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  • La tragica fine di Dragan Mance, l'idolo della KOP del Partizan Belgrado

    La tragica fine di Dragan Mance, l'idolo della KOP del Partizan Belgrado

    • Remo Gandolfi
      Remo Gandolfi
    Pare che tutto nella mia vita accada a settembre.
    Tanto per cominciare è il mese in cui sono nato.
    A Zemun, a due passi da Belgrado.
    A settembre ho fatto il mio esordio nel calcio professionistico.
    E’ stato con la squadra della mia città, il Galenika Zemun.
    Avevo appena compiuto 17 anni.
    Sempre a settembre, l’anno dopo, mi arrivò invece la telefonata che cambiò la mia vita.
    Dall’altra parte della linea c’era un dirigente del Partizan di Belgrado.
    Il “mio” Partizan di Belgrado.
    La squadra di cui ero perdutamente innamorato fin da bambino e per la quale da sempre sognavo di giocare … anche quando da ragazzino mi dicevano che non ce l’avrei mai fatta.
    Invece quel dirigente mi stava dicendo che mi volevano al Partizan e che avevano già stretto un accordo con il Galenika.
    Ero convinto, ma davvero convinto, che fosse il padre di uno dei miei amici che si era prestato ad uno scherzo nei miei confronti.
    Lo sapevano tutti a Zemun che ero “malato” per il Partizan.
    Invece era tutto vero.
    Da quel giorno sono passati 5 anni.
    Cinque anni meravigliosi nei quali sono diventato titolare della squadra, ho vinto un campionato, ho segnato tanti gol, ho giocato nelle Coppe Europee ed ho perfino esordito nella Nazionale del mio Paese.
    Pochi giorni fa ho firmato il rinnovo del contratto.
    Sarò del Partizan per altri 4 anni.
    Come minimo.
    C’erano tanti voci sul mio futuro. 
    Importanti club europei pronti a sborsare un sacco di soldi per il mio cartellino.
    Solo che a me l’unica squadra per la quale interessa giocare ha la maglia bianconera a strisce verticali, ha i tifosi più caldi nella “Black & White KOP” e si chiama Partizan di Belgrado.
    Abbiamo un’ottima squadra, siamo in grado di lottare per il titolo anche se in questa stagione i nostri grandi rivali della Stella Rossa hanno forse qualcosa in più.
    Intanto ieri abbiamo vinto in campionato contro il Budocnost.
    Ho segnato io il gol decisivo, su calcio di rigore, nel secondo tempo.
    Ma non c’è affatto da stupirsi … ieri era il primo giorno di settembre
    …" 

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    La tragica fine di Dragan Mance, l'idolo della KOP del Partizan Belgrado

    Sono passati due giorni dalla vittoria in campionato contro il Budocnost.
    A Belgrado è una splendida giornata di sole.
    Dragan si prepara per uscire.
    Alle 10 è previsto un allenamento.
    Poco prima di uscire telefona all’amico Milan Nadoveza.
    Si mettono d’accordo per pranzare insieme dopo l’allenamento.
    Solo che a quell’allenamento DRAGAN MANCE non arriverà mai.
    Sale sulla sua Peugeot 205.
    Ha percorso si è no un paio di chilometri quando la sua auto finisce la sua corsa contro un palo della luce a bordo strada.


    Dragan muore praticamente sul colpo.
    La dinamica non sarà mai chiarita in modo definitivo.

    Pare che una donna abbia improvvisamente attraversato la strada e Dragan, per impedire di investirla, abbia sterzato di colpo perdendo il controllo della sua vettura.
    Di sicuro c’è che Dragan stava viaggiando a forte velocità, ben oltre i limiti consentiti in quel tratto di strada.
    Quello che invece è certo è che il Partizan e i suoi milioni di tifosi hanno perso quel giorno molto di più del miglior calciatore della loro squadra.

    Dragan Mance, l’idolo, l’icona assoluta dell’altra metà di Belgrado …
    In grado, da solo, di infiammare con le sue giocate la celeberrima “KOP bianconera” del Partizan.

    Dragan se ne va a neppure 23 anni, molto prima di raggiungere l’apice di una carriera che sarebbe potuta diventare gloriosa.
    Con il Partizan e con la Nazionale Jugoslava che in quegli anni si stava forgiando per tornare a livelli eccelsi.
    Mance ne avrebbe fatto parte, insieme a Boban, a Savicevic, a Mihailovic e a tutti gli altri campioni di una nazionale che da lì a pochi anni si sarebbe disgregata … insieme a tutto il Paese vittima di una guerra assurda e spietata.
    In quella stessa stagione il Partizan vincerà il campionato.
    Come ricorderà l’allenatore Nenad Bjekovic “Tutti i ragazzi della squadra, in quella stagione maledetta e vincente, giocarono ben al di sopra dei loro livelli abituali”.
    Perché senza Dragan, senza il più bravo di tutti, era davvero l’unico modo per farcela.
    Oggi c’è una via, “Ulica Dragan Mance” che è una delle principali vie d’accesso allo stadio.
    Dragan, per tutti i tifosi del Partizan, è ancora lì con loro, che li accompagna nel tragitto verso lo stadio in modo che chiunque impari a conoscere la sua storia, quella di un ragazzo che ad ogni gol scivolava sulle ginocchia verso la curva sud … quel ragazzo che nella metà bianconera di Belgrado, nessuno ha mai dimenticato.


    ANEDDOTI E CURIOSITA’

    Dragan Mance è legato ad una delle più memorabili rimonte nella storia delle competizioni europee. 
    Siamo nella stagione 1984-1985.
    Il Partizan, dopo aver eliminato nel primo turno di Coppa Uefa i maltesi del Rabat Ajax, viene messo di fronte agli inglesi del QPR.
    Il campo in sintetico degli “Hoops” londinesi non è omologato per giocare nelle competizioni europee. L’incontro viene giocato ad Highbury, lo stadio dell’Arsenal.
    E’ un autentico massacro.
    Gli inglesi vincono per 6 reti a 2, anche se i gol di Klincarski e di Dragan Mance avevano portato addirittura il Partizan in vantaggio per due reti ad una.
    Ma il favoloso gol di Mance (un incredibile tiro al volo da oltre 30 metri) si rivelerà decisivo.
    Si, perché nel ritorno, nella bolgia dei  45.000 che avevano riempito lo stadio del Partizan, i bianconeri, guidati da un Mance incontenibile vincono per 4 reti a 0.
    Alan Mullery, il manager degli inglesi disse che “in 30 anni di calcio non ho mai visto un’atmosfera del genere. L’aria sembrava piena di elettricità”.
    “Non ho da recriminare nulla. Sono stati superiori a noi. Ma la partita l’avevamo già persa un ora prima di scendere in campo quando abbiamo fatto il sopralluogo. Ho visto i volti dei nostri calciatori sbiancare di paura e io stesso non mi sono mai sentito così spaventato prima di una partita di calcio”.

    E’ il 4 giugno del 1983. Nello stadio del Partizan si gioca il derby per eccellenza di Belgrado, quello tra i padroni di casa e la Stella Rossa, che da queste parti chiamano “IL DERBY ETERNO”.
    Mancano solo quattro partite alla fine del campionato.
    La Stella Rossa è ormai tagliata fuori per la lotta al titolo della PRVA LIGA, che sembra ormai una questione a tre tra l’Hajduk di Spalato, la Dinamo Zagabria e proprio il Partizan di Belgrado.
    Perdere un derby è sempre un disastro in una città che vive di calcio come Belgrado … ma perderlo con il rischio di consegnare il titolo agli acerrimi rivali concittadini non è semplicemente contemplabile.
    Il Partizan parte fortissimo.
    Dragan Mance colpisce con un colpo di testa la traversa. I calciatori del Partizan stanno ancora imprecando quando, sul prosieguo dell’azione, Varga, sempre di testa, trova il gol del vantaggio.
    Ad inizio secondo tempo c’è un corner per i padroni di casa, tirato sul primo palo. C’è una spizzata di testa che taglia fuori tutta la difesa biancorossa. Appostato sul secondo palo, solo soletto, per Dragan Mance è un gioco da ragazzi mettere dentro dal limite dell’area piccola.
    La partita sembra chiusa.
    Il Partizan è padrone del campo.
    “I Grobari”, la frangia più scatenata della tifoseria del Partizan, inizia a ballare, qualcuno completamente nudo, nella celeberrima “Kop bianconera”.
    La Stella Rossa non ci sta. Si getta in avanti e a coronamento di una bellissima azione in verticale Durovic trova il gol con un gran tiro al volo dal limite dell’area.
    Per qualche minuto il Partizan sembra stordito.
    Tutte le certezze che sembravano incrollabili dopo il due a zero di Mance ora sono state sostituite da gambe molli e cuori spaventati.
    La Stella Rossa capisce che è il momento di osare.
    A consegnare loro stessi il titolo agli odiati rivali non ci pensano neppure.
    Il Partizan riesce a mettere la testa fuori dalla propria metà campo con una classica azione di rimessa. La difesa della Stella Rossa sembra sufficientemente coperta quando però il loro terzino destro va inspiegabilmente a chiudere verso il settore opposto dove Vukotic è in possesso di palla.
    A questo punto si apre un varco e Vukotic, con un cambio gioco quasi alla cieca, pesca in realtà Mance completamente smarcato sul settore destro della difesa biancorossa.
    Mance controlla il pallone e avanza verso la porta di Stojanovic.
    Ne attende con freddezza l’uscita prima di infilare con un sinistro rasoterra il portiere della Stella Rossa.
    E’ il gol che mette al sicuro il risultato anche se nel finale una Stella Rossa mai doma accorcerà ancora le distanze con Milojevic.
    Il Partizan vincerà quel campionato e il ventenne Dragan Mance segnerà 15 reti in 30 partite di campionato, finendo secondo nella classifica marcatori dietro Sulejman Halilovic … ma soprattutto entrando per sempre nella leggenda del Partizan di Belgrado e nel cuore dei suoi fantastici tifosi.

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