ritorno perché la Juve, tra l’altro, ha pochissimi cambi. Ma il problema principale, almeno a mio giudizio, è mantenere lo zero a livello di gol subìti. Griezmann e Morata sono due contropiedisti e l’Atletico, questo è certo, attenderà compatto (4-4-2) per ripartire. È pensabile che la Juve, magari protesa all’attacco, non gli conceda neanche un’occasione e che questa sia vanificata? Non penso proprio.

    Ci si sofferma molto sul sistema di gioco (possibile un 3-5-2) e poco sugli uomini perché mancano Alex Sandro, De Sciglio, Khedira e il solito Douglas Costa che si è infortunato nell’ultimo allenamento. Non capisco perché quasi tutti diano per scontato l’utilizzo di Caceres e non di Rugani. Se dev’essere difesa a tre, Rugani è meglio dell’uruguaiano. Se, invece, Caceres è bloccato e fa il terzino per aiutare Bernardeschi, allora meglio Cancelo a destra e Spinazzola a sinistra. La Juve deve allargare l’Atletico e le sovrapposizioni dei terzini potrebbero essere fondamentali. Tuttavia, fossi in Allegri, questa volta non rinuncerei a Dybala (Simeone non se lo aspetta e non saprebbe con chi prenderlo), schierandolo di punta con Ronaldo. Per il resto due linee di quattro con Mandzukic esterno di sinistra, Matuidi e Pjanic in mezzo, Bernardeschi a destra. In difesa, davanti a Szczesny, Chiellini e Bonucci centrali, Cancelo e Spinazzola esterni.
     
    Siccome, però, non sono Allegri credo che lui sceglierà la difesa a tre perché, per prima cosa, non vuole concedere l’uno contro uno a Griezmann e Morata. In secondo luogo pensa a un Bernardeschi a tutta fascia. In terzo schiera tre centrocampisti su quattro a disposizione (in panchina il solo Bentancur). Eppure, all’ultimo, si sta facendo strada il consueto e bolso 4-3-3 con Cancelo e Spinazzola (e qui sono d’accordo), Pjanic, Matuidi ed Emre Can a centrocampo, uno tra Dybala e Bernardeschi nel tridente con Mandzukic e Ronaldo. Mi viene da dire: una minestra senza sapore.  Meglio, allora, con Dybala tra le linee

    La Juve avrebbe qualche speranza di passare solo se non giocasse Godin (ma ci sarà) e, soprattutto, se saprà alzare il ritmo e sfiancare l’avversario. Fondamentale evitare gli errori tecnici (controlli e passaggi) e trovare la profondità. Douglas Costa sarebbe servito a gara in corso perché nell’uno contro uno è formidabile e perché, quando gli altri sono stanchi, lui dà il meglio. Purtroppo quest’anno non è quasi mai esistito e la Juve, a fine stagione, farà bene a chiedersi se valga la pena tenerlo o cederlo. Un calciatore quasi sempre infortunato, non è un buon calciatore. Tantomeno è uno che ti fa vincere la Champions. 

    P.s. Si sta diffondendo la convinzione tra i lettori di Calciomercato.com che io sia intimamente juventino e, soprattutto, che sbagli a bell’apposta i pronostici che riguardano la squadra di Allegri anticipando che perderà quando invece spero (o sono convinto) del contrario. Posso assicurare che c’è una parte di verità anche in quello che ai più appare un paradosso. In effetti, quando ero direttore di Tuttosport, ammetto di avere seguito la Juve con l’esplicita speranza che vincesse più partite possibili. Molti sanno, infatti, che il giornale sportivo è un quotidiano emotivo e, quando una delle squadre di riferimento vince o, addirittura compie un’impresa, le vendite aumentano (meglio sarebbe dire aumentavano) in maniera considerevole. Il giorno dopo Juventus-Real Madrid, semifinale di Champions League del 2003, vendemmo 197.000 copie, quasi novantamila copie in più del giorno ordinario. Dire, quindi, che sono (stato) tifoso della Juve (e del Torino per la stessa ragione) non è falso, è solo un po’ impreciso.

    Quanto ai pronostici devo chiarire due cose. La prima. Appartengo alla scuola breriana. I pronostici li sbaglia solo chi li fa. La maggioranza non si sbilancia o tace. Un mestiere che non si addice al critico quale vorrei essere. La seconda. Se qualcuno, per caso, si riferisce al pronostico della sfida con il Napoli, è in errore: chiunque sappia di calcio almeno un po’ deve ammettere che la squadra di Ancelotti ha dominato per l’intero secondo tempo, ha sbagliato un calcio di rigore e meritava ampiamente di vincere. Se poi, invece, conta solo il risultato, allora mi chiedo come gli juventini più trinariciuti possano pensare di rimontare l’Atletico. L’andata ha detto che, senza Var, sarebbe finita 4-0 e adesso non ci sarebbe nulla da attendere o sperare. La domanda è: davvero qualcuno pensa che il calcio, nella sua complessa imprevedibilità, si preoccupi di smentire le mie previsioni? Se così fosse sarei un mago al pari di quelli (e non ce ne sono, almeno nel mondo giornalistico) che le previsioni le  azzeccano. 

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